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Roberta Bosco
Leggi i suoi articoliLa Sagrada Familia è di nuovo nell’occhio del ciclone. Mancavano pochi giorni alla celebrazione del secondo Gaudí World Congress e a Barcellona stavano già arrivando esperti da mezzo mondo, quando Dani Mòdol, assessore all’Architettura, Paesaggio urbano e Patrimonio del Comune di Barcellona ha ravvivato le braci mai spente della polemica, definendo il celebre tempio, «una pseudo opera di Gaudí, una farsa che trasciniamo da troppo tempo». La dichiarazione riflette la posizione della nuova Giunta municipale, in mano a Bcn en Comú (una versione spagnola del Movimento 5 Stelle), chiamata ad approvare la demolizione di alcuni edifici della calle Mallorca per creare ex novo il piazzale d’accesso a una delle facciate della Sagrada, quella della Gloria.
Il dibattito non è nuovo. Da più di 20 anni importanti architetti denunciano «il disastro irreversibile» che comporta continuare una costruzione per la quale non esistono progetti originali, ma solo alcuni schizzi salvati dall’incendio che gli anarchici della Fai appiccarono al tempio nel luglio del 1936.
A differenza del suo assessore, la sindaca Ada Colau ha aspettato che il congresso fosse in pieno svolgimento per annunciare che la basilica non ha la licenza necessaria per la costruzione e sarà trattata come qualsiasi altro edificio della città. Una dichiarazione di guerra alla quale Josep Faulí, l’architetto capo che ha sostituito Jordi Bonet, direttore del progetto negli ultimi 30 anni, ha risposto ribadendo che la licenza, perfettamente in regola, fu concessa nel 1885 a Sant Martí de Provençals. In un dettagliato comunicato, la Sagrada Familia assicura che «vengono seguite scrupolosamente le direttive che Gaudí lasciò scritte, disegnate o scolpite, anche se evidentemente le soluzioni tecniche si sono evolute». Un’evoluzione che permetterà di terminare in 4 anni le torri più alte del tempio che superano i 170 metri e tutta la costruzione entro il 2026.
Il congresso ha fornito anche altri motivi di attenzione mediatica, a partire dalla scoperta di una nuova opera di Gaudí. Si tratta della cappella del Santissimo Sacramento della chiesa di Sant Joan de Gràcia nella piazza della Virreina e lo assicura Josep Maria Tarragona, autore di diversi studi gaudiniani, basandosi su dodici prove. Attribuito fino ad ora a Francesc Berenguer, braccio destro di Gaudí, l’oratorio costruito nel 1909 è già oggetto di controversia per la totale mancanza di documenti che permettano un’attribuzione certa. Molti esperti affermano che lo stile della cappella non coincide con l’austero Gaudí di quel periodo e anche l’attuale parroco Joan Torrent è convinto che l’unica relazione dell’architetto con la chiesa fosse religiosa. «Le prove di Tarragona sono luoghi comuni dell’architettura dell’epoca», asserisce.
Durante il congresso, che ha riunito 300 esperti, il ricercatore Xavier Jové ha mostrato tre fotografie inedite del giovane Gaudí, mentre Conrad Kent, uno dei massimi specialisti del Parc Güell, Patrimonio dell’Umanità Unesco dal 1984, ha definito «una tragedia» il degrado che ha subito negli ultimi anni.
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