«Scirocca» (2005) di Enzo Cucchi

Foto: Elisabetta Benassi. Cortesia della Collezione Rizziero Di Sabatino

Image

«Scirocca» (2005) di Enzo Cucchi

Foto: Elisabetta Benassi. Cortesia della Collezione Rizziero Di Sabatino

La brezza leggera della creatività contemporanea

Nella Fondazione Memmo il decimo capitolo del progetto «Conversation Piece» è una collettiva che pone al centro il vento come simbolo universale e matrice universale delle cose

Nella sua storia secolare, l’uomo ha spesso esercitato un controllo sulla natura e sugli esseri non umani (animali, piante, materiali), trattandoli come risorse da sfruttare o strumenti da manipolare, instaurando con essi un rapporto di dominazione. In questo contesto, la produzione artistica è stata spesso concepita come un atto in cui l’artista, nel suo ruolo di soggetto dominante, modella la materia a sua volontà. La materia così intesa come prodotto del controllo umano si sottomette a una volontà esterna, costituendosi come oggetto passivo del gesto creativo. Ma che cosa accade se consideriamo che anche la materia artistica stessa può possedere un’anima, o meglio, una soggettività intrinseca capace di recuperare un rapporto partitario con il suo uomo-creatore, in cui il processo creativo non è un atto di dominio ma di cocreazione? 

È questo l’interrogativo al centro del decimo capitolo di «Conversation Piece», il ciclo di mostre annuale nella Fondazione Memmo di Roma, a cura di Marcello Smarrelli. Il progetto espositivo «In una brezza leggera», in corso fino al 30 marzo 2025, raccoglie alcuni dei nomi più autorevoli del contemporaneo, figure che hanno intercettato in vario modo la scena artistica romana. Il titolo della mostra evoca il vento come simbolo universale: una matrice originaria delle cose, un principio vitale che intreccia diverse tradizioni culturali. È la brezza biblica che sussurra al profeta Elia, manifestazione di una divinità che si rivela nel più leggero dei respiri; è Zèfiro, vento primaverile nella mitologia greca; è il pneuma, l’essenza vitale che muove il cosmo.

Ispirandosi a questa simbologia, la mostra si snoda attraverso un percorso di installazioni site specific e nuove produzioni, presentate per la prima volta a Roma. Bianca Bondi, in «Pneuma», cattura il lento divenire della materia attraverso la cristallizzazione dei sali: un processo naturale e autonomo che sfugge alla volontà dell’artista. Le opere di Sidival Fila sono dialoghi intimi con materiali antichi: legno, sete e tessuti vengono cuciti e intrecciati, come se l’artista si ponesse in ascolto delle loro storie nascoste. Con «Scirocca», Enzo Cucchi dà forma a una scultura ibrida e organica, nella quale marmo, ferro e fumo convivono in tensione. Come un corpo in evoluzione, l’opera respira nello spazio che introduce alla mostra. Le immagini di Richard Mosse, pur nella loro bidimensionalità, possiedono una profondità visiva sconcertante: la natura ferita e trasformata dall’intervento umano, appare vulnerabile e potentemente vera. Infine, Vanessa Garwood, con «Give Me a Hand to Say Yes», celebra il movimento senza fine, creando un tripudio di figure femminili danzanti. In «In una brezza leggera» il vento, materia inafferrabile e immateriale, permea lo spazio e nutre l’immaginario dello spettatore, suggerendo una visione della creatività come forza trasformativa. Qui l’opera d’arte si sottrae al controllo dell’artista per vivere come organismo autonomo.

Giulia Moscheni, 27 dicembre 2024 | © Riproduzione riservata

La brezza leggera della creatività contemporanea | Giulia Moscheni

La brezza leggera della creatività contemporanea | Giulia Moscheni