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Henni Alftan, Ace, 2025 Courtesy of the artist, Sprüth Magers and Karma Photograph by Aurélien Mole

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Henni Alftan, Ace, 2025 Courtesy of the artist, Sprüth Magers and Karma Photograph by Aurélien Mole

La perversa saturazione di fiere d’arte del prossimo ottobre farà bene al sistema?

Più di trenta manifestazioni fieristiche costellano il panorama artistico del prossimo ottobre. C’è spazio per tutti nel mercato dell’arte di oggi?

Davide Landoni

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Moltiplicare gli eventi significa moltiplicare gli introiti? Un'equazione i cui caratteri si avvicinano più all'illusione che alla previsione, e che rischia di esporre il mercato dell'arte, già frammentato e imprevedibile, oltreché contratto e condizionato alla crisi globale, a ulteriori oscillazioni. E decelerazioni. Considerazione che scaturisce dall'osservazione dei calendari ogni anno sempre più fitti, e in particolare dal rincorrersi sempre più serrato di fiere, carburante per eccellenza dell'intero sistema, la cui abbondanza rischia però di generare una congestione. Guardando all'autunno viene infatti spontaneo domandarsi: c'è davvero spazio per tutti? Il dubbio che troppi eventi importanti, ravvicinati, si ostacolino più che alimentarsi non è poi così fantasioso. Visto che un collezionista, solo ad ottobre, si dovrebbe muoversi quantomeno tra Hong Kong, New York, Londra, Parigi e Torino (ma potremmo citare anche Parma e Verona solo sul suolo italiano) è una scommessa su cui è altrettanto lecito mostrare perplessità.

Di seguito, solo i principali eventi fieristici che un appassionato sta valutando se inserire nella sua agenda: Fine Art Asia (4-7 ottobre) e Art Next Expo (16-26 ottobre) a Hong Kong; Frieze London, Frieze Masters (15-19 ottobre), PAD e 1-54 London (16-19 ottobre) a Londra (solo per citarne alcune della Frieze Art Week); Art Basel Paris (24-26 ottobre), Paris Internationale (22-26 ottobre) e The Salon by NADA and The Community (17-22 ottobre) a Parigi (solo anche qui per citarne alcune della Settimana dell'Arte parigina); The Art Show a New York (29 ottobre-1 novembre - è stata cancellata, come Manifest Paris a Parigi) e Artissima (31 ottobre-2 novembre) e Flashback (30 ottobre-2 novembre) a Torino. Ora, posto che esistono finestre temporali - come la primavera e l'autunno, lontani da periodi di vacanze e nel pieno delle attività professionali - che meglio si prestano ad eventi commerciali, e dunque è logico puntare di essi, una così marcata successione, se non addirittura sovrapposizione, lascia intuire che difficilmente la coperta sarà sufficientemente ampia da coprirli tutti. Insomma, i collezionisti (e i galleristi…) dovranno fare una scelta e le fiere battagliare per risultare più attrattive.

Alla base di tutto c'è un mercato che muove storicamente medio-bassi volumi a cifre elevate, con un'offerta limitata e una domanda ancor più ristretta, a cui il mondo globalizzato va incontro aprendo nuove piazze, dove si presume esistano nuovi collezionisti. Ma i dati ci indicano che spesso le grandi fiere sono frequentate dagli stessi soggetti, disposti a percorrere anche molti chilometri per parteciparvi. Andare loro incontro significa aumentare le possibilità che acquistino "vicino a casa", magari stimolando qualcun altro a fare lo stesso; ma implica anche demotivarli a muoversi altrove. Riflessioni di certo al vaglio, per esempio, di MCH Group, che sta esportando Art Basel in tutto il mondo. Da Basilea si è mossa a Miami e poi a Hong Kong. E se le distanze in questo caso sembrano limitare la competizione, cosa pensare dell'arrivo del colosso a Parigi due anni fa e l'anno prossimo a Doha? Art Basel minimizza il rischio di auto concorrenza puntando a imporre la sua egemonia sul sistema, prevedendo dunque, pur frammentandola, di assorbire gran parte della domanda. Processo del tutto teorico che pone non solo chi acquista di fronte a un dubbio strategico, ma anche chi vende. Le gallerie, comprese quelle di primissima fascia, dispongono infatti di un numero limitato di opere di livello, e le presentano solo quando piuttosto sicure di venderle. Dove proporle, diventa allora cruciale. Non sapere quali collezionisti saranno dove, pone invece un nuovo problema. Il rischio? Bruciare un'opera importante in una fiera dove non verrà venduta, compromettendone il fascino e l'importanza. Se vi sembra un discorso speculativo, pensate al dipinto di Kandinsky da 50-60 milioni di dollari presentato da Landau a Tefaf Maastrich 2024: andato invenduto in quella e in altre occasioni, per ultima Art Basel Basilea 2025, ci appare ora imbolsito e meno potente. Insomma, svalutato.

