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Ivy Credwson (Foto di Craig Markus)

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Ivy Credwson (Foto di Craig Markus)

Ivy Crewdson ora viaggia da sola

La figlia dello scultore Joel Shapiro lancia la propria attività di consulenza artistica

Hilarie M. Sheets

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Una vita nel mondo dell'arte, alla fine, era inevitabile per Ivy Crewdson. Come unica figlia dello scultore Joel Shapiro, è cresciuta circondata dall’arte. Ma trovare la sua strada è stato tutt'altro che un percorso facile e diretto. La Crewdson ha iniziato a studiare scultura all'Oberlin College in Ohio prima di trasferirsi a studiare storia dell'arte alla New York University, e proseguire per ottenere i suoi master all'Institute of Fine Arts.

Ha lavorato per un decennio alla galleria di Barbara Gladstone e come consulente artistico per 13 anni con Allan Schwartzman, più recentemente presso Art Agency Partners (AAP) che è stata acquistata da Sotheby's nel 2016.

Ma l'anno scorso Crewdson si è messa in affari da sola, lanciando la propria attività di consulenza. «È stato un viaggio complesso pensare di viaggiare da sola», dice, seduta al tavolo della sua cucina, la sua base operativa nell'appartamento di Brooklyn Heights che condivide con i suoi due figli adolescenti avuti dal suo matrimonio durato dieci anni con il fotografo Gregory Crewdson. Dice di aver imparato molto lavorando sotto l'egida di Schwartzman, che le infuse grande flessibilità e indipendenza, anche dopo che AAP fu acquistata da Sotheby's.

E proprio a marzo del 2020, prima che Schwartzman lasciasse l'AAP, Crewdson ha sentito che era giunto il momento di fare un salto professionale, con una spinta arrivata direttamente da Barbara Gladstone in persona.

«Barbara mi ha detto: “Perché dovresti lavorare per altri? È davvero importante per le donne avere una propria attività in questo momento. Hai clienti, fallo”», dice Crewdson. «Nessuno ha avuto più influenza di lei su di me». Nel nuovo ruolo, Crewdson sente di poter finalmente collegare tutti i punti del puzzle della sua vita.

È cresciuta negli anni '70, facendo la spola tra gli appartamenti di Manhattan dei suoi genitori divorziati: Amy Snider, che gestiva il programma di educazione artistica al Pratt Institute ed era coinvolta nella pionieristica pubblicazione femminista «Heresies», e suo padre, che all'epoca era un astro nascente della galleria di Paula Cooper insieme ai suoi amici più cari, gli artisti Jennifer Bartlett (madrina di Crewdson) ed Elizabeth Murray. «Conosco Paula Cooper da quando sono nata, è significativo per me ricevere informazioni da lei e sapere, per esempio, che sto comprando il Sol LeWitt giusto».

Crewdson ha lavorato alla reception della sua galleria mentre era alle superiori. I pezzi di tutti questi artisti abbelliscono le pareti del suo appartamento, accanto ai dipinti di Cecily Brown, la sua migliore amica, Carroll Dunham, un altro artista a cui è vicina dai suoi giorni alla Gladstone, e Lois Dodd, il cui lavoro ha acquistato ultimamente per alcuni clienti.

Murray ha presentato Shapiro alla sua attuale moglie, la pittrice Ellen Phelan, da Fanelli, uno dei tanti bar del centro in cui Crewdson è stata trascinata durante la sua giovinezza. «Di cosa stavano parlando che io non sapevo?» si chiede ora, rivisitando gli anni '70, anche alla luce delle discussioni con suo padre, come parte di una sua ricerca per un prossimo progetto curatoriale.

«Tutto ciò che davo per scontato è diventato oggi super coinvolgente per me». Nel suo lavoro di costruzione di vere e proprie collezioni per i clienti, Crewdson è un intermediario sempre in sintonia con l’altro. «Sono molto coinvolta nella psicoanalisi e mi è sempre piaciuto capire cosa si adattasse ad una persona», dice. Non storce il naso all'idea di decorare le case delle persone. «C'è tutto ciò che devi considerare: il pezzo, da dove viene, ed il valore, ovviamente. Ma non sono così interessata alle tendenze. Ci sono così tante cose che non sono oggi orientate al mercato, ma che amo».

Durante la pandemia, è tornata un po’ alla figurazione. «In qualche modo la paura collettiva che si è oggi ulteriormente insinuata nella nostra società potrebbe creare un pubblico che gravita verso la tangibilità della pittura, in particolare un certo tipo di pittura figurativa come [quella di] Salman Toor e Kerry James Marshall», dice. La perdita delle fiere d'arte è significativa e sta obbligando i dealer a lavorare molto di più.

In tutto questo, comunque l'arte ha dimostrato di essere un buon mercato: «Quando guardo il portafoglio di un cliente, anche se alcune cose non sono andate molto in alto, altre possono aver avuto rialzi molto rilevanti. In generale, come asset, l’arte è come gli immobili. Tu la vivi: la cosa funziona bene». Crewdson e Shapiro hanno una fondazione; alla fine sarà lei a gestire la proprietà di suo padre, così come quella di Phelan, che non ha figli suoi. A 79 anni, Shapiro è ancora attivo in studio: padre e figlia hanno ottime relazioni e parlano quotidianamente di arte.

«Joel sarebbe stato felice se fossi diventata una veterinaria, ma penso anche che gli sia di conforto sapere che io sia nel suo stesso campo di attività. So con chi parlare in una casa d'asta od in una galleria. Posso anche dargli qualche consiglio: ma non sempre li ascolta. Lui può decisamente darmi consigli, e di solito io lo ascolto».
 

Ivy Credwson (Foto di Craig Markus)

Hilarie M. Sheets, 24 febbraio 2021 | © Riproduzione riservata

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