«Flower Seller» (2018) di Linda Fregni Nagler

Image

«Flower Seller» (2018) di Linda Fregni Nagler

Il viaggio nel passato di Linda Fregni Nagler

Al Mao di Torino l’artista svedese (ma italiana d’adozione) rifotografa albumine ottocentesche: «Mi piace l’idea che fra 200 anni le mie immagini potranno essere scambiate per originali della Scuola di Yokohama»

Immaginate un giovane venditore giapponese che, nella seconda metà dell’Ottocento, percorre le strade di Yokohama trasportando sulle spalle una struttura di bambù carica di fiori, simile a un giardino in movimento. Questa suggestiva immagine introduce alla mostra «Hanauri. Il Giappone dei venditori di fiori attraverso lo sguardo di Linda Fregni Nagler» (catalogo Silvana Editoriale), aperta fino al 4 maggio al Mao-Museo d’Arte Orientale

L’artista, nata in Svezia nel 1976 e italiana d’adozione, utilizza la fotografia come strumento di ricerca e narrazione. La mostra esplora il genere della Scuola di Yokohama, sviluppatasi tra il 1860 e il 1910, in cui fotografia, artigianato e messa in scena si fondevano per alimentare l’immaginario occidentale di un Giappone esotico. Questo periodo coincise con l’apertura del Paese al commercio internazionale e con l’arrivo nei porti di Yokohama dei primi battelli stranieri.

Le sei opere di Linda Fregni Nagler dialogano con 26 albumine ottocentesche della sua collezione privata, creando un ponte tra passato e presente. L’artista rifotografa le albumine originali, sviluppandole in camera oscura e colorandole a mano con tecniche ispirate al XIX secolo, trasformando queste immagini storiche in opere che riflettono sull’esotismo e sul rapporto tra memoria e alterità.

«Mi piace l’idea che il mio lavoro possa confondersi con il passato, afferma l’artista, che le mie immagini, fra 200 anni, potranno essere scambiate per originali della Scuola di Yokohama». I venditori di fiori, con le loro strutture floreali, vengono rappresentati in composizioni che ne esaltano l’eleganza e la monumentalità, rendendoli figure iconiche e atemporali. Le grandi stampe ai sali d’argento amplificano questa trasformazione, mentre quattro positivi su vetro, visibili attraverso visori, offrono un’immersione diretta nell’universo visivo e sensoriale della fotografia storica. «Queste immagini non documentano solo un mondo perduto, ma lo ricostruiscono», osserva Fregni Nagler.

Oltre alle opere dell’artista, la mostra include xilografie, kimono decorati con motivi floreali, lacche raffinate e kakemono, tipici dipinti su tela o seta, provenienti da prestigiose collezioni. Nella sala Mazzonis, tre armature giapponesi, datate tra il XVII e il XIX secolo, sono visibili al pubblico mentre vengono sottoposte a restauro. La mostra si collega idealmente alla performance dell’artista «Things that Death Cannot Destroy», presentata qualche mese fa, durante la quale immagini su vetro venivano proiettate con lanterne magiche ottocentesche, creando un flusso ipnotico che mescolava narrazione e memoria. «Hanauri», tuttavia, rappresenta un progetto più ampio e completo, nel quale l’artista invita il pubblico a intraprendere un viaggio che intreccia storia e contemporaneità, esplorando il dialogo tra memoria, immaginazione e identità culturale.

«Country Old Woman Selling Flowers» (2018) di Linda Fregni Nagler

Rischa Paterlini, 02 gennaio 2025 | © Riproduzione riservata

Il viaggio nel passato di Linda Fregni Nagler | Rischa Paterlini

Il viaggio nel passato di Linda Fregni Nagler | Rischa Paterlini