Image

Massimo Duranti

Image

Massimo Duranti

«Io, Massimo Duranti, fantasma del comitato scientifico (che non c’è) della strana mostra sul Futurismo alla Gnam»

Pubblichiamo il commento dello studioso alla risposta del sottosegretario Gianmarco Mazzi all’interrogazione parlamentare sulla mostra voluta dall'ex ministro Sangiuliano

Massimo Duranti

Leggi i suoi articoli

Nella riunione del 5 novembre della VII Commissione parlamentare (Cultura, scienza e istruzione), il sottosegretario di Stato per la cultura, l’onorevole Gianmarco Mazzi (Fratelli d'Italia) ha risposto all’interrogazione parlamentare dell’on. Irene Manzi (Pd), sulla condotta dell’organizzazione della mostra «Il Tempo del Futurismo», che si inaugurerà il 2 dicembre presso la Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma.

Avendo «Il Giornale dell’Arte» raccontato con competenze e correttezza l’incredibile vicenda della preparazione della mostra sul Futurismo alla Gnam, ho chiesto di poter pubblicare questa nota riassuntiva e conclusiva (almeno fino all’inaugurazione della mostra) di quanto fino ad ora rilevato, compresa la risposta piena di omissioni e incredibili ammissioni di un sottosegretario a un’interrogazione parlamentare.

Fuori luogo è già il linguaggio, intestato a un burocratese da ufficio legislativo, sulla base di una specie di vademecum obbligatorio, redatto per essere usato in interviste, comunicati ecc, pieno di imprecisioni, pressapochismi, soprattutto contraddizioni, persino ingenue ammissioni, come quella di aver operato riduzioni qualitative e quantitative («Il ridimensionamento, in termini qualitativi e quantitativi, del numero delle opere è stato deciso da Simongini con il vertice politico del Ministero e con la direzione della Gnam»). Ammissione clamorosa di disprezzo per la scientificità e confessione delle dichiarate intromissioni del Ministero nelle scelte artistiche della mostra. Per non parlare della completa omissione del rapporto con i membri del comitato scientifico (che non sarebbe mai esistito, seppure abbia lavorato per un anno interloquendo, come è documentato, con funzionari del Ministero e con il curatore). Dunque, inaudite scorrettezze nei confronti di noti professionisti. La giustificazione è che si attendeva la nomina del direttore della Gnam: cosa c’entra col comitato scientifico di una mostra? Altre bugie riguardano i tagli delle opere, che sarebbero avvenuti a causa della limitatezza degli spazi. È vero il contrario: Sangiuliano in una delle prime riunioni con la direttrice Renata Cristina Mazzantini, che elencava i soli spazi disponibili, prevedendo in contemporanea un’altra mostra, ordinò seccamente che nessuna altra mostra ci doveva essere e che tutto lo spazio doveva essere dedicato al Futurismo.

Io, Massimo Duranti, «fantasma» del comitato scientifico, ho parlato in realtà della mostra nell’ottobre 2023 con Sangiuliano e Osanna (direttore generale Musei del MiC, Ndr) a Matera (inaugurazione della mostra da me curata «Futurismo e Mezzogiorno») pochi giorni prima di ricevere la loro lettera di invito a far parte del comitato, e ancora con Osanna a Perugia mentre stavo lavorando alle sezioni che Simongini mi aveva assegnato. Sempre io sono il fantasma che ha partecipato anche alla lunga riunione alla Gnam, convocata con email dalla direttrice, che ha dichiarato poi di non essere venuta a conoscenza dell’esistenza di un comitato scientifico, poi sostituito da un comitato organizzatore, che di solito si occupa di trasporti e allestimento, non di contenuti. Ma il bello risiede nella sua composizione: Osanna, Mazzantini e Giuli (quando era presidente del MaXXI): incredibilmente non ne faceva parte Simongini. A riprova, dunque, che le decisioni le prendevano altri e non il curatore.

