
Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliLe polemiche intorno alla mostra di Emanuele Giannelli «Il cielo sopra Firenze» (fino al 15 maggio), con le statue «The Watcher» sul sagrato della Basilica di San Lorenzo, e «Korf17», altri due giganti in Piazza Duomo, all’ingresso di Palazzo Sacrati Strozzi, sede della Regione, non si sono limitate alla cerchia cittadina, al punto che i due giganti rischiano di essere rimossi. Eppure quelle opere sono piaciute a Eugenio Giani, presidente della Regione che dal 2020 ha scelto di tenere per sé la delega alla cultura, senza nominare un assessore: presentando la mostra, insieme a Paolo Padoin, presidente dell’Opera Medicea Laurenziana e a monsignor Marco Domenico Viola, Priore della Basilica di San Lorenzo (che due anni e mezzo aveva accolto «Mr Arbitrium»), ha lodato i «lavori capaci di parlare all’uomo contemporaneo lasciandolo stupefatto». «The Watcher» ci spinge a guardare il cielo (l’ispirazione sarebbe Wim Wenders come suggerisce il titolo) e a riscoprirvi l’elemento di congiunzione tra il contingente dell’uomo e l’eternità», ma anche «un invito, un monito» a ricordare «come il Rinascimento abbia celebrato il trionfo dell’uomo e al tempo stesso dei suoi limiti». E il priore di San Lorenzo indica nel nudo «la condizione di ogni uomo nella storia in cui nulla ci è dovuto e nulla ci appartiene» e, in aiuto di Wenders, chiama in causa Antoine de Saint-Exupéry col Piccolo Principe.
Tra la disapprovazione di alcuni, la curiosità di altri (con turisti che di certo si chiedono se le opere siano del tempo del «Devid» [sic] di Michelangelo) e il comunicato stampa che insiste sul successo del precedente intervento di Giannelli, Massimiliano Tonelli su «Artribune» firma un pezzo («C’è un minestrone di scadente arte pubblica contemporanea ai piedi del Duomo di Firenze») chiamando in causa l’installazione non solo di Giannelli ma anche quella di Marco Lodola «L’attesa», sempre di fronte a Palazzo Sacrati Strozzi. Chi decide le opere negli spazi pubblici? Esiste una commissione? Chi ne fa parte? A ruota esce un articolo su «Finestre dell’arte» nel quale Federico Giannini affronta la questione da un altro punto di vista: ma perché le opere di Giannelli no, e invece il leone di Francesco Vezzoli o l’albero stecchito di Penone sì? Può il pubblico fare una distinzione? «S’apra il dibattito!» come avrebbe detto Roberto Benigni in «Berlinguer ti voglio bene».
Nel frattempo, l’ufficio stampa scelto da Giannelli (e non quello della Regione che si è subito dissociato con un lapidario comunicato) si rivolge in modo privato a Tonelli con toni aggressivi; lui rende pubblici gli insulti, ignorando le intimidazioni a tacere, ma senza far nomi, e trova grande solidarietà, in primis quella di Giannini. Tonelli ribadisce però in altro articolo come Giannelli non debba essere il capro espiatorio della gestione «improbabile» di un ente che, col bando «Toscana in contemporaneo», investe soli 440.000 euro sui 10 miliardi disponibili. Eppure Giani neoeletto motivò la scelta di tenere per sé la delega, evidenziano la «centralità della cultura nelle dinamiche di sviluppo della Regione» e ricevendo grande approvazione dell’allora direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, che ne lodò le doti di «profondo conoscitore della storia di Firenze e della Toscana».
Per fortuna non è sempre stato così: quando alla presidenza della Regione era Claudio Martini (2000-10) e assessore alla cultura Mariella Zoppi (2000-06) esisteva «Tra art», la rete regionale dell’arte contemporanea, con un calendario di mostre e di pubblicazioni dedicate, nonché progetti quali «Networking» finalizzati alla creatività giovanile. Ma sono trascorsi ormai molti anni.
