Image

Particolare del presepe allestito nel Palacio Real di Madrid

Image

Particolare del presepe allestito nel Palacio Real di Madrid

La passione delle corti d’Europa per i presepi

Quasi tutte le dinastie reali cattoliche hanno costruito delle collezioni

Andrea Merlotti

Leggi i suoi articoli

Presepi e corti. Due mondi lontani, apparentemente inconciliabili. Lo aveva colto bene Emanuele Tesauro quando nel panegirico La metafisica del niente, recitato alle dame della corte sabauda intorno al 1650, aveva scritto: «La Divina Sapienza, … se nasce in terra, s’accoglie in un bambolino dentro un presepio e non tra gli ostri e le pompe del regio ostello». Il letterato piemontese sapeva bene, però, che ormai i presepi erano presenti nella gran parte delle corti cattoliche d’Europa.

La loro diffusione tra fine Cinque e inizio Seicento era stata, anzi, un’azione proprio di quella Compagnia di Gesù in cui Tesauro aveva militato nei suoi anni giovanili. A un gesuita, Philippe de Berlaymont, si doveva, infatti, il trattato Paradisus puerorum (1616), riflessione sul corretto uso dell’invenzione attribuita a san Francesco. D’altra parte, come sarebbero potute sfuggire le potenzialità del presepe a un Ordine tanto attento alla teatralità? Il presepe era un palcoscenico perfetto per la retorica barocca.

Proprio in questa caratteristica risiede, probabilmente, il segreto della fortuna dei presepi nelle corti. Non c’è stato, infatti, palazzo reale, almeno fra quelli di dinastie cattoliche, che non abbia accolto presepi di ogni foggia e grandezza. Una pratica iniziata già nel Seicento, ma che ha avuto la sua epoca d’oro nel XVIII secolo. In questo processo ebbe un ruolo determinante, e non può certo stupire, la grande tradizione dei presepi napoletani. Esemplare il caso della Spagna. Durante l’epoca degli Asburgo, la fortuna del «belén» era rimasta confinata all’interno di luoghi sacri (di straordinaria bellezza è il presepe di corallo realizzato a Trapani per Filippo II e ancora oggi al Monasterio de las Descalzas Reales).

Con i Borbone, invece, essa invase i palazzi reali e quelli delle famiglie ammesse a corte. Alla base di tutto, secondo la tradizione, sarebbe stato un presepe regalato a Filippo V da un mercante durante un suo soggiorno napoletano nel 1702. Se è vero, si trattò d’una straordinaria operazione di marketing. Il sovrano, infatti, rimase affascinato da quel presepe e ogni anno lo fece allestire nel Palazzo del Buen Retiro, arricchendolo via via di nuovi pezzi. Da lui la passione passò ai suoi figli, fra cui quel Carlo III che nel 1734 divenne re di Napoli.

Questi, insieme alla moglie Maria Amelia, favorì il più possibile la creazione e diffusione dei presepi e continuò a farlo anche dopo che, nel 1757, passò sul trono di Spagna. Oltre a diversi pezzi ancora conservati nelle collezioni del Palacio Real di Madrid, a dare un’idea di quale potesse essere lo splendore dei presepi alla corte borbonica è quello che nel 1784 il duca di Medinaceli commissionò a Napoli in due versioni, una per sé, una per il principe delle Asturie (il futuro Carlo IV). Una testimonianza  più tarda, ma certo non meno interessante, della gloria dei presepi napoletani è ancora oggi alla Reggia di Caserta. Si tratta del presepe realizzato nel 1844 per Ferdinando II di Borbone, oggi esposto accanto a quattro dipinti di Salvatore Fergola dedicati allo stesso tema.

Un altro Paese in cui il presepe ha avuto, e mantiene, una grande tradizione è il Portogallo. Al Palazzo Reale di Queluz (oggi gestito dai Parques de Sintra), dove la corte risiedette stabilmente fra 1794 e 1807, si conserva ancora un presepe che pare esser appartenuto alla regina Carlota Joaquina (1775-1830), e che è attribuito alla bottega di Silvestre Faria Lobo, uno dei più importanti intagliatori della corte lusitana.

Si farebbe un errore, però, a pensare che i presepi di corte fossero una specificità dei soli Stati latini. Dalla Baviera (dove nel 1605 i Gesuiti realizzarono un presepe restato celebre) all’Austria sino alla Polonia non vi fu corte cattolica che non ne conobbe. Un tema che ha attratto l’attenzione, fra l’altro, degli studiosi del Castello Reale di Varsavia, che stanno lavorando da tempo a una mostra sui presepi.

Non stupisce, quindi, che ancora oggi molti palazzi reali in occasione del Natale allestiscano presepi più o meno grandi. Una pratica che, mentre si collega alle antiche usanze di corte, risulta molto apprezzata dai visitatori. È il caso del magnifico presepio che, anche quest’anno, si allestirà nel Palacio Real di Madrid e che è stato commissionato una ventina d’anni fa dalla direzione della residenza borbonica ad artigiani napoletani, proseguendo e rinsaldando così quella consuetudine che resta viva ormai da tre secoli. I presepi, tuttavia, non sono solo legati alla vita delle antiche regge e dei sovrani cattolici. 

E così qualche volta capita che essi facciano capolino anche in regge di Paesi protestanti. È il caso del piccolo presepe che gli spettatori britannici poterono vedere nel 2010 alle spalle della regina Elisabetta in occasione del discorso di Natale.
 

Particolare del presepe allestito nel Palacio Real di Madrid

Andrea Merlotti, 21 dicembre 2020 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Un convegno per fare il punto delle ricerche sui mobili dispersi delle ex regge di Milano e Monza

Nonostante gli storici abbiano da tempo fatto luce, almeno in parte, sulle forme della costruzione del suo mito, quest’ultimo pare resistere alle critiche, inossidabile

I Palazzi Reali italiani si sono ritrovati in convegno a Napoli per discutere di conservazione preventiva

La passione delle corti d’Europa per i presepi | Andrea Merlotti

La passione delle corti d’Europa per i presepi | Andrea Merlotti