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Massimiliano Capella
Leggi i suoi articoliLe trasformazioni nella moda partono anche dal suo linguaggio. Ecco quindi apparire un «Nuovo Vocabolario della Moda italiana», così come recita il titolo di una mostra aperta alla Triennale di Milano fino al 6 marzo
Il vocabolario evocato nel titolo è da intendere nel suo significato di «repertorio di termini e locuzioni», mezzo per definire e cristallizzare il nuovo linguaggio del made in Italy. L’idea di dare una forma, attraverso un percorso espositivo, alla lingua della moda nasce dall’esigenza di riconoscere e celebrare l’Italia della moda contemporanea e i suoi protagonisti, dai marchi ai creativi che negli ultimi due decenni hanno rinnovato l’essenza culturale, tecnica e tecnologica della tradizione artigianale del fashion, attribuendogli un linguaggio del tutto originale.
Il nuovo vocabolario della moda italiana analizza quindi la nuova «lingua» e la natura della moda attraverso il lavoro dei suoi protagonisti e delle loro molteplici espressioni.
Si passa quindi dal prêt-à-porter allo streetwear, dalle calzature agli occhiali, dai bijoux agli accessori di moda, tra stili e produzioni differenti. Il percorso si articola in tre macro-sezioni, dal «Vocabolario», con i prodotti organizzati intorno a concetti chiave, così da rappresentare i diversi approcci progettuali che ricontestualizzano gli elementi archetipici del prodotto italiano, alle «Narrazioni», dove viene tracciata la mappa del sistema di produzione culturale che ruota intorno alla moda (fotografia, illustrazione, nuovi media, editoria, video arte). Si arriva alle «Biografie», con le storie dei singoli stilisti e marchi cui si deve il nuovo linguaggio della moda italiana.
La mostra mette in scena un tratto di storia recente del nostro sistema della moda, segnato a partire dalla fine degli anni Novanta da un concreto passaggio a un mondo interconnesso dal web, con nuove forme di comunicazione. Il 1998 è infatti l’anno spartiacque tra il «prima» e il «dopo», tra chi ha attraversato la crisi rigenerandosi e chi ne ha tratto la spinta per intraprendere un percorso autonomo.
Stilisti e marchi intraprendono così un nuovo corso fatto anche di un nuovo vocabolario, creato per sintetizzare, illustrare, definire le caratteristiche fondanti del made in Italy contemporaneo, oggi ancora in fase di scrittura e di evoluzione. Per i curatori della mostra Paola Bertola e Vittorio Linfante, «se da una parte il made in Italy è riconosciuto nel mondo come eccellenza, dall’altra è tipicamente rappresentato da marchi e stilisti affermatisi sino agli anni Novanta, negando in un certo senso la sua capacità di rigenerazione.
Eppure, confermando la storica attitudine all’auto-organizzazione italiana, una nuova generazione sta scrivendo da tempo un linguaggio riconfigurato della moda italiana. Questo grazie alla valorizzazione di risorse accessibili in Italia e scomparse altrove: l’attitudine progettuale diffusa, i patrimoni di cultura materiale, le piccole reti di laboratori, le manifatture periferiche».
Per valorizzare la nuova generazione di creativi artefici del rinnovamento linguistico dell’eleganza italiana la mostra, nelle diverse sezioni, mette in luce anche tutti quegli aspetti che sintetizzano il concetto tipico della loro produzione, dalla «Materia» alla «Costruzione», dall’«Ornamento» al «Dettaglio» e al «Laboratorio», ognuno caratterizzato da installazioni che illustrano il prodotto e il relativo processo produttivo, dal cartamodello agli accessori alle prove di lavorazione.
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