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Ufficiale con corazza, Mausoleo dell’Imperatore Qin Shi Huangdi, X Ian, Lin Tong, Qin Dynasty, 221-206 a.C., Xi’an, Museo del Mausoleo (particolare)

© Shaanxi Cultural Heritage Promotion Center

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Ufficiale con corazza, Mausoleo dell’Imperatore Qin Shi Huangdi, X Ian, Lin Tong, Qin Dynasty, 221-206 a.C., Xi’an, Museo del Mausoleo (particolare)

© Shaanxi Cultural Heritage Promotion Center

I guerrieri in terracotta del primo imperatore cinese sulle rive del Danubio

Dieci soldati in argilla, carri, armi e oggetti rituali nella mostra sulle dinastie Qin e Han al Museo di Belle Arti di Budapest che ospita anche un focus sulla Grande Muraglia

Elena Franzoia

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Il fascino dell’antica Cina continua a sedurre l’anima magiara. Il Museo di Belle Arti di Budapest ospita infatti fino al 25 maggio 2026 la grande mostra «La civiltà delle dinastie Qin e Han. I guerrieri di terracotta del primo imperatore cinese», realizzata in collaborazione con i musei archeologici della provincia dello Shaanxi (Museo del Mausoleo dell’Imperatore Qinshihuang, Mausoleo di Han Yangling e Istituto Provinciale di Archeologia). Il progetto espositivo ripercorre un millennio di storia cinese attraverso i risultati di 50 anni di ricerche e scavi archeologici, fornendo un quadro dettagliato e completo delle prime dinastie imperiali e del funzionamento dell’antico impero cinese. Assistita da Judit Bagi, la curatrice è Györgyi Fajcsák, sinologa e direttrice del Museo di Arti Asiatiche Ferenc Hopp di Budapest, cui si deve anche il focus espositivo «La Grande Muraglia Cinese. Dentro e Oltre», che nelle stesse date della mostra principale espone nella Sala Michelangelo antichi manufatti provenienti dal Museo Ferenc Hopp, legati ai popoli nomadi dell’Asia orientale e della Cina settentrionale.

La fascinazione ungherese per il mondo nomadico estremo orientale nacque all’inizio del secolo scorso, quando gli scavi condotti dall’archeologo ungherese Aurel Stein fornirono prove scientifiche della parentela tra gli Xiongnu, una tribù nota da fonti cinesi, e gli Unni asiatici.

Il materiale archeologico proveniente dal bacino dei Carpazi ha poi fornito numerosi collegamenti con i reperti scoperti lungo la Grande Muraglia, tanto che negli anni Trenta il primo direttore del Museo Hopp, Zoltán Felvinczi Takács, affermò: «Per quanto noi [ungheresi] ci siamo allontanati dalla nostra antica cultura, per quanto profondamente ci siamo fusi con l’Europa, le nostre radici affondano ancora in Asia». Protagonisti del focus sono 300 reperti (accessori per abiti e cinture, armi, finimenti e oggetti di uso quotidiano) in larga parte appartenenti ai cosiddetti «bronzi di Ordos», qui esposti in un contesto storico e artistico che segue lo sviluppo della Grande Muraglia. Razionalizzazione e potenziamento dell’imponente struttura difensiva furono del resto una delle opere più significative avviate nella seconda metà del III secolo a.C. da Qin Shi Huangdi, il primo imperatore cinese, grande protagonista della mostra principale con il suo celebre Esercito di terracotta, scoperto casualmente a Xi’an nel 1974 da alcuni contadini e dichiarato nel 1987 Patrimonio dell’Umanità Unesco. Oltre a dieci statue originali dell’Esercito, la mostra presenta tra i suoi oltre 150 manufatti spettacolari reperti come carri, armi e oggetti rituali, per la maggior parte realizzati in bronzo.

Qin Shi Huangdi salì tredicenne al trono di uno dei sette Stati cinesi, all’epoca in guerra, riuscendo in circa vent’anni a unificare un vasto impero e a determinare il rafforzamento politico e l’ascesa della Cina. Alla sua morte, nel 210 a.C., fu sepolto in un mausoleo grande come una città, realizzato da centinaia di migliaia di operai nel corso di 33 anni, costituito da numerose tombe e perfino da un modello in scala dell’Impero. Il centro della tomba imperiale rimane tuttora inesplorato, ma negli ultimi 50 anni gli archeologi hanno scavato molti altri siti del mausoleo, il cui esito più straordinario è stato proprio il ritrovamento dell’esercito di migliaia di soldati in argilla a grandezza naturale, dagli impressionanti tratti fisiognomici, sepolti in una precisa formazione militare a guardia della tomba imperiale. La mostra non dimentica comunque la successiva dinastia Han e il consolidamento in senso istituzionale del potere imperiale, cui dedica l’ultima sezione. Protagonisti sono qui i corredi funerari dell’imperatore Jing, sesto sovrano della dinastia Han, e della moglie provenienti dal Mausoleo di Yangling (metà del II secolo a.C.). I reperti non solo gettano luce sull’espansione verso ovest e gli albori dei commerci lungo la Via della Seta, ma offrono anche tramite monete e unità di misura uno spaccato del funzionamento quotidiano della complessa macchina imperiale.

7. Soldato a cavallo, Mausoleo dell’imperatore Jingdi, Weicheng District, Xianyang, Shaanxi Province, Western Han Dynasty, 206-8 a.C., Szépmüvészeti Múzeum. © 2019

5. Arciere inginocchiato, Mausoleo dell’imperatore Qin Shi Huangdi, X Ian, Lin Tong, Qin Dynasty, 221-206 a.C., Xi’an, Museo del Mausoleo. © Shaanxi Cultural Heritage Promotion Center

Elena Franzoia, 11 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

I guerrieri in terracotta del primo imperatore cinese sulle rive del Danubio | Elena Franzoia

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