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Katarzyna Perlak, «Broken Hearts Hotel», 2021

Photo: Hicham Gardaf

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Katarzyna Perlak, «Broken Hearts Hotel», 2021

Photo: Hicham Gardaf

La Liverpool Biennial poggia sull’arenaria

Si estende in 18 luoghi cittadini il programma di mostre, spettacoli, workshop ed eventi collaterali della 13ma edizione del più grande festival gratuito di arti contemporanee della Gran Bretagna 

Si intitola «Bedrock» (substrato roccioso) ed è curata da Marie-Anne McQuay in stretta sinergia con Samantha Lackey la 13ma edizione della Liverpool Biennial, mostra di arte contemporanea che dal 7 giugno al 14 settembre popola 18 luoghi della città confermandosi come il più importante festival gratuito di arti visive contemporanee del Regno Unito. Un programma di mostre, spettacoli, workshop ed eventi collaterali copre un arco di 14 settimane, mettendo in luce la vivace scena culturale di Liverpool. In tempi di grande incertezza, come fonte di ispirazione e riferimento sono state scelte «le fondamenta fisiche in arenaria della città che diventano metafora dei suoi specifici valori civili, segnati dal passato coloniale, afferma McQuay. Ho quindi chiesto ai 30 artisti invitati di presentare il loro “bedrock” condividendo valori, persone e luoghi che rappresentano per loro fondamento e sostegno, come la famiglia originaria o quella di adozione, il patrimonio culturale ancestrale tramandato di generazione in generazione e la natura che nutre e rigenera. “Bedrock” è il nostro comune punto di partenza». «Questa edizione della Biennale si pone come momento di riscoperta e collegamento con le nostre fondamenta e radici, le fa eco Lackey, direttrice della manifestazione, ma ci consente anche di implementare le nostre collaborazioni con artisti e collettivi provenienti da tutto il mondo. Risiedendo a Liverpool, Marie-Anne comprende profondamente lo specifico contesto locale in cui lavoriamo, ma molto dobbiamo anche ai nostri partner, nuovi o di lunga data, tra cui i nostri principali finanziatori Arts Council England e Liverpool City Council». 

Le installazioni urbane di nuova commissione sono 22. Tra gli artisti coinvolti, Alice Rekab (artista neurodivergente e non binaria dalle origini africane e irlandesi) presenta una sequenza di cartelloni pubblicitari che interessano non solo Liverpool ma anche Edimburgo, in collaborazione con il locale Art Festival. A Liverpool il progetto nasce dai laboratori realizzati con gli studenti del City of Liverpool College e colonizza il grande centro commerciale Liverpool One esplorando esperienze legate a multiculturalità, migrazione e appartenenza. Tra gli ex magazzini portuali di Mann Island Anna Gonzalez Noguchi presenta una scultura modulare, ispirata alla storica importazione di piante «straniere» e alle collezioni botaniche della città. Nel magnifico parco urbano di origine settecentesca dei St John Gardens l’irlandese Isabel Nolan espone una scultura in cemento e acciaio ispirata alle vetrate della Cripta Lutyens nella novecentesca Cattedrale neogotica anglicana, mentre suoi dipinti e tessuti sono accolti dalla Walker Art Gallery. Tra i luoghi coinvolti dalla biennale si segnala anche la locale Chinatown, dove ChihChung Chang e Karen Tam esplorano la costruzione dell’identità asiatica nei contesti occidentali da parte della comunità diasporiche. È invece alla Tate Liverpool + Riba North che la congolese Hadassa Ngamba espone per la prima volta in Gran Bretagna un’opera della serie «Cerveau», basata su indagini cartografiche legate alla storia del Congo e sulla mappatura psicologica dei territori che esiste dentro di noi. Riccamente stratificata, la superficie dell’opera è segnata da materiali e pigmenti provenienti dal Congo come il cobalto, la cui estrazione è tuttora all’origine di uno sfruttamento minorile di stampo tristemente coloniale.

Elena Franzoia, 06 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

La Liverpool Biennial poggia sull’arenaria | Elena Franzoia

La Liverpool Biennial poggia sull’arenaria | Elena Franzoia