Ma non solo. Probabilmente le gallerie dovranno scegliere anche a quali fiere partecipare e a quali no. Tra le rivali più accreditate del colosso MCH Group c'è sicuramente Frieze, che ha seguito una traiettoria d'espansione simile - in principio Londra, poi New York, Los Angeles e Seoul, poi l'acquisto di Expo Chicago e del The Armory Show di New York - e che con la vendita al magnate dell'intrattenimento Ari Emanuel lancia il guanto di sfida ad Art Basel. La quale, non a caso, ha scelto ottobre per il proprio evento sia per spodestare la vecchia fiera parigina di riferimento, FIAC, ma anche per insidiare, nelle vendite e nell'immaginario, un mese che prima era a totale appannaggio di Frieze. Passeggiare lungo la Senna o lungo il Tamigi? Se qualcuno riuscirà a non scegliere e partecipare ad entrambi gli eventi, forse dovrà sacrificare le cosiddette fiere collaterali, che si attivano come satelliti attorno agli appuntamenti principali. Oppure comprare da una parte e non dall'altra, o più da una parte o più dall'altra. Se le combinazioni sono varie e imprevedibili, più facile è intuire che i compratori arriveranno piuttosto scarichi a Torino. Hong Kong e New York possono giovare di una lontananza geografica che gli garantisce un'utenza base esclusiva, ma Torino e la sua fiera ammiraglia Artissima si pongono inevitabilmente in una competizione impari con le giganti Frieze e Art Basel. Per quanto storica e ben curata, dall'identità chiara e avanguardistica, Artissima dispone di un diverso appeal cittadino, di un parco gallerie inferiore e di un bacino di collezionisti locali meno facoltosi, che in principio potrebbero portare le gallerie a scegliere altre fiere o comunque a contingentare la proposta. Aspetto che in un circolo vizioso diminuirebbe poi il valore complessivo dell'appuntamento. Certo, anche i prezzi sono mediamente inferiori nella fiera italiana, e qualche collezionista potrebbe scegliere Torino per defaticare dopo le sbornie rimediate più a nord.

Difficile prevedere il movimento di dinamiche tanto aleatorie, ma così com'è lo scenario sembra difficilmente sostenibile e un assetto più chiaro andrà trovato. Che la frammentazione in atto possa accontentare egualmente tutti è improbabile, mentre è più facile immaginare che qualcuno possa accettare un ridimensionamento, scegliendo per esempio di diversificare i suoi appuntamenti e dare a qualcuno di essi un taglio più economico. Oppure potrebbe cambiare periodo, anche se forse equivarrebbe a una resa nei confronti delle rivali, e quindi a una perdita di autorevolezza. E ancora, chissà, le nuove piazze porteranno invece tanti nuovi compratori, con il mercato che crescerà in volumi e importi movimentati. Puzzle complesso all'interno del quale dobbiamo considerare anche le aste, con Christie's, Sotheby's e Phillips che accompagnano ogni fiera di prima fascia con vendite altrettanto valide. Le major saranno sicuramente a Londra e Parigi con alcuni dei loro appuntamenti più importanti dell'anno. E se da una parte partecipano a creare attesa, interesse e partecipazione alle art week che andranno a comporsi, dall'altra ampliano la possibilità di acquisto del bacino di collezionisti che almeno in parte condividono con le stesse fiere.

Al momento, è certo che a divertirsi saranno sicuramente gli appassionati e chi, come noi, racconta il mondo e il mercato dell'arte. Ma, come detto in apertura, gli eventi di questo calibro sono il carburante che a cascata alimenta tutti i meccanismi del sistema. Ma troppo carburante, senza olio - nella metafora leggibile come "buonsenso" - rischia di ingolfare il motore.

Davide Landoni, 12 agosto 2025 | © Riproduzione riservata

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