Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliSara Funaro (1976) è la nuova sindaca di Firenze, candidata dal Pd per succedere a Dario Nardella. Nipote di Piero Bargellini, il sindaco che gestì il momento cruciale dell’alluvione del 1966, Funaro sottolinea la propria provenienza da una famiglia nella quale le differenze culturali e religiose hanno sempre rappresentato occasione di confronto e arricchimento. Psicoterapeuta, con specializzazioni anche all’estero, Funaro ha vissuto alcuni anni in Brasile, impegnata nel sociale, e quando ha iniziato la sua carriera politica, nel 2014, è stata assessore a Welfare e Sanità, Casa, Pari opportunità, accoglienza e integrazione. Tra i molti compiti che la attendono, quello di governare una piccola città, assediata da un turismo famelico e globalizzato.
«Firenze al plurale»: questo suo slogan elettorale come sarà declinato nel mondo della cultura? Che ruolo può e intende svolgere l’amministrazione pubblica?
La cultura di una città al plurale tocca tutti quei valori, comportamenti e convinzioni che caratterizzano la collettività e che si trasmettono da una generazione all’altra. Ne deriva un’attenzione forte per la produzione culturale, ma non solo per l’offerta culturale legata a un luogo e a un’epoca. Credo che Firenze, da questo punto di vista, sia un faro nel mondo: l’arte, la letteratura, il pensiero filosofico e politico nati in questa città sono patrimonio universale dell’umanità. Per mantenere questo ruolo nel futuro occorre, innanzitutto, una visione che collochi la produzione culturale tra gli assetti strategici per lo sviluppo della città e che non limiti gli sforzi all’organizzazione dell’offerta culturale. Quest’ultima rimane importantissima, ma ci vuole di più. In questi anni abbiamo cominciato ad ascoltare e accogliere, con le residenze presso il Mad-Murate Art District e ora presso il Museo Novecento, artisti che scelgano di venire o tornare o restare a Firenze per produrre arte figurativa, performativa, musicale. Poi abbiamo puntato sulla formazione: il Maggio con la sua Accademia ha un ruolo centrale. Ma è necessario fare di più, e soprattutto inserire ogni azione in una visione che collochi la cultura al centro dei processi produttivi di sviluppo del territorio, da tutti i punti di vista: quello economico, ma anche quello della crescita personale dei cittadini. Nella prospettiva del benessere culturale, oggi abbiamo studi che ci dimostrano come nelle città culturalmente evolute, nelle quali si abbia un’offerta culturale più ricca e strutturata si viva meglio, anche dal punto di vista della salute. Anche la Regione Toscana su questo sta facendo un grande lavoro. Poi è necessario pensare ogni intervento con l’obiettivo di coinvolgere i cittadini e rendere la cultura desiderabile e accessibile. Per questo punterò molto su questi temi per proiettare nel futuro la mia città al plurale.
A Firenze il turismo sempre in aumento, come in altre città d’arte, sta creando condizioni non più sostenibili che ne vanno snaturando il volto rendendola meno vivibile, sotto molti aspetti, anche per i suoi abitanti. Una formula magica ancora non esiste, allora come sindaco come intende contenere questo fenomeno?
Stiamo lavorando ai provvedimenti per limitare gli affitti brevi, così come altre città europee ed extraeuropee. Nel programma elettorale c’è un importante piano casa per offrire alloggi a prezzi accessibili a chi intenda vivere a Firenze. Non esistono soluzioni facili, ma sono convinta che offrire opportunità abitative, servizi per le famiglie (scuole, ambulatori, giardini…) e sostenere le imprese in grado di generare occupazione sia il modo efficace di affrontare il problema.
La Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze a Palazzo Corsini, si offre come la mostra di arte italiana più importante nel mondo. Lei sosterrà il progetto finora costruito dal segretario generale Fabrizio Moretti insieme a Dario Nardella o ha altre visioni in merito?
La Biennale è diventata molto di più di una rassegna dedicata all’antiquariato e attira a Firenze compratori istituzionali di prima grandezza dai più importanti musei del mondo, oltre a visitatori, espositori, lavoratori del mondo dell’arte: un pubblico qualificato, insomma, che è una risorsa per la città. Si tratta, oggi, di un grande progetto culturale collocato in una Firenze che ha da sempre nell’arte uno dei suoi fattori di identità. L’arte è oggi anche un importante mercato che va conosciuto e sostenuto e dal quale si può trarre sostegno per la cura e la valorizzazione di un patrimonio che non ha eguali. In questo contesto culturale si inserisce quindi a pieno titolo la Florence Art Week, sostenuta fin da subito dalla Biaf e dal suo segretario generale Fabrizio Moretti. Questa rassegna dedicata all’arte contemporanea è stata pensata come una cornice nella quale si inseriscono eventi culturali di grande qualità ed è un progetto che da pilota vogliamo rendere stabile, proprio come lo era nelle intenzioni degli ideatori, tra cui l’ex sindaco Dario Nardella.
Il suo avversario alle recenti elezioni, Eike Schmidt, aveva pronunciato a più riprese parole molto dure contro il Museo Novecento, che stupivano chi conosce l’attività portata avanti dal direttore Sergio Risaliti, con mostre non certo blockbuster e non solo nel museo. Ma l’arte contemporanea ha grandi costi. Il Comune di Firenze sosterrà questa realtà cittadina?
Ho la massima stima di Sergio Risaliti e abbiamo in progetto di potenziare la funzione del museo facendone un hub anche della produzione di arte contemporanea con i progetti dedicati alla residenza degli artisti. Ho da subito ritenute ingiuste e pretestuose le accuse di Schmidt. Le attività di Risaliti e del museo lo testimoniano da sé: mostre come quella su Jenny Saville, Cecily Brown, Modigliani o Louise Bourgeois parlano da sole.
Arte è anche architettura. Nei secoli Firenze è stata una grande città contemporanea sotto questo profilo, assai meno negli ultimi decenni. Ricordiamo la polemica sulla pensilina degli Uffizi, mai realizzata. Come la pensa? Ci dovrebbero essere segni non effimeri anche in una città storica come la sua?
Senz’altro, infatti col sindaco Nardella eravamo a favore della realizzazione dell’uscita degli Uffizi progettata tanti anni fa. Dopo di che, non sfugge a nessuno la delicatezza di ogni intervento che incida su un centro storico patrimonio dell’Unesco come quello di Firenze. Discorso diverso riguarda i quartieri e i rioni della città non interessati dal vincolo ed è importante sostenere soluzioni anche ardite, selezionate attraverso concorsi internazionali di progettazione. Lo abbiamo fatto, ad esempio, per il nuovo stadio.
Sempre più governatori e sindaci tengono per sé le deleghe della cultura. Che cosa ne pensa?
Capisco i meccanismi che generano questo fenomeno e che sono volti a tutelare il settore e proteggere gli investimenti necessari, io ho delegato un assessore specifico, dedicato a questo tema che ritengo strategico per la città e per il suo futuro (Giovanni Bettarini, Ndr).
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