Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Giovanni Curatola
Leggi i suoi articoliBello, ma anche molto utile e appropriato, celebrare la grande cultura artistica a tutto tondo del lituano ed ebreo di nascita e infanzia Bernard Berenson (1865-1959), con un volume, a più (o meno) autorevoli voci, sulla collezione di opere afferenti al contesto persiano (o sarà più giusto scrivere iranico? In questo caso sarebbe più ironico, e quindi iconico), conservati nella Villa I Tatti, presso Firenze, ora Centro di Studi sul Rinascimento dell’Università di Harvard.
Un genio Berenson, che tanto ricorda il Romain Gary de La promessa dell’alba, con peripezie e successi se non paralleli, in qualche modo simili. Inevitabilmente per un orientalista versato in archeologia e storia dell’arte, e fiorentino, i Tatti significano moltissimo. Ho bazzicato (scrivere frequentato sarebbe più chic, ma abbastanza falso) la villa un po’ come il Kunsthistorisches di via Giusti, e mi ci sono trovato bene, sempre un po’ in imbarazzo, quasi il provinciale e l’estraneo fossi io e non loro.
L’ospitalità ai Tatti si confonde nella mia memoria con quella squisita di Fiorella Superbi Gioffredi, direttrice della Fototeca e Biblioteca, vestale della collezione «dov’era e com’era», nella volontà più volte espressa del Maestro, la quale mi aveva in simpatia e mi fece vedere e toccare tutto quanto c’era di islamico e anche di più orientale.
Un privilegio. Compresa, con lo sbalordimento di un giovanotto ingenuo e assai incolto che ero una quarantina d’anni fa, le copie stampate delle fotografie dei monumentali lavori di K.A.C. Creswell sull’architettura islamica, indagini che Berenson aveva supportato economicamente. Il volume è esaustivo, importante, ben scritto, ottimamente illustrato. Le pitture, assai note agli specialisti, sono in realtà abbastanza poche, ma di primissima qualità; varrebbero da sole tale dispendiosa celebrazione? Direi di no, e sarebbe stato meglio catalogare tutto l’Oriente di Berenson; quanto meno anche le miniature arabe e i Corani.
Un ultimo ricordo: si diceva che Berenson fosse così geloso di quei suoi materiali da legarli indissolubilmente alla villa e che anche un trasferimento, sia pure temporaneo, a Firenze (un altro Comune) lo avrebbe sommamente contrariato. Altri tempi.
Persian Manuscripts & Paintings from the Berenson Collection,
a cura di A. Yoltar Yildirim, 264 pp., ill. col., I Tatti e Officina Libraria, Firenze-Roma 2021, € 47,50
Un particolare di «Il gioco degli scacchi e del backgammon», da Antologia di Baysunghur, Herat, 1427
Altri articoli dell'autore
Minima mediterranea • Pianta antichissima, di probabile origine iranica, alla base del fesenjun (piatto preferito di Ciro il Grande), che può simboleggiare il frutto del peccato originale, più comunemente il sacrificio di Gesù per i cristiani, ma anche e soprattutto è universale emblema di abbondanza e fertilità
Minima Mediterranea • Oggi come in passato, la tragedia della guerra disumanizza e annienta l’individualità della persona. Ci vorranno generazioni per riprendersi
Minima mediterranea • Preziose testimonianze del primo Trecento persiano vicino al sito iraniano bombardato da Israele e Stati Uniti
Minima mediterranea • Un’edificio che per architettura si apre su tanti fronti, dove poter dialogare, ascoltare, leggere o semplicemente riposare