In una nota trasmessa dalla Regione si precisa la correttezza delle procedure seguite riguardo a Giannelli, in ottemperanza ad articoli dello statuto e alle leggi regionali, come la 21/2010, in cui si assegna particolare attenzione all’arte contemporanea diffusa sull’intero territorio e la 22/2002, secondo cui la Regione approva ogni anno il Piano Generale delle attività di comunicazione, fra le quali, al fine della valorizzazione dell’offerta culturale toscana, rientrano l’organizzazione di eventi, convegni e mostre, che possono riguardare sia l’ambiente interno che esterno di Palazzo Strozzi Sacrati. Il 17 gennaio 2025, precisa ancora la nota, è pervenuta al Settore Comunicazione, competente per materia, la comunicazione di cessione gratuita di diritti di utilizzo delle due statue di Emanuele Giannelli, da posizionare davanti la sede istituzionale. Una volta avviata la pratica di richiesta di suolo pubblico, completa di relazione tecnica fornita dall’artista, il 18 febbraio c’è il parere positivo della Conferenza di Servizi del Suap (Sportello Unico per le attività produttive del Comune) che richiama il parere favorevole espresso dalla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio (nota prot. n. 4564 del 18 febbraio), secondo un iter già seguito per altre opere di arte pubblica, come ad esempio «Balletto Multiplo» di Sauro Cavallini.
Tutto questo avviene alla vigilia dell’installazione del gigante in bronzo di Thomas Price in Piazza della Signoria, nell’ambito della mostra al Museo Novecento, raffigurante una ragazza di colore, alta 4 metri, in tenuta sportiva, con in mano un cellulare. In questo caso le scelte non spettano alla Regione ma al Comune che ha un assessore, Giovanni Bettarini, nominato dalla sindaca Sara Funaro. Tuttavia Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento e promotore col Comune di altre installazioni di opere contemporanee nella piazza, è già pronto all’ondata di critiche, come avvenne con Urs Fischer o Jeff Koons, sebbene si tratti di artisti universalmente più riconosciuti. Nel caso di Price, Risaliti precisa l’intento di «attribuire il monumentale, l’eroico a un modello antitetico rispetto a ciò che abbiano adorato questi secoli», ovvero il maschio bianco occidentale misura dell’universo, tematica d’altronde ormai da anni al centro del dibattito post human. «Ritengo che il discrimine sia il curriculum di un artista e il rapporto che esiste tra le sue opere e i linguaggi della contemporaneità» aggiunge.
Un cittadino come Carlo Falciani, docente, studioso e curatore, esperto di Cinquecento, ma da qualche tempo votato anche al contemporaneo (il suo progetto di «Panorama» 2024 è stato insignito nella categoria «Arte e territorio» del «Flash Art Award») commenta: «Le opere d’arte nelle piazze diventano subito significanti. È così da secoli. Se vedo le statue dorate di Giannelli a braccia conserte davanti al palazzo della Regione penso subito a dei guardiani distopici che proteggono un potere arroccato. È questo il messaggio che passa. Da sempre a Firenze l’arte pubblica serve ad abbellire la città e all’utilità dei cittadini, solo in terza istanza ad attirare i forestieri, come diceva anche l’Elettrice palatina nel 1737. Credo che prima di collocare l’arte contemporanea negli spazi pubblici si debba avere un progetto relativo ai contenuti, ai significati e ai valori che la città vuole celebrare, sottolineare, diffondere. Poi si scelgono gli artisti. Ed è forse giunto il momento di pensare a opere stabili, dedicate a valori che oggi riteniamo meritevoli di essere trasfigurati dall’arte da collocare in altri luoghi della città che ne avrebbero bisogno, secondo un programma certo e condiviso. Le persone, i cittadini, anche chi apparentemente non si interessa d’arte contemporanea ne sarebbe orgoglioso e capirebbe».

«The Watcher» (2025) di Emanuele Giannelli sul sagrato della Basilica di San Lorenzo a Firenze
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