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Betty Danon, «Rainbowland», 1973.

© Amedeo Benestante.

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Betty Danon, «Rainbowland», 1973.

© Amedeo Benestante.

Il suono delle parole mute di Betty Danon al Castello di Miradolo

Al Castello di Miradolo (fino all’8 dicembre), la mostra «Betty Danon. Io e gli altri» ricostruisce oltre trent’anni di ricerca dell’artista concettuale e poetessa visiva. Collage, libri d’artista, partiture asemantiche e l’opera collettiva «Io & gli altri» esplorano il confine tra parola, suono e gesto, in dialogo con artisti internazionali

Davide Landoni

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C’è una linea, sottile ma decisiva, oltre la quale la parola si stacca dal significato e diventa ritmo, dove il segno prende voce e si stacca da foglio. Lì si muove l’arte di Betty Danon (Istanbul, 1927- Milano, 2002), artista concettuale e poetessa visiva che ha attraversato oltre trent’anni di ricerca immersa nel confine tra scrittura, suono, natura e relazione. Un impegno raccontato oggi dalla mostra «Betty Danon. Io e gli altri», al Castello di Miradolo dall’11 ottobre all’8 dicembre. Mai prima d’ora un’antologica aveva provato a raccontarne l’intera parabola. Un’ambizione che non può prescindere dal dialogo con l’intera rete di artisti e opere con cui ha condiviso visione e linguaggio, come anche il titolo stesso suggerisce. Curata da Roberto Galimberti per il progetto «atempo» della Fondazione Cosso, in collaborazione con l’Archivio Betty Danon e la Galleria Tiziana Di Caro, l’esposizione si snoda attraverso 14 sale, presentando opere da collezioni pubbliche e private, molte mai esposte prima. Il percorso si apre con i collage degli anni Sessanta, per poi passare ai libri d’artista (tra cui «Punto e linea», definito «perfetto» da Roland Barthes), le partiture asemantiche, i «Green sounds», in cui natura e scrittura musicale si fondono nel pentagramma. E poi le opere create con macchina da scrivere, fotocopiatrice e computer, che rivelano un’ossessione lucida per il gesto meccanico e la ripetizione come forma di poesia. Cuore e simbolo della mostra è però l’opera collettiva «Io & gli altri»(1979). Oltre 200 cartoline pentagrammate inviate e reinterpretate da artisti come Nam June Paik, Maria Lai, Sol LeWitt, Emilio Isgrò, Robin Crozier, Amelia Etlinger e altri ancora. Culmine estremo di un metodo che ha portato l’autrice ad abbandonare, nei primi anni Ottanta, «il meraviglioso mondo dell’arte» per concentrarsi sullo scambio diretto con artisti di tutto il mondo, limitando così molte delle consuete intermediazioni. In parallelo, la sezione «Note a margine» propone opere di figure affini, tra cui Mirella Bentivoglio, Tomaso Binga, Irma Blank, Paul De Vree e Robert Filliou, in un dialogo tematico e poetico. A completare l’esperienza, un’inedita installazione sonora curata da Avant-dernière pensée e il percorso didattico «Da un metro in giù», pensato per tutte le età. 

SAN SECONDO DI PINEROLO (TO). Fondazione Cosso, Castello di Miradolo, via Cardonata 2, sab-lun 10-18,30, tel .0121/376545, fondazionecosso.it, «Betty Danon. Io e gli altri» fino all’8 dicembre

Davide Landoni, 28 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

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