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Lastra Alinari di grande formato sul Colosseo

Archivi Alinari Firenze. Foto: Juan Calcagno

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Lastra Alinari di grande formato sul Colosseo

Archivi Alinari Firenze. Foto: Juan Calcagno

170 lastre Alinari illustrano l’Italia di fine Ottocento

Durante un processo di digitalizzazione del proprio patrimonio, la Fondazione fiorentina ha trovato nei propri archivi negativi di grande formato che ritraggono opere d’arte, vedute di città come Roma e Firenze, edifici storici

Stefano Miliani

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Quei negativi fotografici dei Fori romani, del Colosseo e della Basilica di San Pietro, di Venezia e delle acque placide davanti a San Marco con poche imbarcazioni, del cortile del Palazzo del Bargello a Firenze, rendono i luoghi al tempo stesso fantasmatici, irreali e familiari negli esemplari delle 170 lastre Alinari di grande formato rinvenute di recente e divulgate attraverso i media. 

Le immagini risalgono a fine Ottocento e stupiscono per le misure inusitate, con un lato che arriva fino a ben 140 centimetri. A scovare le lastre è stata la Fondazione Alinari per la Fotografia-Faf mentre esplorava gli sterminati archivi da cinque milioni di oggetti di fotografia conservati nel suo deposito protetto di Art Defender a Calenzano, a nord di Firenze, dopo che, a fine 2019, la Regione Toscana ha acquisito per 12 milioni di euro il patrimonio Alinari dall’ultimo proprietario, Claudio de Polo, mantenendolo integro e in loco. Ne hanno dato notizia il presidente della Fondazione fiorentina Giorgio van Straten e il presidente della Regione Eugenio Giani nella sede regionale in Palazzo Strozzi Sacrati. Le 170 lastre di extraformato al collodio e alla gelatina sono apparse perché è iniziato da poco un programma per digitalizzare 80.739 lastre di vetro e pellicole dei fondi Alinari e Brogi, più 24 registri storici della società fondata nel 1852. 

«La digitalizzazione è un grande progetto, spiega Giorgio van Straten a “Il Giornale dell’Arte”. Con i fondi del Pnrr e grazie alla Regione Toscana digitalizzeremo quasi 90mila lastre sulle circa 200mila delle origini. Il che è importantissimo sia in termini di accessibilità sia di salvaguardia perché è materiale di grande delicatezza. Per me sono la ciliegina sulla torta». Alla domanda su come mai finora non se ne aveva notizia Van Straten risponde così: «Lo si sapeva, però nessuno le aveva viste o studiate ed è un patrimonio incredibile». Ma perché lavori di dimensioni così grandi? «Il riordino del fondo documentale della società Fratelli Alinari, tuttora in corso, purtroppo conferma la mancanza di documenti precedenti al 1920», riporta la nota stampa della Regione. «Ipotizziamo un motivo di promozione aziendale, continua Van Straten: forse venivano portate nelle fiere internazionali per mostrare che cosa sapevano fare». L’altro interrogativo da chiarire è come le realizzavano. Ricordiamoci che risalgono alla fine dell’Ottocento. «A quell’epoca non esisteva una macchina per negativi di 140 per 70 centimetri. Evidentemente si proiettavano su una parete, ipotizza il responsabile della Faf. Se attraverso un ingranditore proietti il negativo sulla parete, ci metti la lastra, poi impressioni la pellicola. Le immagini hanno una bellezza spettacolare e una definizione che con quelle dimensioni non trovi nemmeno se vedi l’originale. Contiamo di organizzare al più presto una mostra». 

Le digitalizzazioni delle 170 lastre andranno online. «Prevalentemente le immagini rappresentano opere d’arte, vedute di città come Roma e Firenze, edifici storici», spiega ancora Van Straten. Inquadrano anche sculture come «San Giorgio» di Donatello in Orsanmichele a Firenze, il «Mosè» di San Pietro in Vincoli, la «Pietà» di Michelangelo nella Basilica di San Pietro in Vaticano, l’affresco di Benozzo Gozzoli della Cappella dei Magi nel fiorentino Palazzo Medici Riccardi. «Un altro segmento molto importante, aggiunge il presidente, è dato dai lavori su commissione. Per esempio gli Alinari avevano lavorato per il Castello di Brolio nel Chianti e una grande lastra è proprio su quel castello». 

«Grazie a questo piano di digitalizzazione messo a punto dalla Regione Toscana, riferisce a sua volta Giani, sarà possibile visionare materiali di grande valore, in alcuni casi per la prima volta, e rendere fruibile un preziosissimo patrimonio culturale a tutta la collettività e alla comunità scientifica internazionale». Quanto a tempistiche e costi, si legge nel comunicato regionale che il progetto terminerà entro il 31 dicembre 2025, gode di 4,5 milioni di euro finanziati con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) «e produrrà 4,3 milioni di risorse digitali, quasi quattro volte il target minimo europeo previsto pari a circa 1,1 milioni».

«È incredibile che alla fine dell’Ottocento sia stato possibile produrre lastre di queste dimensioni, è certo un segreto che Alinari teneva per sé, commenta il presidente di Art Defender Alvise di Canossa. È di grande importanza culturale, artistica, di ricerca ed è straordinario che in Italia ci sia questo tesoro». Lastre di quelle misure non richiedono tecniche di conservazione speciali? «No. Il controllo della temperatura e dell’umidità delle sale permette di conservare beni di diversa natura e costruzione: l’impianto risponde perfettamente ai parametri necessari».  

Giacché l’intento è esporre molti dei 170 pezzi, segue un’altra domanda: quando la Fondazione Alinari potrà avere la sede espositiva nel complesso di Santa Maria Novella annunciata dal precedente sindaco Dario Nardella? «È stato appena deciso  l’importo per completare la progettazione architettonica della parte dell’edificio che ci darà il Comune, risponde Van Straten, quindi spero che tra il 2026 e il 2027 si possano eseguire i lavori».

Lastra Alinari di grande formato sul Mosè di Michelangelo in San Pietro in Vincoli a Roma. Foto: Juan Calcagno, Archivi Alinari Firenze

Stefano Miliani, 23 dicembre 2024 | © Riproduzione riservata

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