Nel 1954 vide la luce il premio Compasso d’Oro, nato da un’intuizione di Gio Ponti e promosso dalla Rinascente con l’obbiettivo di riconoscere e sostenere quei prodotti che si distinguevano per qualità culturali ed estetiche. Il primo premio fu vinto da Carlo De Carli (Milano, 1910-99) con la sedia smontabile 683 in massello di frassino, compensato curvato e metallo prodotta da Cassina, una delle primissime icone del design Made in Italy. All’architetto milanese il Politecnico di Milano, presso il quale dal 1965 al 1968 De Carli è stato preside della facoltà di Architettura dove ha insegnato fino al 1986, dedica la prima mostra esaustiva di tutto il suo operato, tra architettura, design e pittura, a cura di Lola Ottolini, Margherita De Carli, Claudio Camponogara, Gianni Ottolini e Roberto Rizzi.

Carlo De Carli, Sedia smontabile in massello di frassino, compensato curvato e metallo, produzione Cassina, 1954
Intitolata «Carlo De Carli Corollario» e aperta dal 17 marzo al 7 maggio, la mostra espone arredi, disegni, modellini, dipinti e materiali inediti, come ciclostilati originali delle sue lezioni consegnati ogni giorno agli studenti, editoriali scritti per le riviste da lui dirette («Il Mobile Italiano», 1957-60, e «Interni», 1967-71), fino a biglietti, lettere e disegni di amici e colleghi come Carlo Mollino, Gio Ponti, Luigi Moretti, Lucio Fontana, Roberto Sambonet, Marco Zanuso, Giovanni Muzio e Mario Sironi. Allievo e collaboratore di Gio Ponti, De Carli ne aveva ereditato l’attenzione alla funzionalità, la pulizia del disegno, la ricerca e la sperimentazione di nuove tecniche e nuovi materiali. Anche per lui progettare una casa o un arredo faceva poca differenza, l’importante era prestare attenzione alle esigenze di chi abitava quegli spazi e usava quegli arredi, molti dei quali hanno ottenuto riconoscimenti sia nazionali, come appunto il Compasso d’Oro nel 1954 o il Gran Premio dell’XI Triennale nel 1957, sia internazionali, come il premio Good Design del MoMA.
Inoltre, per la prima volta viene presentata la ricerca artistica dell’architetto esponendone una ventina di dipinti. La mostra prende infatti il titolo di «Corollario» da un volume dedicato alla pittura che De Carli pubblicò nel 1992. «Avviata nei “giorni difficili” della crisi comunitaria nella Facoltà di Architettura milanese e del suo personale riparo fra il lago, le concavità collinari e gli alberi del Garda, luoghi di origine paterna e fonti costanti del suo senso vitale della natura, la pittura in De Carli emerge negli ultimi anni, dopo la fine dell’insegnamento universitario, come una vera e propria passione operativa, che trasferisce su pannelli di legno truciolare e tecniche miste le memorie e i costanti pensieri di architettura, natura, avvenimenti e luoghi vissuti, concludendo i dipinti con incisioni scavate sui contorni delle figure e una finale bruciatura al sole, spiegano i curatori. Partendo da disegni a biro nera e con l’impiego di pastelli a cera, combinati a colori acrilici o a tempera, puri o composti di diversa origine, ma anche con l’incollaggio di foglie autunnali (o di briciole di pane sovrapposte al calco dei piatti di un pasto dei contadini), i dipinti meditano su un paesaggio gradonato di limonere, case isolate, percorsi tortuosi in sassi e terra fra filari di viti e uliveti, visti in particolare dal giardino della villa ristrutturata e abitata a Bogliaco, ma anche su un singolo albero, grande e spoglio, con lo sfondo del lago o delle strettoie stradali di altri paesi vicini».

Carlo De Carli, Chiesa di Sant’Ildefonso a Milano, 1955-56

Carlo De Carli, Negozio Franzi, Milano, 1946, vista degli espositori per le vetrine