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Linda Lomahaftewa, «Untitled Woman’s Faces», anni 1960, Phoenix, Heard Museum

© Linda Lomahaftewa

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Linda Lomahaftewa, «Untitled Woman’s Faces», anni 1960, Phoenix, Heard Museum

© Linda Lomahaftewa

I lunghi anni Sessanta permeati dal Surrealismo

Al Whitney Museum of American Art di New York oltre 100 artisti propongono uno sguardo caleidoscopico sull’arte americana dal 1958 al 1972 

Erano gli anni in cui la televisione portava nelle case della gente immagini dell’uomo sulla Luna e della guerra in Vietnam, gli anni in cui le grandi città dell’Occidente si accendevano di proteste e in cui il ritmo del cambiamento era così vertiginoso da deformare la realtà stessa. Con «Sixties Surreal», una mostra in programma dal 24 settembre al 19 gennaio 2026, il Whitney Museum of American Art esplora una decade di rivoluzioni epocali e  di tensioni sociali senza precedenti, rivelando come gli artisti americani abbracciarono dimensioni oniriche e distorsioni psichiche non come evasione, ma come specchio del mondo che li circondava.

«Sixties Surreal» è uno sguardo caleidoscopico sull’arte americana di quelli che i curatori chiamano «i lunghi anni Sessanta», una decade culturale e sociale che la mostra fa iniziare nel 1958 e finire nel 1972. Attraverso le opere di oltre 100 artisti provenienti da diverse discipline, dal disegno alla fotografia, all’installazione e al video, la mostra traccia una linea di connessione tra la produzione americana di questo periodo e il Surrealismo europeo della prima metà del secolo che permea nella visione del mondo di un momento storico in cui ci fu una tale accelerazione delle esplorazioni e trasformazioni sociali da creare un profondo senso di possibilità e allo stesso tempo di straniamento. Piuttosto che vedere il Surrealismo come un capitolo europeo chiuso, la mostra lo inquadra come l’humus in cui era germogliata la libertà espressiva degli anni Sessanta. Il Surrealismo diventa un lasciapassare verso una visione del reale non più condizionata dai rigidi parametri del razionale di cui gli artisti americani si sono avvalsi per sondare labirinti della mente, visioni oniriche, tensioni erotiche e trasgressioni, confrontandosi al contempo con la politica rivoluzionaria e il rapido cambiamento sociale dell’epoca. In questa narrazione, le strategie surrealiste divennero strumenti per fare i conti con un mondo che era di per sé sempre più strano, plasmato da enormi progressi tecnologici, dal benessere del dopoguerra e da disordini politici.

La selezione di opere si muove fluidamente tra nomi celebri e artisti che solo di recente stanno trovando posto nella storia dell’arte. I visitatori incontreranno le inquietanti fotografie di Diane Arbus, i rilievi dalle qualità ultraterrene di Lee Bontecou, le enigmatiche sculture di teste di Nancy Grossman, gli ambienti allucinatori di Yayoi Kusama, i collage stratificati di Romare Bearden, le forme viscerali di Louise Bourgeois, le sagome irreali di David Hammons e poi ancora opere di artisti come Franklin Williams, Linda Lomahaftewa e Mel Casas. Insieme, queste voci dipingono un quadro più ricco e indisciplinato di un decennio spesso appiattito su narrazioni dominate dal pop e dal Minimalismo. Un decennio in cui l’eccitazione per il nuovo e le continue sperimentazioni convivono con un senso di vertigine davanti a inedite possibilità. 

Organizzata tematicamente, «Sixties Surreal» offre anche una prospettiva geografica, viaggiando dagli epicentri del mondo dell’arte della East Coast alle enclave della controcultura della West Coast, instaurando dialoghi inaspettati tra artisti e movimenti che raramente condividevano gli stessi spazi. Da New York a San Francisco, da Los Angeles a Filadelfia, da Chicago a Houston, la mostra rispecchia le preoccupazioni sociopolitiche e l’ambiente culturale con cui gli artisti si confrontavano in quegli anni.

Il catalogo illustrato che accompagna la mostra, organizzato anno per anno dal 1958 al 1972, mappa ulteriormente questi mutevoli territori artistici e culturali. Il team curatoriale, composto da Dan Nadel, Laura Phipps, Scott Rothkopf ed Elisabeth Sussman, coadiuvati da Kelly Long e Rowan Diaz-Toth, promette di offrire non una semplice retrospettiva, ma una rivisitazione. Nelle loro mani, i «lunghi anni ‘60» diventano uno spazio in cui fantasia e critica, bellezza e inquietudine, possono condividere la stessa cornice e dove la logica onirica del Surrealismo si dimostra più attuale che mai.

Lynn Hershman Leeson, «Butterfly Woman Sleeping, from Breathing Machines», 1967, Collection of Marguerite Steed Hoffman. © Lynn Hershman Leeson. Courtesy Bridget Donahue, New York, and Altman Siegel, San Francisco

Ching-ho Cheng, «Sun Drawing», 1967, New York, Whitney Museum of American Art. © 2025 Ching Ho Cheng Estate/ Artists Rights Society (Ars), New York

Maurita Cardone, 28 agosto 2025 | © Riproduzione riservata

I lunghi anni Sessanta permeati dal Surrealismo | Maurita Cardone

I lunghi anni Sessanta permeati dal Surrealismo | Maurita Cardone