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Il primo Gombrich: Giulio Romano, Palazzo Te e l'invidia degli dèi

Il primo Gombrich: Giulio Romano, Palazzo Te e l'invidia degli dèi

Luca Scarlini

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Torna in libreria, opportunamente, a distanza di oltre quindici anni dalla prima edizione, il notevole studio di Ernst Gombrich sull’opera di Giulio Romano, opera prima dello storico austriaco e poi inglese di adozione. Allievo di Julius von Schlosser, egli arriva a Mantova negli anni Trenta per l’intuizione di studiare un tema allora poco frequentato: se vi sia una architettura manierista e chi ne siano stati i protagonisti. Cresciuto nella Vienna della Secessione, in cui l’oro e i mosaici volevano ridefinire una visione della realtà, Gombrich si interroga, autorevolmente, sulla figura dell’artista domandandosi come un artefice possa «suscitare l’invidia degli dèi» per la visionarietà della sua creazione, in un momento storico di grave crisi che l’autore vede rispecchiato in modo preciso nel presente.

I due testi (usciti in rivista nel 1934 e nel 1935), rispecchiano di fatto il lavoro preparato per la discussione di tesi con von Schlosser, avvenuta nel 1933; la prospettiva critica è la stessa che lo studioso ha riproposto nella presentazione alla gran mostra mantovana del 1989, occasione di numerosi interventi critici. In un’epoca che sta precipitando, un artista che Vasari indicò come «capriccioso e ingegnosissimo», crea forme distorte per il fasto di Ferdinando II Gonzaga, svelando, nella prosa elegante di Gombrich, come abbia riassunto le contraddizioni di un’epoca e fatto da tramite con quella seguente.

L’opera di Giulio Romano. Il Palazzo del Te, di Ernst Gombrich, a cura di Federico Bucci e Massimo Bulgarelli, 254 pp., Tre Lune Edizioni, Mantova 2016, € 26,00
 

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Luca Scarlini, 13 ottobre 2016 | © Riproduzione riservata

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