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Anna Brady
Leggi i suoi articoliThaddaeus Ropac ha assunto la rappresentanza di Jordan Casteel (Denver, Stati Uniti, 1989) in collaborazione con la galleria newyorkese Casey Kaplan, che segue la pittrice dal 2016. Il sodalizio sarà celebrato ad aprile con un’esposizione della sua produzione più recente negli spazi londinesi di Ropac, a cui avrà seguito, il prossimo anno, la prima personale europea nella sede di Parigi.
«Jordan Casteel si distingue nella sua generazione di pittori per la straordinaria acutezza di osservazione e per il trattamento empatico dei suoi soggetti, afferma Thaddaeus Ropac, la cui galleria rappresenta attualmente oltre 70 artisti. Un magnetico senso di vicinanza e di immediatezza definisce il suo approccio pittorico, mentre cattura intimamente la loro umanità e la loro sfera personale. Si interroga su come essere visti e come rappresentare, riflettendo su interconnessione, appartenenza e identità».
Per le sue opere dai colori vibranti e di grandi dimensioni, Casteel trae ispirazione da artisti figurativi come Alice Neel e dall’ambiente in cui vive; invece di chiedere ai suoi soggetti di posare in uno studio tradizionale, preferisce «incontrare le persone dove sono invece di chiedere loro di venire nel mio studio». La pittura, dice, «diventa uno strumento per far sì che le persone vedano la nostra molteplicità: la nostra tristezza, la nostra gioia, il nostro amore, la nostra perdita, i nostri momenti di quiete e i momenti che non vengono ascoltati». Allo stesso modo è importante il processo di elaborazione: «Man mano che le sezioni del dipinto si sviluppano, la forza e la presenza dei colori cominciano a raccontare la storia, accumulandosi e prendendo forma, con campiture sulla tela che a volte sembrano quasi mappe topografiche sul volto di qualcuno o nelle loro mani».

Jordan Casteel, «Naima’s Gift (Deon, Kym and Noah)», 2023. Foto: David Schulze. © Jordan Casteel. Cortesia della galleria Thaddaeus Ropac
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