Amanda López, «Homegirls, San Francisco», 2008, Washington Dc, National Museum for American History

© Amanda López

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Amanda López, «Homegirls, San Francisco», 2008, Washington Dc, National Museum for American History

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La fotografia americana sotto inchiesta al Rijksmuseum

Per la prima volta il museo olandese espone la sua vasta collezione di scatti statunitensi, raccolta in 10 anni, in dialogo con prestiti da 30 istituzioni internazionali

Si intitola «American Photography» la prima ambiziosa indagine a livello europeo che il Rijksmuseum dedica fino al 9 giugno alla fotografia americana. 200 opere documentano la complessità di tre secoli di storia, dimostrando la pervasiva duttilità del mezzo fotografico. Curata, come il ricco catalogo, da Mattie Boom e Hans Rooseboom e allestita dall’Irma Boom Office, cui si deve anche il design del catalogo, la mostra rappresenta un significativo traguardo per il museo olandese, che espone per la prima volta in assoluto la propria vasta collezione, formata nell’arco degli ultimi 10 anni, accanto a prestiti provenienti da oltre 30 istituzioni statunitensi, olandesi ed europee

«Oltre a concentrarsi sull’arte e sulla storia nazionale, il Rijksmuseum ha tradizionalmente tenuto d’occhio gli sviluppi internazionali, e questo vale in particolar modo per la fotografia, che la Rijksmuseum Print Room ha collezionato dal 1994, affermano i curatori, Quando nel 2005 il museo decise di non limitarsi più all’800 e di collezionare anche la fotografia del XX secolo, si rese conto che uno dei grandi protagonisti della storia della fotografia era sottorappresentato: gli Stati Uniti. Il divario era ancora più evidente se si considera che dalla Seconda guerra mondiale l’America era diventata una superpotenza globale. Dopo il 1945, anche in fotografia, gli Stati Uniti hanno avuto un ruolo di primo piano, prendendo il posto dell’Europa come trendsetter». 

Con scatti non solo di celebrati maestri come Sally Mann, Robert Frank, Lisette Model, Nan Goldin, Richard Avedon, Andy Warhol, Diane Arbus e James Van Der Zee, ma anche di autori sconosciuti e anonimi, la mostra si struttura in otto sezioni tematiche: «A un bivio», «Il sogno americano», «Ritratti, Morte e disastri», «A casa», «Vedere per credere», «Paesaggi» e «La fotografia diventa arte». «Uno dei temi principali è l’evoluzione della fotografia come forma d’arte, dai dagherrotipi del XIX secolo dedicati agli arabeschi descritti dal gelo alle opere di Paul Strand, Charles Sheeler, Sally Mann, Irving Penn, Dawoud Bey e Sarah Sense» proseguono Boom e Rooseboom, dagli anni Novanta curatori delle collezioni fotografiche del Rijks e unici vincitori non statunitensi, nel 2023, del Premio Aipad. «Un altro tema importante è quanto la fotografia sia diventata parte della vita quotidiana, come dimostrano ritratti di famiglia, pubblicità, cartoline, copertine di dischi e altro ancora», aggiungono. 

«American Photography» è affiancata, per la prima volta nei Paesi Bassi, dalla mostra «Carrie Mae Weems: Painting the Town». Quelli che sembrano dipinti astratti sono in realtà fotografie scattate dall’artista nel 2021 a Portland, sua città natale, durante le proteste di Black Lives Matter e documentano l’operazione di censura operata dalla autorità sugli slogan degli attivisti, resi illeggibili da grandi macchie di vernice colorata.

Elena Franzoia, 17 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

La fotografia americana sotto inchiesta al Rijksmuseum | Elena Franzoia

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