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Uno degli edifici religiosi dell’isola, la Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo

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Uno degli edifici religiosi dell’isola, la Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo

Il fascino mistico dell’isola Bisentina

La famiglia Rovati ha portato avanti un esemplare recupero del patrimonio architettonico e vegetale dell’isola del Lago di Bolsena. In una mostra fotografica la storia di Giulia Farnese

Vittorio Bertello

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Nel Lago di Bolsena (il quinto per estensione in Italia e il maggior specchio d’acqua di origine vulcanica d’Europa, situato nell’alto Lazio al confine con Umbria e Toscana) la maggiore delle due isole, l’Isola Bisentina (l’altra è l’Isola Martana), si estende per 17 ettari e fa parte del Comune di Capodimonte, pittoresco borgo arroccato su un promontorio del lago. Perlopiù pianeggiante, l’isola presenta un rilievo maggiore a nord (il Monte Tabor, 56 metri di altezza) e uno minore a sud (la Rocchina, 22 metri); dal punto di vista naturalistico ospita boschi con alberi secolari, numerose specie arboree e importanti presenze faunistiche (tra cui i cormorani, che vi nidificano indisturbati, e le lepri selvatiche). 

Se le testimonianze storiche dell’isola partono cronologicamente da una piroga preistorica risalente alla fine dell’Età del Bronzo, scoperta nel 1989, quelle architettoniche e storico artistiche sono legate a quando fu meta di pellegrinaggio spirituale nel Medioevo e Rinascimento. Al termine del XIV secolo l’isola entra infatti a far parte delle proprietà della dinastia dei Farnese e per volontà della celebre famiglia romana e di papa Pio II Piccolomini prende forma sull’isola un progetto mistico, portato avanti da papa Paolo III e terminato dal cardinale Alessandro Farnese il Giovane con la costruzione di una Via Crucis di sette cappelle di grande rilevanza religiosa (visitare tutte e sette le stazioni significava ricevere l’indulgenza plenaria). Ranuccio Farnese aveva avviato la costruzione di una prima cappella, che diventò poi il mausoleo della dinastia, e nel 1588 il cardinale Alessandro Farnese il Giovane ordinò l’ampliamento dell’edificio su disegno di Giovanni Antonio Garzoni da Viggiù.

In tempi recenti, per un ventennio, l’isola, di proprietà dei principi del Drago, è rimasta inaccessibile al pubblico. Dal 2017 appartiene alla famiglia degli industriali farmaceutici lombardi Rovati, che ha condotto accurati lavori di conservazione dei monumenti nonché di consolidamento e messa in sicurezza dei sentieri rispettando il ricco ecosistema per poi renderla accessibile al pubblico per la prima volta dopo vent’anni nell’estate del 2022. Ora, continuando la tradizione familiare, Sofia Elena Rovati, studi di Storia dell’arte in Inghilterra, persegue il Progetto dell’Isola Bisentina secondo il quale il mecenatismo si divide tra restauro e sostegno del contemporaneo. 

Il 21 giugno l’isola è tornata (e lo sarà fino al prossimo 3 novembre) accessibile ai visitatori per l’allestimento, nella Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo riaperta dopo un lungo intervento filologico e non invasivo teso essenzialmente al ripristino della struttura originale, della mostra fotografica «La dama dell’Unicorno. Giulia Farnese e l’Isola Bisentina». Il fotografo e regista Manfredi Giovannini è andato sulle tracce della nobildonna passata alla storia per i suoi rapporti con papa Alessandro VI Borgia. Gli scatti illustrano, da Capodimonte a Roma, i luoghi che furono teatro della vita e delle vicende di Giulia Farnese che fu abile imprenditrice, benefattrice e paladina dei diritti delle donne, e lei stessa donna libera, ma della quale non rimangono ritratti certi. «La ricerca avviata per ricostruire la figura di Giulia si è poi trasformata in una vera e propria caccia all’unicorno, come se questo animale mitologico fosse stato da lei scelto per raccontare sé stessa in un momento in cui la sua bellezza divenne troppo scomoda per continuare a essere celebrata dai grandi pittori del tempo», dichiara Elena Sofia Rovati, che ha curato la mostra. 

Quest’anno il percorso di visita include anche la Cappella di Santa Caterina, disegnata a pianta ottagonale da Antonio da Sangallo il Giovane e posta su uno sperone di roccia alto 22 metri, e la Cappella del Crocefisso o del Monte Calvario, che conserva un prezioso crocifisso attribuito a Benozzo Gozzoli. Per l’accesso all’isola è necessaria la prenotazione. Il biglietto di 25 euro comprende un tour guidato di 3 ore; non comprende il costo del traghetto da Bolsena o Capodimonte (info: isolabisentina.org).

Il profilo dell’Isola Bisentina nel Lago di Bolsena

Vittorio Bertello, 10 settembre 2024 | © Riproduzione riservata

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