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Un fotogramma di «Disappearance at Sea II» (1997) di Tacita Dean. Courtesy dell’artista, Frith Street Gallery and Marian Goodman Gallery

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Un fotogramma di «Disappearance at Sea II» (1997) di Tacita Dean. Courtesy dell’artista, Frith Street Gallery and Marian Goodman Gallery

Il posto della religione nell’arte oggi

Lo storico, critico d’arte e docente James Elkins in un volume affronta il tema forte della sua esperienza con gli studenti che coltivano la loro religiosità di nascosto, pena l’esclusione del sistema dell’arte

Andrea Dall’Asta

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Qual è il rapporto tra arte contemporanea e religione? Nel libro a cura di Luca Bertolo, lo storico e critico d’arte James Elkins, docente alla School of the Art Institute of Chicago, affronta questo tema, forte della sua esperienza con gli studenti che coltivano la loro religiosità di nascosto, pena l’esclusione del sistema dell’arte.

Da un lato l’autore si augura la nascita di una sana discussione, dall’altro lato affronta pragmaticamente il soggetto con cinque storie che vedono come protagonisti i suoi studenti a rappresentare una mappa di modi con i quali tessere una relazione tra arte contemporanea e religione. L’autore ha il merito di affrontare un tema piuttosto dimenticato nell’arte di oggi.

Se per noi è scontato riconoscere nei più importanti musei come la religione si è espressa nell’arte durante i secoli passati, non è altrettanto naturale individuare in quegli stessi musei opere contemporanee che affrontino tematiche religiose. Ostilità? Diffidenza? Quale posto ha la religione nell’arte? Di fronte al racconto di Elkins restiamo colpiti e affascinati dal suo lavoro antropologico.

Tuttavia, non possiamo fare a meno di chiederci se per affrontare un tema così complesso occorra prima di tutto interpellare la religione stessa, chiedendoci inoltre di quale religione si sta parlando. Occorre infatti ricordare che l’immagine religiosa (meglio, liturgica), almeno per la fede cristiana, è destinata al rito, alla preghiera del fedele, alla celebrazione, allo spazio rituale e non a un museo. Deve esprimere un contenuto veritativo in quanto, diversamente dall’arte tout court, non si propone di indagare temi personali, sociali, politici o ambientali e nemmeno è destinata a manifestare un sacro neutro diffuso e impersonale.

In questo senso, ci domandiamo se l’approccio dell’autore sia sufficiente per andare al cuore di temi che richiedono un reale e rigoroso orientamento interdisciplinare, riscontrando nel testo una certa confusione di fondo nel modo con cui le problematiche sono affrontate. Di fatto, il codice linguistico da lui adottato che fa uso di numerosi termini come teologia negativa, spirituale, religioso, numinoso, non risulta sempre chiaro. Insomma, il libro è interessante, anche se sembra compiere solo un primo passo, ma una riflessione reale sul tema è ancora rinviata.

L'autore è Sacerdote, direttore della Galleria San Fedele di Milano

Lo strano posto della religione nell’arte contemporanea, 
di James Elkins, a cura di Luca Bertolo, traduzione di Luca Bertolo e di Giuditta Gentile, 160 pp., 34 ill. b/n, Johan & Levi, Milano 2022, € 24
 

Un fotogramma di «Disappearance at Sea II» (1997) di Tacita Dean. Courtesy dell’artista, Frith Street Gallery and Marian Goodman Gallery

Andrea Dall’Asta, 28 aprile 2022 | © Riproduzione riservata

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