Margherita Fochessati
Leggi i suoi articoliA cura di Rossana Vitiello, con la collaborazione di Andrea Marmori, Valentina Tonini e Martina Avogadro, la mostra «Pieter Brughel il Giovane. La Crocifissione di Castelnuovo Magra. Restauri e confronti», in corso fino al 5 novembre al Museo Amedeo Lia nasce con la finalità di valorizzare e mostrare per la prima volta al pubblico la «Crocifissione» di PieterBrueghel il Giovane al termine del restauro realizzato presso il laboratorio della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e della provincia di La Spezia, in collaborazione con l’Università di Genova.
Conservato nella Chiesa di Santa Maria Maddalena a Castelnuovo Magra, dove giunse nel 1890 in seguito a una donazione, il capolavoro fiammingo nel corso degli ultimi decenni è stato oggetto di travagliate vicende conservative, costellate da furti e tentativi di furto, l’ultimo sventato nel 2019 grazie all’intervento dei Carabinieri.
A partire dall’autunno del 2021 il dipinto è stato sottoposto a una minuziosa opera di recupero e studio che ha permesso di ricondurlo all’interno della produzione della bottega di Brueghel il Giovane. Realizzato su un supporto costituito da cinque tavole in quercia, presentava, come evidenziato dalla restauratrice Valentina Tonini, problemi di diversa natura: alcune tavole erano disgiunte tra loro ed estese aree della pellicola pittorica recavano segni di distacco della superficie; la cromia risultava alterata a causa dall’invasivo intervento di restauro effettuato nel corso dell’Ottocento che aveva abraso le tonalità del cielo, poi coperto poi da un colore scuro tanto che si era ritebuto che l’episodio della Crocifissione fosse ambientato di notte.
La pulitura del dipinto ha permesso di recuperare l’equilibrio cromatico originale, portando alla luce le tonalità del cielo che invece Brueghel aveva modulato con toni luminosi, attraversato da uccelli e velato da nuvole. Analisi e indagini diagnostiche multispettrali hanno inoltre rilevato, sotto gli strati pittorici, la presenza di un disegno preparatorio eseguito a mano libera dall’artista.
Unica in Italia, questa «Crocifissione» si inserisce nel numero di repliche di un prototipo andato perduto del quale esistono una ventina di versioni, tutte eseguite nell’ambito della bottega di Brueghel e conservate presso diversi musei internazionali. All’interno del percorso espositivo della mostra che, come sottolinea Rossana Vitiello, «costituisce una fonte di studio continuo», il dipinto è messo a confronto con altre opere dell’artista, tra cui la «Crocifissione» proveniente dalla chiesa parigina di Saint Séverin, offrendo un inedito raffronto iconografico e stilistico tra due esempi di questo soggetto che il maestro fiamingo declinò negli anni in numerosi esemplari.
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