Walter Guadagnini
Leggi i suoi articoliSorpresa, il mercato della fotografia tiene. Almeno, così riporta l’annuale sintesi di «Artprice», che sottolinea un dato sintomatico sul mercato delle aste (svoltosi com’è noto prevalentemente online): «I compratori si sono concentrati su lotti che generassero un minimo di rischio finanziario, costi bassi in termini di logistica (trasporti, assicurazione) e che offrissero pochi rischi di non conformità con l’immagine riprodotta in catalogo. Perfettamente in linea con questi criteri, stampa e fotografia sono le uniche categorie nelle quali gli scambi sono aumentati (del 2%) nel corso del 2020».
Eccole, economiche, piccole, facili da trasportare (qualcuno avvisi però i compratori che son difficili da conservare), le fotografie si prendono un’altra piccola fetta di mercato artistico (comunque sempre all’1%, sia chiaro). Annus horribilis, ma meno del previsto anche per il mercato fotografico dunque, salvato soprattutto dalle opere a basso costo, evidenziando l’entrata in scena di un diverso tipo di collezionismo, più giovane, caratterizzato da quel «pleasure-buying» che può venire soddisfatto proprio da una tecnica destinata alla riproducibilità e dunque alla diffusione su larga scala.
Per questo motivo le aste del settore hanno sostanzialmente tenuto, sia nel mondo sia in Italia, confermando i trend degli anni precedenti, nei quali peraltro i grandi nomi continuano nella loro ascesa di valore: ben 1,6 milioni di euro per una classicissima «Dovima con gli elefanti» di Richard Avedon del 1955 e 800mila euro per una non meno classica veduta di Ansel Adams del 1942 (peraltro entrambe stampate tardi, la prima nel 1979, la seconda negli anni Sessanta, il che significa che con il trascorrere degli anni si sta alzando ovviamente anche il valore delle later prints); quasi 450mila euro per un interno della Modotti del 1924, circa 400mila euro per un Newton del 1975 e per un «Violon d’Ingres» di Man Ray (stampato però negli anni Cinquanta), tutti più o meno al raddoppio della stima, mentre la gran massa delle offerte mantiene sostanzialmente le posizioni.
Lo stesso vale per l’Italia, purché si tolgano degli zeri: se un «Untitled Film Still #62» della Sherman del 1977 ha appena strappato comunque, anche se stampato nel 2003, 231mila euro a New York, in Italia i top lot della stessa autrice arrivano da Finarte tra i 30mila e i 40mila euro, che è già un ottimo risultato per il nostro mercato. Il quale continua a sua volta a difendere le sue stelle, tenendo i Ghirri e i Giacomelli su cifre medie tra i 4mila e i 6mila euro a seconda di qualità e notorietà delle stampe, segnando il sorprendente balzo di Galimberti a 12mila euro (triplicata la stima) e continuando a offrire alcune opere antiche di qualità che raggiungono buoni risultati, come il Gustave Le Gray a 20mila euro da Bolaffi.
Ma in questo settore, nel mondo l’attesa era tutta per l’asta conclusasi il 22 aprile da Sotheby’s contemporaneamente tra New York e Londra , dove è stato offerto uno straordinario lotto unico composto da 200 foto singole e album di William Henry Fox Talbot, uno dei padri della fotografia, stimato fra i 300mila e i 500mila dollari, che è arrivato a quasi 2 milioni di dollari, una cifra unica come unico era l’insieme delle opere. Nella stessa asta, che celebrava i 50 anni del dipartimento di fotografia di Sotheby’s attraverso cinquanta fotografie dall’antico al contemporaneo, di altissima qualità e prezzi, molti sono stati comunque gli invenduti e altrettanti i lotti aggiudicati all’interno delle stime. Tra i pochi exploit, un «Nudo» di Lee Miller arrivato a mezzo milione di dollari a New York e una Regina Elisabetta di Chris Levine venduta a 120mila sterline a Londra.
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