«Impressionisti in Normandia», la mostra allestita nel Museo degli Innocenti di Firenze dal 21 novembre al 4 maggio 2025 non deve né creare l’aspettativa di vedere una sfilata di star, di icone di quel movimento pittorico, ma neppure esser snobbata da chi, appunto, pensi si tratti della solita rassegna col titolo a effetto, perché raccoglie invece, oltre a opere di impressionisti quali Monet o Renoir, quelle di altri grandi francesi, Courbet, Corot, Delacroix, Daubigny, Boudine Huet, il cui ruolo rispetto all’Impressionismo è poi ben chiarito dal percorso espositivo. Insieme a questi, ci sono anche piccoli capolavori di artisti meno noti, per esempio Adolphe-Félix Cals, che non furono esposti nei Salon e talvolta neppure acquistati da grandi galleristi come Durand-Ruel e Charpentier ma che, in una visione meno schematica della storia, è importante conoscere quali tasselli di uno discorso più ampio.
Il fil rouge della mostra è la terra di Normandia, la fattoria Saint-Siméon, le falesie di Étretat e Fecamp, le spiagge di Deauville, Trouville, Honfleur, luoghi di villeggiatura ma anche di lavoro, la Senna col suo estuario a Le Havre, che attraversa campagne più vicine a Parigi, tra cui Giverny dove si stabilirà Monet (in mostra anche uno stagno delle celeberrime «Ninfee»). Scenari tradotti in visioni talvolta potenti, talaltra molto rarefatte, talora con tocchi ancora minuziosi nelle figure, ma già impressi da una forte sensibilità ai fenomeni atmosferici nel paesaggio, sebbene vi sia anche qualche dipinto di impronta più naturalista, come quello di Ulysse Butin: «Con la collezione dell’Association Peindre en Normandie, che ho creato trent’anni fa insieme con il Consiglio regionale della Bassa Normandia, ci spiega il curatore Alain Tapié, ho voluto dare un volto alla storia di un Impressionismo completo, non fatto di grandi avvenimenti, di grandi nomi, ma un tessuto creativo che si crea nel dialogo tra la fisica della natura e la fisica della pittura, e bisogna capire che cosa sia questa fisica della natura, costituita da luce, texture, umidità: la Normandia è un paese umido e per essere impressionisti bisogna lavorare nell’umidità! Un grande storico dell’arte diceva che nell’acqua si vede la divisione del colore e la diffrazione della luce. L’impressionismo non nasce nel 1874».
Le sezioni tematiche sono scandite da citazioni di scrittori (Hugo o Baudelaire, ad esempio) e di artisti, tra cui Eugène Delacroix molto attento, proprio guardando l’acqua, a fenomeni che poi avrebbero avuto una spiegazione scientifica negli studi di Michel-Eugène Chevreul, anch’essi ben illustrati in mostra dal Cercle chromatique; e c’è anche una significativa fotografia nella quale Nadar sta intervistando lo scienziato. «Delacroix aveva già intuito tutto, nota Tapié, e nel 1824 parlava di equivalenti plastici per liberarsi dal vincolo della mimesis» e quindi dalla rivalità con la fotografia. «Prima ancora c’erano stati gli acquerellisti inglesi; una sprezzatura del gesto che si può ritrovare perfino nel Cinquecento».