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Muri in opera reticolata dell’anfiteatro romano di Taranto relegati all’interno del cortile del mercato coperto di Taranto

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Muri in opera reticolata dell’anfiteatro romano di Taranto relegati all’interno del cortile del mercato coperto di Taranto

L’«anfiteatro fantasma» di Taranto

L’appello di Francesco D’Andria al ministro Gennaro Sangiuliano e al sindaco di Taranto Rinaldo Melucci per salvare le vestigia del più importante monumento romano dell’antica capitale della Magna Grecia, sepolte da un parcheggio

Francesco D’Andria

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Il 20 febbraio, presso l’Archivio di Stato di Taranto, si è svolto un incontro di studio dedicato al più importante monumento romano dell’antica capitale della Magna Grecia; l’evento ha fatto registrare una larga partecipazione di cittadini che conoscono la storia della loro città, mossi dal sincero desiderio di valorizzare i suoi monumenti.

Periodicamente si accende a Taranto l’attenzione sul suo «anfiteatro fantasma»; quasi tre anni fa si apriva un dibattito, sulle colonne del quotidiano «La Gazzetta del Mezzogiorno», al quale parteciparono, insieme a chi scrive, nomi prestigiosi dell’archeologia italiana ed europea, come il tedesco Dieter Mertens, e poi Emanuele Greco, Pier Giovanni Guzzo, Giuliano Volpe, Luigi Todisco e molti altri, tutti con la speranza di portare alla luce e valorizzare l’edificio sepolto.

Nulla da allora è stato fatto, come nulla si fece agli inizi del secolo scorso quando, nonostante la presenza, drammaticamente silenziosa, di un archeologo come Luigi Viola in Consiglio comunale, si decise di costruire, sui resti del monumento romano, il brutto edificio del mercato coperto. Attualmente il cortile, reso ancora più squallido dall’uso improprio come parcheggio, appare completamente ingombro di auto, tranne che in un angolo, dove sono «esposti» due muri in opera reticolata, sbrecciati, polverosi e ricettacolo di rifiuti, appartenenti al monumento che, sotto l’impero di Augusto, segnava il paesaggio dell’antica metropoli greca in vista di Mar Grande e del suo meraviglioso golfo.

Nell’approssimarsi dei Giochi del Mediterraneo, che si terranno a Taranto nel 2026, non potrebbe essere questa l’occasione per avviare un cambio di rotta su un edificio dove, accanto alle cacce e alle tauromachie, erano vissute le attività agonistiche delle città romane?

Il progetto «AnfiTar», elaborato da chi scrive insieme a Grazia Semeraro, è rimasto lettera morta ma, unendo le forze del Comune, della Soprintendenza e del MArTA-Museo Archeologico Nazionale di Taranto, esso potrebbe essere ripreso e ampliato, per accedere ai tanti finanziamenti, europei e nazionali, oggi disponibili.

I partecipanti all’incontro hanno espresso all’unanimità la richiesta che si possa riprendere un’attività di ricerca e di scavo all’interno del cortile, che siano pubblicati i risultati delle indagini sinora svolte, che il parcheggio venga spostato in altra sede, che sia allestita una mostra, attraverso pannelli, per raccontare le storie dell’arena tarantina e che il saggio ancora aperto sia ripulito e sistemato in modo dignitoso. I partecipanti all’incontro chiedono che siano avviate in tutta l’area indagini geofisiche per identificare le strutture ancora sepolte e per accertare l’eventuale presenza del teatro greco sotto le strutture di età romana.
 

Muri in opera reticolata dell’anfiteatro romano di Taranto relegati all’interno del cortile del mercato coperto di Taranto

Il cortile del mercato coperto di Taranto, utilizzato come parcheggio, dove insistono i resti dell’anfiteatro romano

Francesco D’Andria, 04 marzo 2024 | © Riproduzione riservata

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