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Carla Lonzi

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L’Archivio Carla Lonzi alla Fondazione Lelio Basso: il femminismo sposa il socialismo

Il fondo della critica d’arte è stato restituito agli eredi dalla Gnam di Roma, perché in verità «mai donato». Ora trova definitivamente casa nell’istituzione dedicata al cognato

Guglielmo Gigliotti

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L’Archivio Carla Lonzi torna a casa, ma in una casa d’oro: la Fondazione Lelio e Lisli Basso di Roma. Torna a casa, perché la sorella di Carla Lonzi sposò il figlio di Lelio Basso. E la casa è d’oro perché una paladina dei diritti femminili come la Lonzi non poteva trovare sede definitiva più adatta dell’istituzione fondata da un campione dell’antifascismo (sotto Mussolini) e dei diritti civili e dei lavoratori (da politico e intellettuale) come il socialista Lelio Basso (1903-78).

Le vicende del fondo della critica d’arte Carla Lonzi (1931-82) sono state già ampiamente raccontate da questo giornale: acquisito nel 2017 in modalità di «comodato d’uso» da Cristiana Collu, l’allora direttrice della Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma, fu riordinato, restaurato, indicizzato e digitalizzato dagli archivisti del museo, così da renderlo anche consultabile sul sito del museo.

Ma il prezioso archivio (cinque metri lineari di carteggi, materiale iconografico, fotografie, diapositive, audiocassette, video, dattiloscritti e appunti manoscritti) non era giunto, come detto, in forma di donazione da parte dell’erede, Battista Lena (figlio di Carla), ma di suo «affidamento temporaneo», ovvero prestito. La donazione, pur richiesta dalla nuova direttrice del museo, Renata Cristina Mazzantini, non è mai avvenuta, cosicché il museo ha ritenuto non poter gravarsi più di ulteriore spesa di denaro pubblico per la manutenzione di un fondo non di sua proprietà, e lo ha restituito agli eredi.

L’Archivio Lonzi, giunge così ad arricchire la Fondazione Basso, un’istituzione tra le più vive in Italia nell’elaborazione della cultura democratica, dei diritti e della pace, non solo per i suoi 90 fondi archivistici già di proprietà e per l’immensa biblioteca di Lelio Basso, ma per l’attività di studio e confronto che essa promuove. Dichiara Franco Ippolito, presidente della Fondazione: «Siamo ben lieti che Battista Lena abbia scelto di far confluire l’archivio di Carla Lonzi nel patrimonio archivistico della Fondazione Basso, ove sono presenti, conservati e classificati gli archivi di donne e di uomini che hanno innovato, movimentato e fatto avanzare il panorama delle culture politiche nazionali e internazionali. Il femminismo costituisce il più originale e innovativo movimento che, a partire dagli anni ’70 del Novecento, ha positivamente scompaginato e messo in tensione tutte le culture politiche, sfidandone e mettendone alla prova contenuti, orientamenti, capacità di analisi e di visione progettuale. Come è noto, al femminismo Carla Lonzi ha fornito i testi fondativi vitali».

Nel 1970, Carla Lonzi fondò assieme a Carla Accardi ed Elvira Benotti il gruppo Rivolta femminista, dando, tra le primissime in Italia, voce alle prerogative delle donne, come precedentemente aveva fatto con la voce degli artisti: nel libro Autoritratto del 1969 (ripubblicato nel 2024 da La nave di Teseo, a cura di Annarosa Buttarelli), 14 artisti italiani del tempo, da Kounellis a Paolini, parlano del proprio lavoro senza filtro critico. «La creazione artistica», diceva Carla Lonzi, «è già un atto critico in sé».

Guglielmo Gigliotti, 14 novembre 2024 | © Riproduzione riservata

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