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Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliL’ex chiesa di San Barbaziano, a Bologna, di cui ormai quasi nessuno aveva più memoria se non come autorimessa (sua ultima destinazione d’uso fino al 1994; in precedenza, a partire dal devastante incendio del 1921, era stata un’officina meccanica e prima un fienile e un deposito militare) ora «risorge» grazie a un accurato restauro dei 460 metri quadrati di superficie utile costato in tutto 800mila euro: metà della cifra necessaria per opere di consolidamento eseguite nel 2012 e metà per la riqualificazione e il restauro architettonico eseguiti dal 2019 ad oggi dallo Studio Poggioli di Bologna (fondato nel 2015 dai fratelli Caterina e Federico Poggioli).
Seppur di antiche origini medievali l’attuale edificio è successivo: nel 1480 chiesa e annesso ex monastero furono assegnati ai monaci eremitani di San Girolamo, i Girolamini, e la chiesa risale agli anni 1608-18, quando vi lavorò l’architetto bolognese Pietro Fiorini (1539-1629). Il suo progetto trasformò l’edificio sacro secondo uno stile tardo manierista a navata unica, con quattro coppie di cappelle laterali, presbiterio e coro privo di transetto. La chiesa era stata affrescata anche in antico, ma oggi restano pochi lacerti superstiti di difficile decifrazione, mentre è molto evidente una «pin-up» dipinta su una parete nella seconda metà del ’900: forse proprio questa figura potrebbe essere alla base della scelta della futura destinazione circense dell’ex chiesa.
Dopo la ristrutturazione di Fiorini altre ne seguirono nel tempo. Il declino iniziò nei primi anni del Settecento e raggiunse l’apice nel 1797 con la soppressione napoleonica del monastero dei Girolamini, anche se la chiesa restò parrocchiale fino agli inizi per del XIX secolo, per poi fondere il proprio titolo nel 1806 con la vicina Chiesa di San Salvatore.
«Il nostro progetto di recupero, spiega l’architetto Federico Poggioli, ha inteso riscoprire l’edificio nella sua essenza accostando il restauro conservativo degli apparati decorativi esterni ad elementi di innovazione tramite il progetto custom degli infissi. Abbiamo in primis svolto una lunga analisi storica all’archivio di Stato unita a una analisi dei materiali e del degrado delle pietre e da lì abbiamo proceduto con l’obiettivo di conservare la faces di rovina urbana di San Barbaziano. La scelta l’abbiamo effettuata poiché sono esigue le fonti storiche e abbiamo deciso di salvaguardare le stratificazioni storiche privilegiando un riequilibrio delle linee architettoniche generali in modo da giungere alle migliori condizioni possibili e al contempo a una ripresentazione unitaria dell’insieme».
L’edificio vuoto ripristinato è di grande fascino. Spiega l’architetto Poggioli: «Dopo una accurata pulitura delle superfici che ha visto la rimozione delle croste nere e dell’intonaco cementizio attorno alle forature del prospetto sud, si è proceduto al consolidamento dell’arenaria e dei mattoni in laterizio ammalorati, alla ristilatura dei giunti e alla revisione cromatica dell’apparato murario che ripropone la cromia dell’originaria finitura delle murature. Per gli infissi, grandi finestre che hanno un richiamo industriale e ricordano i diversi usi succedutisi a quello religioso. Per infissi e parti esterne abbiamo utilizzato soprattuto corten e ottone brunito come strumenti di contrasto contemporaneo, materiali che richiamano il fenomeno dell’agire del tempo sulla materia, ma allo stesso tempo si combinano cromaticamente il corten con il laterizio del paramento murario e l’ottone brunito con il colore caldo dell’arenaria di cui sono composti tutti gli elementi architettonici della chiesa. Abbiamo così posizionato nel portale posteriore alcuni gradini con geometrie pulite e compatte mentre l’ingresso principale, totalmente vetrato con infisso apribile in tutta la sua ampiezza, offre una rara continuità tra l’ambiente interno e l’esterno». Dopo la riapertura di alcuni giorni per mostrarne i lavori e brevi attività espositive (tra il 31 gennaio e il 9 febbraio scorsi l’artista di Oslo Per Barclay ha firmato una rassegna con al centro una suggestiva rielaborazione della Strage degli Innocenti di Guido Reni) l’edificio, di proprietà del Demanio statale, ha chiuso di nuovo i battenti per alcuni mesi. La nuova destinazione d’uso legata al Centro di documentazione sulle arti performative e circensi è stata decisa nel 2017 attraverso una procedura sperimentale della Direzione Generale Musei del MiC e sarà operativa in autunno. San Barbaziano verrà molto probabilmente frazionata internamente: per le attività degli artisti circensi serviranno infatti sale di prova, camerini, spazi comuni.

Una veduta dell’esterno dell’ex chiesa San Barbaziano prima del restauro. Photo: Studio Poggiali
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