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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump al Congresso politico del 2025 del Partito Conservatore

Foto di Gage Skidmore, via Flickr

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump al Congresso politico del 2025 del Partito Conservatore

Foto di Gage Skidmore, via Flickr

La scure di Trump si abbatte sulle erogazioni agli enti culturali

L’Institute of Museum and Library Services, che nel 2024 aveva destinato 267 milioni di dollari a biblioteche, musei e istituzioni affini, compare nell’elenco di organizzazioni «non necessarie»

Benjamin Sutton

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato il 14 marzo un ordine esecutivo con lo scopo di eliminare sette agenzie federali, tra cui l’Institute of Museum and Library Services (Imls) e il Woodrow Wilson International Center for Scholars, che fa parte della Smithsonian Institution.

Nel documento si legge che il Presidente ha stabilito che un totale di sette agenzie sono «non necessarie» e che ciascuna di esse «sarà eliminata nella misura massima compatibile con la legge applicabile». Il provvedimento prevede inoltre che i direttori di ciascuna agenzia presentino, entro una settimana, un rapporto al direttore dell’Office of Management and Budget che confermi la conformità e delinei quali attività della loro agenzia «sono previste dalla legge e in quale misura».

I rappresentanti dell’Imls, dello Smithsonian e del Wilson Center non hanno risposto sollecitamente alla richiesta di un commento da parte della stampa.

L’Imls, insieme con il National Endowment for the Arts (Nea) e al National Endowment for the Humanities (Neh), è uno dei principali canali di finanziamento federale per le arti negli Stati Uniti. Come il Nea e il Neh, il finanziamento dell’Imls avviene sotto forma di stanziamenti annuali decisi dal Congresso; lo stanziamento dell’Imls per l'anno fiscale 2024 è stato di 294,8 milioni di dollari.

L’anno scorso l’agenzia ha erogato 266,7 milioni di dollari in sovvenzioni a biblioteche, musei e istituzioni affini in tutto il Paese e nei suoi territori. Le sovvenzioni variavano ampiamente in termini di valore e finalità: per esempio, 343.521 dollari per sostenere un programma di stage e borse di studio presso il Museo de Arte di Porto Rico o 10.350 dollari per il Museo d'Arte dell’Idaho Orientale per sviluppare nuovi programmi di studio per gruppi di scolari in visita.

In una dichiarazione postata su Instagram, l’American Alliance of Museums ha scritto: «Eliminare l’unica agenzia federale dedicata al sostegno dei musei mina direttamente la volontà popolare e il ruolo critico che i musei svolgono nella società americana».

Anche le organizzazioni di biblioteche hanno espresso il loro sostegno all’agenzia. L’ente non profit Every Library ha rilasciato una dichiarazione in cui spiega che «rischiamo di perdere programmi e servizi importanti in ogni Stato» e invita i sostenitori a firmare una petizione e a contattare i propri rappresentanti governativi. Anche l’American Library Association ha rilasciato una dichiarazione, avvertendo che «l’ordine esecutivo dell’amministrazione Trump sta tagliando le gambe alle istituzioni americane più amate e fidate, al personale e ai servizi che offrono».

Il Wilson Center, che fa parte della Smithsonian e si trova a pochi passi dalla Casa Bianca, è stato creato nel 1968 e funziona come un think tank bipartisan che riunisce studiosi e fornisce indicazioni politiche su questioni relative a relazioni internazionali, sviluppo, economia, sicurezza e altro. L’attuale presidente e amministratore delegato Mark A. Green era a capo dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (Usaid, U.S. Agency for International Development) durante il primo mandato di Trump; l’attuale amministrazione ha cercato di smantellare completamente l’Usaid.

Le altre agenzie che sono state colpite dall’ordine esecutivo di Trump sono il Federal Mediation and Conciliation Service (la maggior agenzia federale per la risoluzione di conflitti in ambito amministrativo), la United States Agency for Global Media (che gestisce la rete mediatica Voice of America), lo United States Interagency Council on Homelessness (agenzia federale indipendente tesa a implementare piani governativi per prevenire e contrastare il fenomeno dei senzatetto), il Community Development Financial Institutions Fund (istituto finanziario che accelera la crescita economica in zone e contesti disagiati) e la Minority Business Development Agency (ente che finanzia il piccolo commercio delle minoranze etniche degli Stati Uniti).

Durante il suo primo mandato, Trump ha ripetutamente cercato di tagliare i fondi o chiudere completamente l’Imls, il Nea e il Neh, anche se le attività e i livelli di finanziamento delle agenzie sono rimasti sostanzialmente invariati. Nonostante il fatto che né il Nea né il Neh sono stati citati nell’ordine esecutivo di Trump di venerdì, entrambi sono attualmente senza dirigenti. Infatti, solo qualche giorno fa la presidente del Neh, Shelly C. Lowe, la prima nativa americana a guidare l’agenzia, si è dimessa «viste le direttive del presidente Trump».

Il mese scorso, Trump ha epurato il Consiglio di amministrazione del Kennedy Center for the Performing Arts da tutti i membri dell’era Biden, ha insediato 14 nuovi membri del Cda, tra cui lui stesso e Usha Vance, moglie del vicepresidente J.D. Vance, ed è stato prontamente eletto presidente del Consiglio. All’inizio del mese, alcuni artisti drag hanno tenuto una manifestazione di protesta al Kennedy Center e Vance è stato fischiato da altri spettatori quando ha assistito a un’esibizione della National Symphony.

Benjamin Sutton, 17 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

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