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Alcune delle formelle del «Fregio dell’Arte della Guerra», realizzate da Ambrogio Barocci su disegno di Francesco di Giorgio Martini

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Alcune delle formelle del «Fregio dell’Arte della Guerra», realizzate da Ambrogio Barocci su disegno di Francesco di Giorgio Martini

Il restauro del «Fregio dell’Arte della Guerra» della Galleria delle Marche

Gli interventi, ad opera degli allievi della Scuola di alta formazione dell’Icr, vengono realizzati nel Laboratorio di materiali lapidei a Matera. E su questa opera è uscito anche un libro

Stefano Miliani

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Raffigurano congegni per argani, simboli, pompe, macchine da guerra, le formelle del «Fregio dell’arte della guerra» della Galleria Nazionale delle Marche: furono scolpite tra il 1476 e il 1480 da Ambrogio Barocci e probabilmente da altri su progetto del senese Francesco di Giorgio Martini per la facciata del Palazzo Ducale di Urbino. Delle originarie 72 ne sono rimaste 71: una andò in frantumi nel 1756 quando vennero smontate poiché pioggia e vento le stavano seriamente degradando.

Esposte dal 1985 in due sale a piano terra del palazzo, molte formelle hanno la superficie così abrasa da rendere indistinguibili le macchine raffigurate. Cinque pezzi sono presso l’Istituto Centrale per il Restauro grazie a un accordo che investe anche la didattica e coinvolge il museo urbinate, la Direzione Regionale Musei delle Marche, diretti da Luigi Gallo, e l’Icr guidato da Alessandra Marino. Le formelle vengono restaurate da allievi della Scuola di alta formazione dell’Icr nel Laboratorio di materiali lapidei a Matera, diretta dall’architetto Giorgio Sobrà, sotto la supervisione dell’istituto in vista di un progetto per sanare tutte le lastre.

«L’obiettivo di questo primo intervento sulle formelle rappresentative dei fenomeni di degrado riscontrati sull’insieme degli elementi è mettere a punto la metodologia più idonea al restauro dell’intero fregio, spiega la restauratrice dell’Icr responsabile del lavoro Eleonora Gioventù. Lo studio approfondito e la messa a punto della metodologia permetterà alla Galleria di avere le linee guida per intervenire, in seguito, sulle restanti formelle. I test di pulitura effettuati fino a ora mostrano ottimi risultati mediante l’utilizzo dell’apparecchiatura laser, che permette di intervenire in sicurezza anche su situazioni più delicate e di uniformare le patine, pur mantenendole».

Frattanto la neonata Urbino University Press dell’ateneo urbinate ha pubblicato il Libro de viva pietra con studi multidisciplinari su questi emblemi di macchine civili e militari. Il volume scaturisce da 16 seminari organizzati nel 2022 a Palazzo Ducale dal Centro interdipartimentale di studi Urbino e la prospettiva in un progetto dell’allora Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca ed è curato da Pierluigi Graziani, Davide Pietrini e Laerte Sorini. Tra i vari saggi, Maria Letizia Amadori e Clizia D’Apice rilevano che le formelle sono in travertino di Piobbico, un calcare dalla Val d’Abisso, sul versante settentrionale del Monte Nerone. Laerte Sorini, direttore del centro nonché professore di metodi matematici dell’economia e delle scienze dell’Università, ricorda che Federico da Montefeltro commissionando i bassorilievi volle comunicare il potere tecnologico del Ducato, promosse la divulgazione scientifica e intuì che le macchine non erano solo di servizio: «Fece un’operazione culturale innovativa elevando l’ingegneria a scienza alta attraverso l’arte».

Alcune delle formelle del «Fregio dell’Arte della Guerra», realizzate da Ambrogio Barocci su disegno di Francesco di Giorgio Martini

«Libro de viva pietra», a cura di Pierluigi Graziani, Davide Pietrini e Laerte Sorini, 219 pp., ill. col. e b/n, Urbino University Press, Urbino 2023, € 21

Stefano Miliani, 17 novembre 2023 | © Riproduzione riservata

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