Image

«Jean Charles Menenzes borne aloft by Joy Gardner and Stephen Lawrence» (2010) di Kimathi Donkor (particolare). Cortesia dell’artista, Niru Ratnam e Independent New York

Image

«Jean Charles Menenzes borne aloft by Joy Gardner and Stephen Lawrence» (2010) di Kimathi Donkor (particolare). Cortesia dell’artista, Niru Ratnam e Independent New York

Independent mostra il trascurato e l’emergente

Elizabeth Dee, fondatrice della fiera, vuole preservarne l’identità di boutique, continuando a colmare le lacune della storia dell’arte recente e lanciando un nuovo progetto di stampa

Osman Can Yerebakan

Leggi i suoi articoli

In contrasto con la mentalità «bigger-is-better» di molte fiere antagoniste, Independent di New York ha mantenuto uno spirito da «boutique». Il programma della sua 14ma edizione (dall’11 al 14 maggio) prevede un gruppo internazionale di 66 gallerie che presentano un mix di opere di artisti di primo piano ed emergenti. «Siamo sempre stati consapevolmente ridimensionati e molto intenzionali in ogni nostro passo», afferma Elizabeth Dee, fondatrice della fiera. «Vogliamo presentare una vera panoramica del mondo dell’arte, piuttosto che solo l’industria che è cresciuta costantemente intorno a noi».

La fiera di quest’anno, che ancora una volta occupa gli Spring Studios nel sempre più affollato quartiere artistico di Tribeca, presenta nuove opere e colma le lacune storiche di gallerie di ogni dimensione.

La londinese Maureen Paley, che espone alla fiera sin dalla prima edizione del 2009, e la potente galleria berlinese Peres Projects esporranno accanto a un’altra londinese, qua per la prima volta e con tre anni di attività alle spalle, la Niru Ratnam (che presenterà opere del pittore britannico-ghanese Kimathi Donkor) e la Diane Rosenstein Gallery di Los Angeles, che farà debuttare a New York il pittore nigeriano-britannico Abe Odedina. Nello stand di Kasmin ci sarà la prima esposizione dei meno noti disegni a carboncino di Judith Bernstein dal 1989 al 2009.
IMG20230510113423132_130_130.jpeg
Elizabeth Dee definisce la presentazione delle opere di Bernstein insieme alla personale di Richard Saltoun sul progetto di mail art di Eleanor Antin contro la guerra del Vietnam, «100 Boots» (1971-73), «una rivalutazione di due icone femministe della seconda ondata, provenienti da due parti del Paese». Oltre alle comuni tavolozze in bianco e nero, entrambi i lavori si confrontano con l’aggressività e la violenza della storia americana moderna.

La ricerca è premiata
Un approccio revisionista è stato determinante per la creazione dell'identità della fiera. Independent 20th Century, nata lo scorso settembre come seconda edizione annuale della fiera, si concentra specificamente sull’arte del XX secolo. «Come laureata in storia dell’arte in un college femminile, sono sempre stata perplessa dalla mancanza di artiste donne», chiosa Dee. «Con la mostra di settembre, abbiamo la possibilità di riscrivere le donne e altri artisti che sono stati emarginati nel dibattito artistico».

La seconda fiera ha anche dato alle gallerie emergenti l’opportunità di lavorare con i patrimoni degli artisti e di ricontestualizzare gli artisti più giovani presenti tra le loro file, che a loro volta stanno influenzando ciò che i galleristi esporranno nell’edizione di primavera. La galleria locale Kapp Kapp ne è un esempio, con la presentazione di due artisti che abbinano le opere della pittrice Beverly Semmes, che si occupa di come i corpi delle donne (e le loro rappresentazioni) siano stati politicizzati, alle immagini del fotografo Stanley Stellar, le cui foto in bianco e nero dei moli del fiume Hudson negli anni Ottanta celebrano l’erotismo maschile sullo sfondo della crisi dell’Aids.
IMG20230510113545358_130_130.jpeg
Un’altra installazione a quattro mani, proveniente da una galleria vicina, è quella dello stand di PPOW, che contrappone due approcci molto diversi alla rappresentazione del corpo femminile. Le sculture in porcellana di Jessica Stoller, raffiguranti corpi femminili surreali e contorti, si affiancano ai dipinti di Grace Carney, che attenuano il confine tra figurazione e astrazione con suggestioni di arti contorti, corpi legati e forme di lotta.

Oltre agli stand delle gallerie, Independent avvierà una collaborazione con cinque editori che venderanno le stampe degli artisti di persona alla fiera e online. L’editore tedesco Texte zur Kunst lancerà la sua collaborazione con Cecily Brown, mentre il California Institute of the Arts pubblicherà una serie di 50 artisti per celebrare il 50mo anniversario della scuola. Phaidon inaugurerà la serie di collaborazioni d’artista della fiera con litografie dipinte a mano da Jameson Green, che ha avuto uno stand personale all'Independent con la Derek Eller Gallery nel 2021.

Dee infine preannuncia un progetto futuro: «inviteremo un artista che ha avuto un momento importante all'Independent negli ultimi 15 anni a creare un’opera stampata che sarà disponibile sia in fiera che online".

«John on Howard» (1994) di Stanley Stellar. Cortesia dell’artista, Kapp Kapp e Independent New York.

«Angry Bitches (Birth of the Screw)» (2009) di Judith Bernstein. Cortesia dell’artista, Kasmin Gallery e Independent New York

Osman Can Yerebakan, 10 maggio 2023 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

La fiera dedicata alla scena contemporanea dell’Africa e della sua diaspora inaugura la più grande edizione statunitense e aggiunge una mostra di artisti caraibici

Il nuovo assetto settimanale inaugura la stagione artistica primaverile con il botto, inclusi i ritorni di Independent, Nada New York, Tefaf New York e Future Art Fair

Independent mostra il trascurato e l’emergente | Osman Can Yerebakan

Independent mostra il trascurato e l’emergente | Osman Can Yerebakan