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Un’immagine del «Trittico di Leonforte» attribuito al Beato Angelico apparsa sul «Corriere del Ticino»

©CdT/Gabriele Putzu

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Un’immagine del «Trittico di Leonforte» attribuito al Beato Angelico apparsa sul «Corriere del Ticino»

©CdT/Gabriele Putzu

Il trittico attribuito al Beato Angelico venduto in Svizzera

Probabilmente non sarebbe dovuta uscire dal nostro Paese ma adesso che l’opera è stata ceduta ad un’asta pubblica a Balerna, sorgono dubbi e interrogativi

L’Arte Gallery SA che ha sede a Balerna (Svizzera, Canton Ticino) e il cui «scopo» sul sito lixt.ch (portale che fornisce informazioni di carattere pubblico sulle imprese e i loro rappresentanti) è definito «l’acquisto e la vendita di opere d’arte. La consulenza sulle medesime, l’assunzione di mandati di rappresentanza, amministrazione, gestione, custodia, promozione, valutazione così come l'allestimento di perizie, l’organizzazione di mostre, l’affitto di opere d’arte e di beni strumentali» si è aggiudicata per 702.445 franchi il «Trittico di Leonforte» attribuito al Beato Angelico. Questa è la notizia che riporta oggi il «Corriere del Ticino», l’AGI, Agenzia Giornalistica Italia e il «Giornale di Sicilia», specificando che la vendita dell’opera è avvenuta stamattina alle ore 10,30 ai Magazzini generali (Punto Franco) a Balerna. Il «Giornale di Sicilia» riporta che il trittico, fondo oro su tavola, sarebbe uscito dall’Italia regolarmente nel 2016 quando era ancora considerato una copia ottocentesca dell’originale conservato in Germania. La stessa testata racconta che nel luglio del 2017 una relazione dell’Ifarc, Institute for Fine Art Research and Conservation di Lugano, ne affermò la preziosità grazie alle analisi condotte su alcuni micro-prelievi e l’utilizzo di pigmenti pregiati per ottenere sfumature e passaggi di tono particolarmente delicati. Nel 2021 era stato Rolando Bellini, allora docente all’Accademia di Brera ed esperto del Rinascimento ad affermare che l’opera fosse «un pezzo rilevante della ricca produzione d’uno dei più aulici Maestri rinascimentali» e «frutto incontestabile del prolifico atelier dell’Angelico. Opera destinata a una committenza nobile e dunque un reperto su cui lo stesso Beato Angelico è intervenuto personalmente». Sia l’AGI che il «Giornale di Sicilia» riportano inoltre che il Ministero della Cultura ieri sera, 10 marzo, aveva emesso una nota urgentissima, comunicata dal ministro Alessandro Giuli, in cui si chiedeva al Tribunale di Mendrisio (Balerna si trova nel distretto di Mendrisio) di sospendere la vendita dell’opera per consentire accertamenti sulla sua uscita non autorizzata.

Sul «Corriere del Ticino» è specificato che il «Trittico su tavole raffigurante il Giudizio Universale» attribuito al Beato Angelico è stato aggiudicato grazie ad un’offerta arrivata per iscritto alla quale non è seguito nessun rilancio. Sempre la stessa fonte riporta che l’asta pubblica è stata condotta con l’impiego di evidenti misure di sicurezza: «all’entrata dei Magazzini Generali del Punto Franco di Balerna c’era anche un metal detector mobile delle Guardie di confine. Attualmente l’opera era custodita al Punto Franco, ovvero un magazzino delle dogane, che, formalmente, non si trova né in Svizzera né in Italia». L’AGI rende noto, infine, che la notizia della vendita è giunta all’agenzia da Pietro Livolsi, sindaco di Leonforte, piccolo comune del libero consorzio di Enna, «che ha viaggiato tra Como e la Svizzera per cercare di aggiudicarsi l’opera e, al contempo, convincere lo Stato italiano a bloccare l’asta». Il primo cittadino aveva, secondo il giornale svizzero, stanziato 15mila euro per comprare l’opera per la quale la Regione siciliana non aveva mostrato interesse d’acquisto.

Come si può intuire, il «Trittico di Leonforte» è legato alla storia del paese siciliano perché nel Seicento fu donato dal papa proprio al suo fondatore: «La tradizione vuole che il quadro fosse stato regalato, verosimilmente nel XVII secolo, da Papa Urbano VIII a Nicolò Placido Branciforte, fondatore di Leonforte, un Comune siciliano. Branciforte, come segno di riconoscenza al Santo Padre, fece costruire una chiesa – Convento dei Cappuccini – dove venne posto il quadro, poi regalato al figlio nella prima metà del Seicento. Nemmeno un secolo più tardi il “Trittico” passò alla famiglia Li Destri, che trasferì l’opera al Castello Ursino di Catania. Fino ad arrivare al 1990, quando venne acquistato da un collezionista privato. Lo stesso che poi l’ha conservato, negli ultimi anni, a Balerna», si legge ancora sulle pagine della testata. Ad oggi questi sono i fatti secondo le fonti consultate ma la questione merita maggiori approfondimenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Redazione, 11 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

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