Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Riccardo Deni
Leggi i suoi articoliA museo chiuso, il Louvre continua a correre ai ripari. Martedì sono state installate delle grate alla finestra della Galerie d’Apollon da cui, lo scorso ottobre, un gruppo di ladri era riuscito a introdursi nel museo utilizzando una scala e strumenti elettrici, traforando il vetro e sottraendo oggetti preziosi incastonati di gemme, in gran parte non ancora recuperati. L’intervento rappresenta uno dei primi segnali concreti del rafforzamento delle misure di sicurezza promesse dall’istituzione dopo le forti critiche piovute da politica e opinione pubblica. «Ci eravamo impegnati a farlo prima della fine dell’anno», ha dichiarato all’Agence France-Presse Francis Steinbock, vicedirettore amministrativo del Louvre, precisando che sono in corso ulteriori valutazioni per mettere in sicurezza anche altre aperture del complesso museale. Tra le misure previste figura inoltre l’installazione di cento nuove telecamere di sorveglianza.
La direttrice del museo, Laurence des Cars, aveva annunciato l’installazione della grata «prima di Natale» e, seppur sul filo di lana, la promessa è stata mantenuta: i lavori si sono conclusi il 23 dicembre. La stessa des Cars aveva ricordato che una protezione analoga era stata rimossa tra il 2003 e il 2004, in occasione del restauro delle gallerie. L’episodio ha riacceso il dibattito sulla vulnerabilità dei grandi musei, non solo sul piano tecnico ma anche simbolico. Solo il giorno precedente all’installazione delle grate, la storica dell’arte Bénédicte Savoy, intervenendo in un’intervista al New Yorker, aveva definito il furto una ferita culturale collettiva, sottolineando come la fragilità fisica delle istituzioni museali rispecchi quella della percezione pubblica del patrimonio.
Altri articoli dell'autore
Con la scomparsa di Arnulf Rainer, l’arte europea perde uno dei suoi protagonisti più rigorosi e inquieti: un artista per il quale dipingere non è mai stato un atto decorativo, ma una necessità radicale.
In programma nell’autunno 2026, l’esposizione esplora la progressiva erosione dello spazio pubblico e la trasformazione della cultura in strumento di gestione e controllo
Protagonista indiscusso dell'anno è stato Egon Schiele: la sua opera su carta «Kauernder Rückenakt», un nudo accovacciato visto di schiena del 1917, è stata battuta per 3,2 milioni di euro
In programma per il 2027, la mostra promette un percorso articolato tra installazioni monumentali e interventi più intimi, alternando opere storiche e nuovi lavori concepiti appositamente



