Paola Iazurlo
Leggi i suoi articoliPresso il Seminario Arcivescovile San Pio X sono stati presentati i primi risultati dello studio tecnico conservativo e dell’attività di pronto intervento svolta durante il cantiere della Scuola di Alta Formazione dell’Istituto Centrale per il Restauro (Icr) sui bozzetti a olio su tela di Giulio Aristide Sartorio per il progetto di decorazione musiva della Cattedrale di Messina. Il cantiere è il risultato di un rapporto di collaborazione tra Icr, Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali della Regione Sicilia (responsabile della tutela delle opere), Arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela (proprietaria dei beni) e Seminario Arcivescovile San Pio X, sede di collocazione del ciclo e dell’attività del cantiere didattico.
Nel 1930 Giulio Aristide Sartorio (Roma, 1860-1932) si aggiudica il progetto per la decorazione musiva che doveva rivestire le pareti interne della Cattedrale di Messina, da poco ricostruita a seguito del devastante terremoto del 1908. Per l’anziano artista l’incarico è l’occasione per affrontare nuovamente un progetto di ampio respiro su vasta scala, una formula più volte sperimentata negli anni della maturità, confrontandosi questa volta con la tecnica musiva e con temi di pittura ecclesiastica fino ad allora estranei al suo repertorio. Il progetto iconografico, incentrato sul legame protettivo tra la Vergine e la città di Messina, viene messo a punto dall’arcivescovo della città Angelo Paino con esplicito richiamo ai cicli musivi della Sicilia normanna. L’artista studia con passione le fonti ma la traccia iconografica e i modelli bizantini vengono trasposti in una personalissima versione che combina il sacro e il profano, in un linguaggio eclettico e moderno dove spunti simbolisti sono aggiornati a un vigoroso realismo.
Minato dalla malattia, che gli viene diagnosticata proprio nel 1930, Sartorio riesce a consegnare solo 13 bozzetti a tempera su carta, relativi all’intera decorazione musiva, e 36 dipinti a olio su tela che riproducono in scala reale parte della decorazione della controfacciata con la Vergine in gloria. La morte, sopraggiunta nel 1932, gli impedisce di completare il lavoro che, dopo varie vicissitudini, sarà definitivamente abbandonato con i bombardamenti subìti dalla città durante la Seconda guerra mondiale e l’ultima distruzione della Cattedrale. Rimangono i 36 «cartoni al vero su tela», più che bozzetti preparatori alla decorazione musiva, eccellenti opere d’arte di valore autonomo. Per la controfacciata Sartorio concepì una monumentale scenografia, un affollato insieme di figure di grande forza espressiva, trasposte in un acceso cromatismo e in quel suo stile personale di raffinata eleganza formale che al tempo suscitò più obiezioni che consensi da parte della commissione giudicatrice nominata dal Ministero. Rimasto incompiuto per il sopraggiungere della morte, l’insieme delle 36 tele costituisce oggi il testamento spirituale dell’artista, la sua personale interpretazione del tema sacro a cui lavorò fino in punto di morte.
Per salvaguardare questo corpus rimasto smembrato in vari locali del Seminario e recentemente dichiarato «di eccezionale interesse storico artistico» (ai sensi dell’art. 10 del decreto legislativo 42/2004), l’Icr ha avviato un progetto di ricerca che ha previsto un primo cantiere ricognitivo per lo studio della tecnica e dei problemi conservativi su alcuni del 36 dipinti. Le opere selezionate sono state sottoposte a una campagna fotografica ad alta risoluzione e, laddove necessario, a un rilievo fotogrammetrico, quindi indagate mediante osservazione diretta in luce visibile (diffusa e radente), luce Uv e con microscopio digitale portatile. I dati raccolti sono quindi confluiti in una documentazione grafica in Cad e in una scheda tecnico conservativa organizzata sulla base di un modello schedografico messo a punto dall’Icr per guidare l’esame delle opere e permettere la corretta organizzazione dei dati.
In tale contesto è stato stretto un accordo di collaborazione scientifica tra l’Icr e il Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali (Dsbga) dell’Università di Catania per una campagna di analisi diagnostiche non distruttive eseguite in situ durante il cantiere. L’esame ha messo in evidenza i gravi problemi conservativi, in particolare del supporto in tela, interessato da lacune e ampie lacerazioni poste soprattutto in corrispondenza dei bordi, alcune delle quali risanate grossolanamente nei passati interventi di manutenzione. Spesso le tele sono risultate distaccate dal telaio e deformate, mentre la pellicola pittorica, rifinita con tecniche a secco e priva di vernici protettive, è apparsa spesso interessata da forme di decoesione. Durante il cantiere sono state eseguite alcune operazioni di pronto intervento, finalizzate alla messa in sicurezza delle parti fortemente a rischio. Conclusa questa prima fase, due opere sono ora in procinto di giungere nel laboratorio Materiali dell’Arte Contemporanea dell’Icr per essere sottoposte a studi più approfonditi e al restauro.
Un secondo cantiere nel Seminario, programmato per il prossimo settembre, permetterà di stilare una più ampia casistica dei diversi problemi conservativi. Al termine di questa fase di studio, sarà possibile mettere a punto un progetto di intervento su tutte le opere calibrato sulle singole effettive necessità conservative, nella speranza di individuare i fondi necessari per l’esecuzione del lavoro e di coniugare il restauro a un’adeguata valorizzazione e alla ricomposizione del ciclo in uno spazio unitario.
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