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Il British Museum a Londra

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Il British Museum a Londra

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Il British Museum smette di fumare: stop alle sponsorizzazioni delle industrie del tabacco

Il museo londinese non rinnova il contratto con la Japan Tobacco International, da cui ha ricevuto finanziamenti negli ultimi 15 anni 

Il British Museum di Londra rinuncia alla sponsorizzazione della Japan Tobacco International (Jti). Il contratto quinquennale con la società nipponica produttrice di marchi come Benson & Hedges, Winston, Camel e Silk Cut è scaduto a settembre e, dopo 15 anni, il museo di Bloomsbury, come ha dichiarato un portavoce del museo al «Guardian», non lo rinnoverà. Dal sito del British è già stato rimosso il logo dell’ormai ex sponsor. Il museo ha riconosciuto pubblicamente il sostegno di Jti, ringraziandolo e sottolineando che la sponsorizzazione contribuisce a garantire la stabilità finanziaria e l’accessibilità. Tuttavia, le critiche, mai venute meno, al finanziamento delle istituzioni culturali britanniche da parte delle aziende, soprattutto petrolifere e farmaceutiche (per esempio l’accordo da 50 milioni di sterline che il British ha siglato nel 2023 con BP-British Petroleum, «infiammando» le proteste degli attivisti per il clima), hanno indotto l’istituzione guidata dal 2024 da Nicholas Cullinan a troncare il rapporto. In precedenza Cullinan aveva diretto la National Portrait Gallery, che nel 2019 era stato tra i primi musei britannici a interrompere i legami con la famiglia Sackler, titolare della Purdue Pharma, produttrice del famigerato OxyContin, l’oppioide, usato come antidolorifico, che negli Stati Uniti ha provocato migliaia di decessi per overdose. 

Lo scorso 7 ottobre, poi, i membri della Museums Association del Regno Unito, un organismo di settore, hanno votato per l'adozione di un codice etico che prevede che i musei abbandonino le sponsorizzazioni da parte di «organizzazioni coinvolte in danni ambientali (compresi i combustibili fossili), violazioni dei diritti umani e altre sponsorizzazioni non in linea con i valori del museo». 

In una lettera aperta del 2016 i mille firmatari definivano «moralmente inaccettabile» la sponsorizzazione. Secondo un rapporto del Tobacco Control Research Group dell'Università di Bath l’accordo rientrava in una strategia di lobbying di JTI, che continua a sponsorizzare la Royal Academy of Arts e la London Philharmonic Orchestra.

Grazie al finanziamento della Jti a novembre 2024 il British Museum, tra l'altro, aveva potuto acquisire 2.420 opere giapponesi. La società nipponica inoltre, sosteneva un progetto curatoriale  e il Community Partnership Programme del BM, che comprende tour tattili per visitatori non vedenti e ipovedenti, tour in lingua dei segni, iniziative per persone  anziane e sole, e la formazione di volontari e personale sui temi dell’accessibilità e della parità. 

 

 

Daria Berro, 20 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

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