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Luana De Micco
Leggi i suoi articoliIl Musée des Beaux-Arts di Libourne, in Francia, ha annunciato di aver scoperto nei depositi un dipinto di un «importante artista italiano del Seicento», forse un originale mai esposto al pubblico di Guido Reni: una versione autografa, e non dunque una copia come si riteneva finora, di «Atalanta e Ippomene», di cui si conoscono le due versioni conservate al Museo di Capodimonte a Napoli e al Prado di Madrid.
Sono tre anni che gli esperti del museo francese, in Gironda (presso Bordeaux), si interessano a questa tela rimasta per decenni archiviata nelle collezioni del museo come «copia tarda di un celebre capolavoro italiano del Seicento», riscoperta alla fine del 2022 nei depositi durante un inventario di routine.
Il Musée des Beaux-Arts di Libourne conserva 4.500 opere perlopiù in deposito dalle collezioni del Louvre, ma non il dipinto in questione, donato al museo da un privato nel 1949. La tela, che non è né datata né firmata, aveva incuriosito i conservatori e la direttrice del museo di Libourne, Caroline Fillon, perché su di essa era stato applicato un foglio di carta giapponese. Una volta rimosso il foglio protettivo, la qualità della pittura, in particolare il dettaglio di una mano di Atalanta che tiene una mela d’oro, ha spinto il museo ad approfondire le ricerche.
Per sei mesi, da luglio a dicembre 2024, l’opera è stata affidata agli esperti del Centre de Recherche et de Restauration des Musées de France (C2RMF), situato in un’ala del palazzo del Louvre a Parigi, che hanno condotto una serie di analisi per realizzare uno studio approfondito del dipinto e per cercare soprattutto di rispondere alla domanda fondamentale: è stato dipinto dalla mano di Guido Reni? «Non possiamo ancora dirlo, ha spiegato alla stampa Caroline Fillon. È una vera e propria indagine, ogni mese nuove informazioni vengono ad alimentare le nostre riflessioni. Quale ruolo ha svolto Guido Reni nella realizzazione di questo quadro? È stato dipinto da uno dei suoi allievi? Un po' alla volta scartiamo ipotesi». L’indagine dunque è ancora in corso ed è stato costituito un comitato scientifico di esperti. Sulla base dei primi risultati, però, il museo ritiene di poter già confermare che l’«Atalanta e Ippomene» «non è una copia tarda, ma piuttosto una versione coeva di altre opere simili».
Una serie di elementi sembra suffragare l’ipotesi. Primo fra tutti, il fatto che l’artista ancora senza nome abbia utilizzato una tela usata dai maestri italiani del Seicento. Inoltre, i risultati della riflettografia a infrarossi e della radiografia hanno messo in evidenza pentimenti e correzioni nella composizione e nell’esecuzione dei corpi e di alcuni dettagli dell’abbigliamento, la corazza e i sandali, che sono stati aggiunti in epoca più recente. La riflettografia ha anche portato alla luce la presenza di un disegno sottostante, scoperta che avvalora l’ipotesi che si tratti di un originale e non di una copia. Ulteriori esami, in particolare sui campioni dello strato pittorico, sono necessari per determinare la datazione del quadro, finora collocata nel ’900. L'opera presenta numerose alterazioni e lacune, ma è giudicata «di buona qualità».
«L'analisi stratigrafica mostra uno strato preparatorio paragonabile a quello dei dipinti di Guido Reni», ha spiegato alla stampa Matthieu Gilles, conservatore del C2RMF, che spera dunque che l’opera sia del maestro o di allievi della sua bottega. A febbraio il Musée des Beaux-Arts di Libourne ha dato il via al restauro con la supervisione della Drac della Nuova-Aquitania, la Direzione regionale per gli affari culturali, e lo ha affidato a Sophie Jarrosson, restauratrice che ha di recente participato al recupero delle dei dipinti delle cappelle della Cattedrale Notre-Dame. L'intervento si svolge nella «Chapelle du Carmel» del museo dove i visitatori potranno osservare la restauratrice al lavoro. La prima tappa dell'intervento di Jarrosson è stata di rimuovere le vernici ossidate e opache. Il restauro durerà cinque anni, finanziato dalla Drac con circa 23mila euro.

L’«Atalanta e Ippomene» del Musée des Beaux-Arts di Libourne durante la rimozione delle vernici
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