Tornando ai tagli maldestri e dichiaratamente «qualitativi»: Boccioni con la sua scultura simbolo del Futurismo, ovvero «Forme uniche della continuità nello spazio». Opera che potremo vedere soltanto sui 20 centesimi di euro ma non in mostra, pur essendocene almeno due disponibili. In cambio avremo un Duchamp, il quale aborriva il Futurismo, ma che ne dipinse un vago riferimento in «Nudo che scende le scale n. 2», il cui prestito da un museo americano ci costerà 60mila euro. Il Futurismo in Sicilia, ma un po’ di tutto il Mezzogiorno, sembra che non sia esistito. Ma alla matita dei tagliatori di opere su ordine perentorio di Sangiuliano non è scampato neanche Andreoni, milanese, artista di punta degli sviluppi futuristi, e neanche un'altra delle poche donne futuriste, Leandra Angelucci Cominazzini, benché si sia salvata Regina, perché proprio io ho fatto scovare nei magazzini della Gnam una sua scultura dimenticata e non inventariata. Nell’anno del Giubileo a Roma non si è salvata neppure l’arte sacra futurista, oggetto del manifesto del 1931 e di tante mostre: ne rimarrà un solo esempio. Il discorso potrebbe continuare con i cancellati Boccioni, alcuni Depero importanti ed anche qualche Balla, seppure presente con tante, troppe opere anche insignificanti, perché le altre, quelle importanti, non avevano gli «sponsor» giusti. Stessa sorte è stata riservata a noti collezionisti e ad alcuni artisti che hanno seguito echi futuristi e che sono anche collezionisti (uno, notissimo, torinese; si riferisce con ogni probabilità a Massimo Massano, Ndr) ai quali furono richieste opere, poi cancellate. Si potrebbe compilare un florilegio con le lettere indignate alla direttrice della Gnam di collezionisti infuriati.

Il sottosegretario se la cava dicendo che è prassi comune chiedere più opere per poi ridurle. Al contrario, una condotta corretta, specie da parte di un Ministero, è che quelle che si ottengono si tengono e non si cancellano. 

Fra le figuracce, non si può non ricordare le lettere di richiesta col nome di un cocuratore, Alberto Dambruoso, lettere spedite a mezzo mondo. Il nominativo è poi scomparso, a Dambruoso venne chiesto di fare un passo indietro, ma dopo aver speso, appunto, il suo nome pubblicamente un anno prima.

L’effetto della cancellazione del comitato scientifico fantasma è che questa è l'unica mostra di questa portata a non averlo. Altra astrusità nella risposta: Simongini non aveva potere di nominare, ma quello conferitogli nella lettera di incarico era di proporre le nomine dei collaboratori, cosa che ha fatto, indicando conclamati esperti della materia. Simongini indicò infatti sia i soggetti per il comitato scientifico, affidando loro anche la curatela di una o più sezioni (come risulta dalla fitta corrispondenza, sempre inviata in copia al Ministero) che gli autori dei testi, tutti qualificati, che avrebbero scritto pur non facendo parte del comitato scientifico, come Daniela Fonti e Federica Pirani, che hanno declinato in corso d’opera visto il crescente pasticcio. Anche Claudia Salaris, massima esperta di letteratura futurista, si ritirò presto dal comitato scientifico. Clamorosa, da ultimo, l’indignata reazione del professor Günter Berghaus (reso noto proprio da «Il Giornale dell’Arte») quando si è accorto che la sua presenza sarebbe stata solo, come ha detto, una «foglia di fico» per un’operazione espositiva ormai degenerata scientificamente e caratterizzata politicamente.

In tutto questo, la figura del professor Simongini, checché ne dicano il sottosegretario e la direttrice della Gnam, appare inequivocabilmente il classico caso del vaso di coccio fra i vasi di ferro, attribuendo a lui tutte le scelte dei tagli delle opere e degli autori dei testi, responsabilità che si smentiscono facilmente leggendo le decine e decine di email dello stesso ai membri del comitato scientifico.

Per concludere, da quanto asserisce la direttrice della Gnam, sul taglio nazionalpopolare e spettacolare della mostra, iniziamo a temere che i quadri, alla fine, potrebbero risultare il contorno o l’arredo di una messa in scena d’epoca.

In definitiva, non sono un estromesso indignato, bensì felice di non mettere la faccia in una mostra che non ha caratteri di scientificità, bensì di appropriazione ideologica, cosa che all’inizio non era, e che sarà spiegata in catalogo, in larga prevalenza, da non esperti di Futurismo, spesso orientati politicamente.

Massimo Duranti, 13 novembre 2024 | © Riproduzione riservata

«Io, Massimo Duranti, fantasma del comitato scientifico (che non c’è) della strana mostra sul Futurismo alla Gnam» | Massimo Duranti

«Io, Massimo Duranti, fantasma del comitato scientifico (che non c’è) della strana mostra sul Futurismo alla Gnam» | Massimo Duranti