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Degli affreschi trecenteschi apparsi di recente in modo del tutto fortuito durante un intervento di manutenzione nella parte del sottotetto del Palazzo Arcivescovile che guarda al Duomo, avevamo dato notizia nel marzo 2015 (cfr. «Vernissage» n. 168, mar. ’15, pp. 4-5) nell’intervista rilasciata a «Il Giornale dell’Arte» da Serena Romano, curatrice con Mauro Natale della rassegna «Arte lombarda dai Visconti agli Sforza». È stata lei infatti a studiarli appena sono stati ritrovati, datandoli «attorno al 1340, quindi subito dopo la presenza di Giotto a Milano: la chiave di volta del cambiamento culturale voluto da Azzone Visconti», e riconoscendo nel tema (la fondazione di Roma) il progetto propagandistico perseguito da Azzone e dallo zio Giovanni, vescovo di Milano e poi suo successore nel governo della città.
Tale progetto era perseguito anche attraverso il lusso delle loro dimore, specie quella di Giovanni (l’attuale Palazzo Arcivescovile), che stupì anche Francesco Petrarca, reduce dalla corte papale di Avignone, quando nel 1353 lo visitò, e vi riconobbe il fasto di una «reggia»: «Vi è una gran sala, scrisse, con i muri e le travi coperti d’oro, meravigliosa nel suo grande splendore». Di quella ricchezza si credeva che tutto fosse andato perduto nelle molte trasformazioni subite dal palazzo, specie in epoca borromaica; invece all’inizio del XX secolo si ritrovarono alcuni lacerti di affreschi trecenteschi.
Pochi altri comparvero nel secondo dopoguerra, ma quasi indistinguibili, e solo di recente ne sono apparsi i nuovi, vasti brani. Inaccessibili al pubblico per la loro collocazione, dopo il restauro e lo studio approfondito, compiuto da Serena Romano dell’Università di Losanna, e Marco Rossi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, sono ora visibili a tutti grazie alla piattaforma digitale Milano-Augmented Identity (www.milanoaugmentedidentity.com) Il progetto è stato realizzato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore (City Innovation Lab di Altis, fondato da Federica Olivares) in collaborazione con l’Arcidiocesi di Milano e con il sostegno di Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo.
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