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Francesca Petretto
Leggi i suoi articoli«Che cos’è un museo senza la sua collezione? Qual è il senso di grandi mostre con prestiti internazionali quando non si può esporre il proprio tesoro?». Così recita il manifesto programmatico di Kunst-auf-Lager, sodalizio di quattordici Fondazioni tedesche nato per finanziare lavori di ricerca e di restauro dell’arte (Kunst) chiusa nei depositi (Lager) dei musei nazionali (Staatliche Museen zu Berlin).
La coalizione è appena riuscita a portare a casa una bella vittoria, con la sponsorizzazione (a sei zeri) da parte della Kunststiftung Ernst von Siemens del restauro di 59 opere appartenenti alla Skulpturensammlung e al Museum für Byzantinische Kunst del Bode-Museum, da 73 anni nei depositi.
Erano un tempo gli highlight della Collezione Bode, di cui ci rimangono alcune foto degli anni Quaranta: opere soprattutto italiane di età antica, tardoantica e rinascimentale che allo scoppio della seconda guerra mondiale si pensò di mettere al sicuro in un bunker antiaereo a Friedrichshain, mai immaginando che vi sarebbe divampato il terribile incendio che in tre giorni ininterrotti distrusse più della metà delle collezioni dei musei berlinesi. 430 dipinti della Gemäldegalerie andarono perduti, e con essi sculture, ceramiche, tessuti e gioielli. Molte opere si polverizzarono, altre furono trasportate in Unione Sovietica (il bottino di guerra dell’Armata Rossa fu di un milione e mezzo di pezzi) per essere poi, nel 1958, restituite in pietoso stato da Mosca al Governo amico della Ddr.
Conservazione e restauro nella nazione socialista erano concetti quasi sconosciuti: i pezzi finirono di nuovo nei depositi fino al 2015, quando il Bode-Museum organizzò la mostra «Il museo scomparso», in cerca di fondi per gli urgenti interventi di salvataggio necessari, affiancando ai riapparsi cimeli le loro foto d’epoca e studi di restauro.
Un’immagine precedente al 1945 mostrava una terracotta di Donatello del 1445, Madonna col Bambino e quattro cherubini, smaltata e dorata. Oggi l’opera risultava priva di colori, mancante di parte dei rilievi originali e a rischio rottura per corrosione dell’armatura metallica di sostegno, sorte condivisa con una Trinità di Scuola ferrarese (1460) e con lo Scudiero di Tullio Lombardo, marmo di Carrara di provenienza veneziana ridotto in pezzi.
Per i gioielli del Bode si temeva il peggio, ma oggi grazie alla Kunst-auf-Lager le prospettive paiono più rosee e già si parla di imminente ritorno del fantomatico «museo scomparso».
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La Madonna di Donatello prima del 1945 (a sinistra; © Staatliche Museen zu Berlin, Skulpturensammlung und Museum für Byzantinische Kunst) e come appare oggi (a destra; © Staatliche Museen zu Berlin, Skulpturensammlung und Museum für Byzantinische Kunst / G. Kunze)
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