Roberta Bosco
Leggi i suoi articoliÈ da più di 10 anni che Carmen Cervera, baronessa Thyssen, vuole aprire a Barcellona, la città in cui è nata, un museo con la sua collezione. E questa volta sembra proprio che ci riuscirà. Dopo aver scartato numerose possibili sedi, lo scorso 24 maggio, la collezionista e il fondo d’investimento Stoneweg hanno firmato un preaccordo, valevole per un periodo di 25 anni, con i proprietari dell’ex Cinema Comèdia, per trasformare l’emblematico edificio, situato all’incrocio tra il Paseo de Gràcia e la Gran Via, nel Museo Carmen Thyssen-Bornemisza di Barcellona. Così, oltre a due spazi museali di Malaga e Andorra, dove vive con le sue figlie gemelle, Carmen Thyssen alla soglia degli 81 anni si lancia in due nuovi progetti: il futuro museo Cervera di Sant Feliu de Guíxols, i cui lavori inizieranno quest’autunno (sostituirà l’attuale Espai Carmen Thyssen) e il museo di Barcellona.
Per la collezionista, il preaccordo ha il sapore della vittoria, dato che ai primi di maggio il Museo Thyssen si contendeva l’ambìto spazio con una decina di proposte culturali assai diverse, dai concerti di musica ai festival di cinema. «Poter aprire nella mia città, un importante museo di alcune delle migliori opere dell’arte catalana è la migliore eredità che posso lasciare alle nuove generazioni», affermava in quell’occasione Carmen Thyssen, sottolineando che il museo non si limiterà a essere un contenitore di opere, ma che inciderà sulla vita culturale cittadina con attività legate al collezionismo d’arte.
Firmato il preaccordo, le trattative vere e proprie iniziano adesso e si annunciano complesse. Le opere rimarranno di proprietà della baronessa, che attualmente espone parte della sua collezione nel Museo Thyssen di Madrid, creato dal suo defunto marito, il barone Heinrich Thyssen-Bornemisza, e poi acquistato dallo Stato. Nel 2013 la baronessa aveva sorpreso tutti annunciando il trasferimento di un centinaio di opere da Madrid a Barcellona e iniziando una durissima trattativa con il Ministero della Cultura spagnolo per ricevere una compensazione economica. Dopo 14 anni di prestito gratuito delle sue opere, Carmen Thyssen non ha più intenzione di regalare nulla: «Ho degli eredi», ha affermato.
La prima proposta per una sede barcellonese prevedeva di insediare il museo nel Palazzo Victòria Eugènia, ai piedi di Montjuïc, la collina dei musei, ma l’operazione falli a causa dell’elevato costo dell’affitto delle opere a cui si doveva aggiungere quello della ristrutturazione del padiglione, che ora accoglierà l’ampliamento del Museo Nacional d’Art de Catalunya (Mnac).
Il progetto riprende quota tre anni dopo la firma di un accordo tra il Ministero della Cultura, la baronessa Thyssen e suo figlio Borja che riceveranno 97,5 milioni di euro in 15 anni (6,5 all’anno) per l’«affitto» di 429 opere. Inoltre si prevede che Carmen e Borja Thyssen potranno disporre (e addirittura vendere) di tre opere della collezione, dalle quali è esclusa la più importante del fondo: «Mata Mua» di Gauguin, assicurata per 250 milioni di dollari.
Stoneweg è l’azienda che ha cercato di promuovere la controversa sede dell’Ermitage sul lungomare di Barcellona, impedito dal precedente Governo municipale di Barcellona con l’ampio sostegno dei professionisti dei musei della città e del Paese. Dopo quel fallimento, Stoneweg si è impegnato in altri progetti culturali, come la gestione di Palau Martorell, che accoglie mostre di produzione internazionale, e la creazione di un centro espositivo legato alle nuove tecnologie che aprirà nella vecchia fabbrica Godó i Trias de L’Hospitalet de Llobregat, nella cintura di Barcellona. La direzione di Stoneweg Barcellona è stata affidata a Joan Manuel Sevillano, storico amministratore della Fundació Dalí.
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