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Una veduta dell’esposizione permanente dell’Archivio Luigi Pericle, Ascona

Photo: Mattia Aquila

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Una veduta dell’esposizione permanente dell’Archivio Luigi Pericle, Ascona

Photo: Mattia Aquila

Il ritorno di Luigi Pericle sul Monte Verità

A meno di dieci anni dalla riscoperta, la casa-studio del visionario artista svizzero si apre al pubblico grazie ai coniugi Biasca-Caroni

Mariella Rossi

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Neanche dieci anni fa la scoperta, e oggi, dopo il consolidato e costante percorso di rivalutazione dell’opera e della ricerca dell’artista Luigi Pericle (Basilea, 1916-Ascona, 2001), passato per le numerose mostre alla Fondazione Querini Stampalia, al Masi Lugano, alla Estorick Collection di Londra, a Villa Medici a Roma, al Palais des Beaux-Arts di Parigi e, a  Mulhouse, al Musée National de l’Automobile e al Musée des Beaux-Arts, anche la sua casa-studio è diventata fruibile.

Avviene grazie all’entusiasmante lavoro di riscoperta e valorizzazione portato avanti dai coniugi Greta e Andrea Biasca-Caroni e dall’Associazione Archivio Luigi Pericle, da loro fondata. Sono stati loro, nel 2016, ad aggiudicarsi all’asta del demanio la casa adiacente al loro hotel sul Monte Verità: la vecchia dimora di un vicino particolarmente schivo e senza eredi, rimasta per anni disabitata e invasa dalla vegetazione. Simbolicamente custodite dalla natura, al suo interno giacevano quattromila opere, una vasta biblioteca e un ricchissimo archivio di materiali.

Pericle era stato illustratore con lo pseudonimo Giovannetti, pubblicando su quotidiani e periodici come «Punch», «Washington Post» e «Herald Tribune». Come artista visivo, aveva ottenuto riconoscimenti ancora più alti. «Siamo appena ritornati da Basilea, racconta Andrea Biasca-Caroni, perché al Kunstmuseum sono custodite 33 opere di Pericle nel cabinet des arts graphiques. Abbiamo trovato anche la locandina della mostra a cui partecipò qui con quelle opere, insieme ad autori del calibro di Picasso, Modigliani e Boccioni». 

L’artista era nato proprio a Basilea, da una famiglia modestissima, padre marchigiano e madre francese, solo in seguito approdò sulle pendici del Monte Verità, in questa casa, che fu di Nell Walden, pittrice, scrittrice e collezionista ebrea, legata alla più importante rivista dell’Espressionismo tedesco, «Der Sturm». Pericle ne entrò in possesso grazie al mecenate Rudolf Staechelin, che ne sovvenzionò l’acquisizione in cambio di opere. Anche Staechelin era nato a Basilea, ma a proposito di Pericle le corrispondenze non sono mai casuali. «Fu lui a iniziarmi alla teosofia», spiega Biasca-Caroni. Ebbero la fortuna di conoscerlo in vita e di strapparlo, per brevi momenti, al ritiro radicale e ascetico cui si era votato. Era un pittore di successo negli anni Sessanta, poi «aveva voluto farsi dimenticare». 

Luigi Pericle, Taccuini di studio, Archivio Luigi Pericle, Ascona. Photo: Matteo De Fina

Come Pericle, anche Greta Biasca-Caroni ha deciso di interrompere il proprio percorso professionale per intraprendere insieme al marito questa nuova avventura, vissuta come una vera e propria missione. Non sono soli, perché hanno coinvolto partner di rilievo come la Fondazione Cini di Venezia, la Royal Drawing School di Londra e, più recentemente, la Freie Universität di Berlino, con cui hanno istituito specifiche borse di studio. La possibilità di avvicinarsi al mondo di Pericle è oggi la missione del Centro Studi sorto all’interno dell’Hotel Ascona. Qui, su appuntamento, è possibile consultare la Biblioteca Teosofica Svizzera, composta da oltre 3.500 volumi appartenuti a Pericle e ad altri autori, suddivisi tra teosofia, antroposofia, astronomia, astrologia, cosmologia, egittologia, ufologia, filosofie orientali, omeopatia, esoterismo, buddismo e spiritualità. È in corso un processo di completa digitalizzazione e si stanno ora applicando le potenzialità del digitale ai manoscritti di Pericle, che vengono traslitterati e tradotti su computer grazie anche agli strumenti offerti dall’Intelligenza Artificiale. «Stiamo, ad esempio, cercando di comprendere il cosmogramma che Pericle ha inserito nel suo manoscritto “Bis ans Ende der Zeiten”, nel quale il Canone dell’Odissea viene analizzato in chiave astrologica, spiega Biasca-Caroni. Questo metodo permetterà agevoli ricerche incrociate anche rispetto ai testi scritti a mano, che sono numerosi e includono lingue come il tedesco, il greco antico, il cinese, l’arabo, tutte praticate dall’artista, che aveva una concezione del sapere mai limitata alla cultura occidentale». I testi della biblioteca sono in tedesco, italiano e francese; molti risultano fuori catalogo, spesso introvabili attraverso i canali convenzionali, o sopravvissuti a periodi di soppressione culturale, come il regime nazista e la sua persecuzione della cosiddetta cultura «degenerata». 

L’Archivio è un luogo che guarda a Pericle e, più in generale, alla dimensione spirituale nell’arte, configurandosi come un centro di resilienza culturale. Dispone di spazi versatili, attrezzati per lezioni, incontri e conferenze. Oltre alle borse di studio già attivate, studenti e ricercatori interessati a lavorare presso l’Archivio, avvalendosi di questo straordinario patrimonio, possono proporre progetti di tesi, internship e soggiorni di studio in collaborazione con la propria università. Presso l’Hotel Ascona è allestito anche un percorso permanente con una selezione di opere dell’artista, visitabile negli orari di apertura della struttura. 

Per il pubblico più ampio, tra i prossimi appuntamenti extra muros che permettono di entrare in contatto con il mondo di Pericle, figura il convegno di Bologna intitolato «Alfabeti. L’Architettura del Sapere», in programma dal 22 al 24 novembre. L’incontro esplora i codici culturali e gli «alfabeti» della conoscenza, dall’ambito accademico alle manifestazioni artistiche e intellettuali, fino a sconfinare negli esiti meno indagati. L’Archivio Luigi Pericle sarà protagonista della giornata di domenica 23 novembre al MAMbo-Museo d’Arte Moderna di Bologna, dedicata al tema «Alfabeti nell’arte». Dopo l’apertura dei lavori alle ore 15, alle 16 interverranno Greta e Andrea Biasca-Caroni con la conferenza «Luigi Pericle. Iconografia e calligrafia del mistero». 

Luigi Pericle, «Mahâkâlî (Matri Dei d.d.d.)», 1965. Photo: Mattia Aquila

Mariella Rossi, 21 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

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