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Stefano Miliani
Leggi i suoi articoliArcheologa nata a Latina nel 1975, dal 16 maggio Claudia Cenci è la nuova soprintendente speciale per il sisma del Centro Italia del 2016 e 2017. Ha preso il posto dell’ingegner Paolo Iannelli, rimasto responsabile della ricostruzione della Basilica di San Benedetto a Norcia. Claudia Cenci ha lavorato tra l’altro nella sezione archeologica della Direzione Archeologia, Belle arti e paesaggio del Ministero della Cultura, nel Museo Nazionale Romano nella sede di Palazzo Altemps, per dieci anni nella Soprintendenza di Verona, Vicenza e Rovigo. «Nella settimana della valanga di Rigopiano in Abruzzo, a gennaio 2017, ero nella squadra di emergenza del MiC nella zona di Ascoli Piceno, a Offida, a Monteprandone: ho visto e vedo l’effetto del sisma sulle comunità», ha dichiarato.
Soprintendente, quali sono gli interventi più significativi che prossimamente verranno conclusi e riconsegnati?
Stiamo lavorando molto sui progetti dell’ArtBonus che hanno visto il cofinanziamento del Ministero, soprattutto sui beni mobili di notevole importanza per le comunità (ci occupiamo sia degli oggetti di interesse storico artistico, sia del patrimonio archivistico. Sono conclusi i lavori su alcune sculture in terracotta della zona di Accumoli (Ri) e su materiali archivistici della zona di Amatrice (Ri). Come ufficio e stazione appaltante ora seguiamo direttamente 18 cantieri di edifici di culto. La Soprintendenza speciale per le aree del sisma 2016 e le Soprintendenze territoriali seguono i cantieri gestiti dalle Diocesi per gli aspetti di tutela.
Può citare alcune chiese dove intervenite direttamente?
Abbiamo lavori in corso in Santa Chiara a Sarnano (Mc), in Santa Caterina a San Severino Marche (Mc), in San Francesco a Monteleone di Spoleto (Pg), in Santa Lucia a Rieti, mentre per altri cantieri siamo in attesa dell’aggiudicazione della gara di appalto, ad esempio per quello di Santa Maria di Costantinopoli a Cerreto di Spoleto e per quello di San Filippo a Ripatransone (Ap).
Un problema enorme è il centro di Amatrice: lì è possibile restaurare?
Non è questa la sede per esprimerci, ma si può dire che questo ufficio, insieme alla Soprintendenza di Rieti, ha fatto un lavoro importante sulla Torre civica come simbolo di restituzione alla memoria, come luogo comunitario.
Come intervenire nelle chiese di borghi spopolati o semidistrutti?
Anche se non molto popolati, ci sono borghi dal valore non solo culturale e restituirli vuol dire restituire loro un’identità religiosa e sociale. Alcuni santuari erano devozionali per un intero territorio, come la Chiesa di San Salvatore in Campi nella Valnerina dove, con la Soprintendenza dell’Umbria e l’Istituto Centrale per il Restauro, stiamo intervenendo sull’iconostasi. Il tema è complesso, va valutato volta per volta.
Un problema annoso, che si aggrava con i pensionamenti, è la carenza di personale sul territorio.
È vero, ho fatto il funzionario in Veneto e lo so bene. Posso però dare una buona notizia: a settembre, tramite concorso, ci sono state cospicue immissioni a ruolo di storici dell’arte, architetti, archeologi sia nel mio ufficio, sia nelle Soprintendenze territoriali, che sono quelle che soffrono di più. Li stiamo formando, è molto positivo, c’è bisogno di personale giovane e su questo sono ottimista.

La Torre civica di Amatrice (Ri) restaurata. Foto dell’Impresa Cigoli, fonte il MiC
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