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Labirinto e massaggio

Charlotte Burns

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Più novità a Frieze, ancora più americana 

Le fiere d’arte contemporanea seguono sempre percorsi di visita molto articolati, ma gli organizzatori di Frieze New York per la quarta edizione della fiera, che si svolge dal 14 al 17 maggio alla Randall’s Island a Manhattan, hanno spinto a nuovi livelli l’idea del labirinto. Questo è particolarmente evidente nelle committenze agli artisti per il programma non profit Frieze Projects, curato per il quarto anno da Cecilia Alemani. I visitatori possono esplorare gli stretti corridoi e gli ostacoli tattili del Flux-Labyrinth (1976-2015), lungo 61 metri, una riproposizione del labirinto degli specchi Fluxus proposto alla Akademie der Künste di Berlino. Un’altra installazione «intricata», «Coffee/Tea» (2015) di Aki Sasamoto, artista giapponese attivo a New York, è concepita come un test della personalità in forma tridimensionale, con un ingresso e sette uscite.

I visitatori devono invece uscire dalla fiera per vedere la committenza per Frieze Projects dell’artista losangelina Samara Golden che, sotto il tendone di Frieze, ha realizzato una camera a specchi per far sperimentare al pubblico l’infrastruttura nascosta della fiera, come il sistema di condizionamento. I visitatori quest’anno hanno più che mai l’imbarazzo della scelta: il numero di gallerie e associazioni non profit che partecipano alla fiera è salito da 190 a 198, tra cui importanti mercanti americani che espongono per la prima volta a Frieze, come Acquavella, Blum & Poe, Matthew McKee e Skarstedt. La loro presenza suggerisce che la fiera inglese stia consolidando la sua posizione negli Stati Uniti. Le italiane partecipanti sono Artiaco e T293 di Napoli,  Continua di San Gimignano, Massimo De Carlo di Milano e Franco Noero di Torino.

«L’anno scorso è stato il momento di una profonda trasformazione; la città si è stretta intorno alla fiera e la gente è arrivata dall’intero continente americano», afferma la direttrice Victoria Siddall, artefice del lancio di Frieze Masters a Londra nel 2012. La Siddall è pronta a prendere in mano le redini di tutti e tre gli appuntamenti Frieze, mentre i cofondatori Amanda Sharp e Matthew Slotover si preparano a fare un passo indietro. La Siddall ha intenzione di creare ulteriori incroci tra le fiere, mantenendone comunque distinte le identità. «Già prima di subentrare a Frieze New York abbiamo parlato del modo in cui potevamo imparare da ogni fiera, spiega. Bisogna capire i punti di forza di ognuna e come potrebbero funzionare anche per le altre».

Quest’anno ad esempio Frieze New York introduce «Spotlight», una sezione inaugurata a Frieze Masters a Londra nel 2012. Con un focus su esposizioni monografiche del XX secolo, «Spotlight» è curata dal brasiliano Adriano Pedrosa, in procinto di assumere la direzione artistica del Museu de Arte de São Paulo. In mostra, stand dedicati al lavoro di artisti come Carolee Schneemann (Hales, Londra), Howardena Pindell (Garth Greenan, New York) e Ibrahim El-Salahi (Vigo, Londra). Dopo aver percorso i 23mila mq del tendone di Frieze, i visitatori più stanchi possono approfittare di un’opera commissionata per Frieze Projects a Korakrit Arunanondchai: sedie massaggianti rivestite di tessuto denim sbiadito collocate in tutta la fiera e di uso libero.

Charlotte Burns, 08 maggio 2015 | © Riproduzione riservata

Labirinto e massaggio | Charlotte Burns

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