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Islamexit: documentare la provenienza

Alle aste islamiche di ottobre attesa per le turbolenze internazionali

Henrietta Sharp Cockrell

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La provenienza resta una delle maggiori sfide per il mercato di arte islamica. Per vendere un’opera una casa d’aste deve fornire prove documentate, non solo ragionevoli, dell’uscita della medesima dal suo Paese d’origine prima di un certo anno stabilito dalla legislazione: una precauzione per prevenire commercio illecito e saccheggio.

Se il rispetto di questa normativa è il benvenuto, il nuovo Governo egiziano ha però messo a dura prova negli ultimi 18 mesi le vendite all’asta, pretendendo a quanto pare addirittura di mettere in discussione tutte le vendite di antichità egizie. Oggetti perfettamente vendibili sono rimasti a impolverarsi nei depositi nel timore che fossero confiscati.

Tuttavia, nonostante queste restrizioni, il mercato di arte islamica continua a crescere. Da Sotheby’s e Christie’s i totali delle aste e i volumi di vendita sono stati più alti nelle aste di aprile di quest’anno rispetto alla somma di quelle di aprile e ottobre dello scorso anno. I lotti venduti a più di 100mila sterline (allora equivalenti a 125mila euro) sono stati 12 per Sotheby’s e 7 per Christie’s. Quasi un terzo di questi 19 lotti è stato acquistato da istituzioni. 

Continuano inoltre ad arrivare sul mercato oggetti eccezionali. Il 20 ottobre Christie’s proporrà una pagina di cui non si avevano tracce prima d’ora del manoscritto indiano Hamzanama (1564), con una stima prudenziale di 230-350mila euro. L’illustrazione raffigura Amir Hamza (zio del profeta Maometto) appeso alle zampe dell’uccello-fenice Rukh, e sarà sicuramente il cavallo di battaglia della settimana islamica. Christie’s offre anche in vendita un grande bacile d’ottone mamelucco, realizzato per il sultano al-Nasir Muhammad ibn Qalawun, stimato 70-93mila euro, venduto da una storica famiglia europea. Vista l’importanza della provenienza, le «single-owner collections» ben documentate sono le più ricercate. Il 19 ottobre Sotheby’s proporrà la collezione Khosrovani-Diba di 35 miniature in gran parte indiane, tra cui un esemplare moghul con un cavallo reale spazzolato da tre stallieri (1570-80 ca, stime 230-350mila euro). L’opera ha fatto parte delle biblioteche imperiali di tre imperatori moghul. L’asta principale di Sotheby’s comprenderà anche 50 lotti dalla collezione di manoscritti dello scomparso Djafar Ghazi.

Tra gli addetti ai lavori c’è chi si chiede se il fallito colpo di Stato in Turchia possa rallentare il dinamismo del mercato turco. Un dipinto a olio del sultano Osman venduto da Sotheby’s ad aprile di quest’anno era stato acquistato dal Governo turco a 658mila euro per essere esposto al Palazzo Topkapi di Istanbul. Questo mese Sotheby’s proporrà un dipinto europeo, simile a quello, raffigurante Bayazid I (1580 ca) a 175-230mila euro. Ora che i potenziali compratori sono distratti dai recenti eventi e il loro numero è calato, resta da vedere se si confermerà la forza di questo mercato.

Secondo Romain Pingannaud del dipartimento di arte islamica di Christie’s South Kensington, un paio di proprietari hanno ritirato i loro lotti giustificandosi con l’incertezza sull’Iva e sulla futura legislazione in materia di import-export. La maggior parte dei venditori però continua a consegnare opere, convinta che il ridotto valore della sterlina e la percezione dell’arte come un investimento stabile incoraggerà gli acquirenti. Pingannaud sottolinea inoltre che, anche se la sterlina più debole potrebbe fare la differenza per alcuni, gli acquirenti più importanti hanno patrimoni troppo diversificati per preoccuparsi di Brexit.
 

Henrietta Sharp Cockrell, 12 ottobre 2016 | © Riproduzione riservata

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