Elena Franzoia
Leggi i suoi articoliSono 60 le opere selezionate dai curatori Andrea De Marchi, Veruska Picchiarelli ed Emanuele Zappasodi per la mostra «L’enigma del Maestro di san Francesco. Lo stil novo del Duecento umbro» (10 marzo-9 giugno), realizzata nella Galleria Nazionale dell’Umbria (Gnu) nell’ambito delle celebrazioni per l’ottavo centenario dall’impressione delle stigmate a san Francesco.
Definita dal neodirettore della Galleria Costantino d’Orazio «un progetto di altissimo livello scientifico», la mostra focalizza l’attività dell’artista più significativo del Centro Italia operante nell’arco temporale compreso tra Giunta Pisano e Cimabue, avvalendosi di importanti prestiti provenienti da istituzioni museali come il Louvre di Parigi, la National Gallery di Londra, il Metropolitan Museum di New York e la National Gallery di Washington.
Il progetto espositivo si estende idealmente a comprendere il ciclo con «Storie del Cristo e storie di san Francesco» eseguito dal pittore nella Chiesa inferiore della Basilica di Assisi, nell’ambito dell’accordo di valorizzazione che lega il Sacro Convento alla Gnu. Il tuttora misterioso Maestro venne infatti inizialmente incaricato dai frati minori di eseguire le vetrate della Chiesa superiore della Basilica assisiate, ma successivamente la commissione si estese all’intera chiesa inferiore, in cui l’artista, seguendo le indicazioni di Bonaventura da Bagnoregio, eseguì plausibilmente intorno al 1260 il primo ciclo delle storie di Francesco in parallelo a quelle di Cristo, individuando per la prima volta nel santo assisiate l’Alter Christus.
Il ciclo è stato riprodotto alla Gnu in una sala immersiva. «Significativo che una mostra di questa ambizione, mirante a documentare gli apici della pittura umbra del Duecento e intorno a essi la questione più diramata del crescente bizantinismo di quel gran secolo, contradditorio e affascinante, sia intestata ad un maestro anonimo, commenta Andrea De Marchi. Fu lui la chiave di una reazione sempre più viva e complessa alla cosiddetta Maniera greca, nel solco di Giunta Pisano, con un’intensificazione travolgente di ritmi e sentimenti, di linee e colori, in un gioco di astrazioni in cui si cela la tormentata ricerca di un coinvolgimento emotivo sempre più struggente. Con lui Assisi e l’Umbria si imposero come cuore pulsante delle innovazioni più audaci, di forme e di contenuti, in un intreccio costante con le esigenze di immagine e narrazione dell’ordine francescano».
Tra le opere del Maestro più significative esposte in mostra appare la tavola con l’effigie del Santo dipinta sull’asse dove secondo la tradizione Francesco morì, eccezionale prestito del Museo della Porziuncola di Assisi. Perno del progetto espositivo è però la Croce del 1272 proveniente dalla chiesa perugina di San Francesco al Prato e oggi conservata alla Gnu, accostata alla parte superstite del dossale opistografo (dipinto su entrambi i lati) che sull’altare maggiore della stessa chiesa integrava visivamente la grande Croce, anch’esso conservato nella Galleria.
Punto di partenza del progetto curatoriale è comunque l’opera umbra di Giunta Pisano, di cui è stato anticipato a una data precedente, verso il 1230, il dossale con San Francesco e quattro miracoli post mortem del Museo del Tesoro della Basilica papale di San Francesco in Assisi. «La centralità assunta da Perugia nel sesto decennio del Duecento, conclude De Marchi, si spiega anche perché per un anno e mezzo, fra i primi di novembre del 1251 e l’aprile del 1253, la città umbra fu sede della Curia papale di Innocenzo IV (1243-1254). Il mondo cosmopolita della curia deve avere impresso stimoli notevoli. Solo così possiamo spiegare gli apici improvvisi del primo Maestro di San Francesco e del misterioso autore degli Apostoli di San Bevignate. Catalizzatore decisivo per questo crogiuolo culturale fu senza dubbio il cantiere della basilica di Assisi, solennemente consacrata da Innocenzo IV il 25 maggio 1253».
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