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Redazione
Leggi i suoi articoli«Raccontare» la sezione Post-War & Contemporary dell’asta di Catawiki, dal 5 al 22 dicembre, significa fare un salto all'indomani del primo grande conflitto mondiale, quando l’arte europea sperimentava una frattura radicale con la tradizione e inaugurava un nuovo rapporto con il tempo, la velocità e lo spazio. L’«Aeropittura futurista» di Michele Falanga (1920, stima: 1.000-1.300 euro) conserva intatta l’utopia di un mondo proiettato in avanti, in cui il punto di vista umano si dissolve nella visione dall’alto. A questa tensione dinamica fa seguito in asta una fase di ricomposizione formale con il «Ritratto di Ninette» di Mario Tozzi del 1925 (stima: 1.600–2.200 euro), che restituisce una figurazione solida e misurata, quasi architettonica, già attraversata da una malinconia moderna. In questo clima di sospensione si inserisce Giorgio de Chirico, con «Il Fiume Misterioso» ( stima: 25mila–35mila euro), dove la Metafisica riafferma il proprio ruolo di matrice concettuale capace di sopravvivere alle cesure storiche, alimentando l’immaginario del secondo dopoguerra.
Dopo il conflitto globale, la pittura abbandona definitivamente l’illusione di una forma stabile. Le «Premières études pré-Cobra» di Corneille (1947, stima: 2.700–3.300) annunciano una nuova urgenza espressiva, istintiva e primaria, che troverà piena maturazione nella gestualità cromatica di Karel Appel, presente con «Figuur» (1976, 4mila–5mila euro), dove il segno infantile diventa strumento di liberazione. Parallelamente, l’Informale assume una declinazione più drammatica e introspettiva: i due «Senza titolo» di Emilio Scanavino (1954, stima: 2.500–3mila; 1956, 1.000–1.100 euro) traducono il disagio esistenziale in una trama di nodi e tensioni, mentre Roberto Matta, con l’acquerello del 1963 (stima: 4stima–5mila), espande il linguaggio surrealista in una dimensione cosmica, mentale, quasi architettonica. In Italia, questa stagione trova un’eco radicale nel lavoro di Jannis Kounellis (stima: 3.200–3.700 euro), dove il carbone, materia primaria e arcaica, diventa gesto pubblico e indicazione etica.
Negli stessi anni, una parte significativa della ricerca artistica procede in direzione opposta, verso la riduzione e il silenzio. I due «Monocromi rossi» di Bernard Aubertin (1961, stima: 7mila-9mila euro; 1963, stima: 4mila–5mila euro) sono superfici assolute, in cui il colore perde ogni funzione descrittiva per farsi evento, combustione, presenza. Questa tensione analitica trova un antecedente nella precisione lirica di Antonio Calderara («Quadrato nel quadrato», stima: 4mila–4.500 euro) e uno sviluppo spaziale nella «Composizione bianca» di Turi Simeti (1980, stima: 35mila–45mila euro), opera cardine che introduce la terza dimensione nella pittura monocroma. Il colore, liberato dalla forma, vibra anche nella tempera di Piero Dorazio (1989, stima: 3.500–4.500), mentre le «Grammature di colore» di Elio Marchegiani (2014, stima:1.800–2.500 euro) dimostrano la persistenza e l’attualità della ricerca analitica nel contemporaneo.
Karel Appel, «Figuur», 1976. Courtesy of Catawiki
Mario Schifano, «Senza titolo», 1961. Courtesy of Catawiki
Accanto all’astrazione, la figurazione non scompare ma si trasforma, assumendo i tratti della memoria, del simbolo, della visione interiore. La «Figura di profilo» di Ottone Rosai (stima: 2.500–3mila) conserva una densità umana essenziale, mentre i «Fiori a Cortina» di Zoran Mušič (1962, stima: 2.500–3mila), rinomato pittore e incisore sloveno che ha trascorso gran parte della sua carriera tra Venezia e Parigi, traducono il paesaggio in una meditazione silenziosa. Più iconica e sospesa è la «Eveline (Maternità)» di Antonio Bueno (stima: 70mila–80mila), uno dei vertici qualitativi della selezione, dove la figura diventa archetipo e immagine mentale. Omar Galliani, con «Nuovi Fiori» (4mila–5mila), rilegge il tema floreale come emblema sensuale e simbolico, mentre Antonio Tamburro, in «Attesa in penombra», insiste su una pittura densa di introspezione.
Il secondo Novecento italiano trova una delle sue voci più emblematiche in Mario Schifano, presente con due opere che ne raccontano l’intero arco creativo: il lavoro del 1961 (stima: 55mila–65mila), cruciale per comprendere il passaggio dalla pittura all’immagine mediatica, e l’opera del 1986 (stima: 15mila–17mila), testimonianza di una pittura ormai consapevole della propria natura stratificata. Accanto a Schifano, Piero Gilardi con «Calle a Cipro» (stima: 4.500–5mila) introduce una riflessione ambientale e politica attraverso l’uso di materiali e tecniche ibride, mentre Emilio Prini, con «Quasi un gioco di prestigio» (stima: 4mila–5mila), incarna la dimensione più concettuale dell’Arte Povera. Luigi Ontani, con la scultura «Babbuccia Orientale» (1995, stima: 9mila–12mila), riporta invece il mito, il travestimento e l’identità al centro della scena, in una sintesi colta e ironica.
Sul versante internazionale, la selezione si arricchisce di presenze che ampliano il discorso verso una dimensione globale. Jean-Michel Basquiat, con «Supercomb» (1988, 8mila–10mila), introduce una nota urbana e iconica, chiudendo idealmente il secolo breve con una grafia nervosa e politica. Le visioni narrative di Juan García Ripollés, presenti sia con l’olio «Amantes» (2004, stima: 7.800–9.000) sia con la scultura «Mujer con peineta» (1990, stima: 12mila–15mila), restituiscono una figurazione popolare e immediata, mentre la scultura «Disco Energia» di Gianfranco Meggiato (stima: 25mila–30mila) traduce in forma plastica una tensione spirituale tipicamente contemporanea. Ugo Nespolo, con «A Rhapsody» (stima: 1.800–2.200), riflette sul linguaggio e sulla citazione, mentre Karl Lagasse, noto per le sue alle sue sculture «One Dollar», è presente con due opere (stima: 9mila–11mila ciascuna), che evidenziano il suo approccio sempre diviso tra il provocatorio e l’ironico. Infine, le ironiche riletture «After Fontana» di Lucio Giorgio Gost (2016 e 2018, stima: 900–1.200 e 1.000–1.200) chiudono il percorso con una riflessione postmoderna sul gesto storico, ormai trasformato in segno condiviso. In questo ampio attraversamento di linguaggi e generazioni, merita un’evidenza particolare la presenza di Mirella Bentivoglio, importante artista, poetessa e critica italiana, figura chiave della poesia visiva e concreta, unica donna della selezione, con «Senza titolo» del 1998 (stima: 4mila–4.500): un lavoro che richiama l’attenzione su una storia dell’arte ancora da riscrivere, in cui parola, segno e pensiero femminile hanno avuto un ruolo centrale ma troppo spesso marginalizzato.
Antonio Bueno, «Eveline (Maternità)». Courtesy of Catawiki
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