Image

Luisa Perlo a Münster nel 2007. Archivio a.titolo, Torino

Image

Luisa Perlo a Münster nel 2007. Archivio a.titolo, Torino

L’arte era il suo modo speciale di pensare

All’età di 56 anni è scomparsa a Torino la critica, curatrice e storica dell’arte Luisa Perlo

Giorgina Bertolino

Leggi i suoi articoli

Nell’immagine che correda questo articolo, siamo a Münster, in visita a SkulpturProjekte nell’estate 2007. In quel momento, Luisa sta ascoltando Susan Philipsz che canta la «Barcarolle», una melodia dell’opera di Jacques Offenbach tratta dai «Racconti di Hoffmann». L’installazione sonora, sotto il ponte Tormin sull’Aasee, si intitola «The Lost Reflection».

Il canto a una voce comincia su una sponda del lago, poi tace fino a quando una seconda voce le risponde dall’altra riva. Da quell’estate, l’audio risuona ogni domenica dalle 10 alle 18, creando echi fra i riflessi della luce e dell’acqua. Il pensiero del canto si mescola ora alla presenza, alla persistenza, a Luisa concentrata nell’ascolto, con un libro fra le mani.

Luisa amava visitare le mostre, cercava l’arte alle pareti delle Biennali, nelle gallerie e all’aperto e così nelle pievi e nelle chiese sparse per l’Italia. Adorava Pontormo. Il 18 giugno scorso era a Kassel, per l’inaugurazione della documenta fifteen. Si era messa in viaggio sfidando la grave malattia che pochi giorni fa se l’è portata via, nella notte fra il 5 e il 6 agosto.

L’arte era il suo modo speciale di pensare, di viaggiare, di farsi spazio e tempo. Discorso, conversazione e discussione. Non poteva mancare alla documenta curata da ruangrupa, un collettivo; era curiosa di scoprire cos’è e come si costruisce un lumbung, il granaio indonesiano fatto per custodire le scorte comuni di riso.

Curatrice, critica e storica dell’arte, progettista culturale, Luisa Perlo è stata co-fondatrice di a.titolo e fino a oggi sua presidente. Di noi è stata fra le più sicure nella scelta del collettivo, la forma orizzontale che nel gennaio 1997 abbiamo dato a un progetto di curatela condivisa, tutt’ora in corso.

Sui collettivi Luisa Perlo ha fatto ricerca, rileggendo i programmi operativi e le tensioni utopiche dei gruppi torinesi degli anni ’60 e ’70 (il CRAS; il SIE di Sandro De Alexandris, Arrigo Lora-Totino e Enore Zaffiri e della loro Maison Poétique con Laura Castagno e Leonardo Mosso; il Ti.Zero di Giorgio Nelva, Renato Nuzzolese, Claudio Rotta Loria, Clotilde Vitrotto), ai quali ha dedicato il saggio Sperimentare al plurale (Torino sperimentale, Allemandi 2010).

Collettivo ha significato mischiare e potenziare i nomi propri: ci piaceva molto quella frase di Deleuze e Guattari che dice: «Poiché ciascuno di noi era parecchi, si trattava già di molta gente». Nel lavoro di a.titolo abbiamo adottato il principio dell’esponente, cercando di creare e moltiplicare comunità aperte intorno alle opere d’arte nello spazio pubblico, alle mostre, ai programmi sperimentali di formazione e a quelli discorsivi.

Più di ognuna di noi, Luisa ha deciso di coincidere pienamente con la pratica del «con-fare e del con-divenire, attraverso l’ingaggio e l’intreccio di saperi diversi». La frase è tratta dall’introduzione che lei stessa ha firmato con Francesca Comisso, Marianna Vecellio e NERO, per Comp(h)ost. Immaginari interspecie, il volume pubblicato nel 2021, esito di un progetto biennale di laboratori, conferenze e performance live all’insegna del «compostaggio culturale», della «cooperazione, della coabitazione e della coevoluzione», curato dal Castello di Rivoli, a.titolo e NERO.

I temi e il metodo di Luisa Perlo, lo studio, il suo modo di fare ricerca, di lavorare con le artiste e gli artisti si può ricostruire (in breve, solo per ora) attraverso una mappa di luoghi. Sono più vivi di qualsiasi cronologia. Nole Canavese (Torino): entro il percorso di Corona Verde Stura, una strada di polvere è fiancheggiata dagli esercizi ginnici per la mente di Sandrine Nicoletta, incisi su panche, sedute e pannelli di castagno. «Mi fermo, cerco di distinguere 5 suoni dal più vicino al più lontano». Curato da Luisa, insieme a Rebecca De Marchi, nell’ambito del Laboratorio Artistico Permanente di Eco e Narciso, Io sono questo è un itinerario che potete percorrere a piedi o in bici.

Florinas (Sassari): ideato dal collettivo di architettura Orizzontale, il progetto Villa Figulinas nasce dalle idee di un gruppo di ragazzi tra 16 e 23 anni del piccolo comune sardo, con l’obiettivo di trasformare un’area sottoutilizzata del parco pubblico locale in uno spazio in cui svolgere attività sociali, culturali e ricreative.

Torino, Mirafiori Nord: qui bambine e bambini, adolescenti e donne sono state le nostre e i nostri committenti per l’Aiuola Transatlantico di Claudia Losi e per il Multiplayer di Stefano Arienti, tutti e due realizzati nell’ambito di Nuovi committenti, il programma con il quale Luisa negli ultimi vent’anni ha co-curato i progetti di Raumlabor, Mario Airò, Giorgio Griffa e Francesco Simeti, la cui opera è stata inaugurata nel dicembre 2021 a Casa Giglio, onlus che accoglie gratuitamente le famiglie delle bambine e dei bambini ricoverati all’Ospedale Regina Margherita.

Il prossimo novembre è prevista l’inaugurazione dell’opera di Nils Norman nel comune salentino di Castrignano de’ Greci (Le), che Luisa ha iniziato a seguire nel 2020, lavorando con i curatori di Cijaru (Francesco Scasciamacchia e Davide De Notarpietro), il sindaco, l’amministrazione locale e gli abitanti delle case a edilizia pubblica di una zona del paese.

In un saggio, pubblicato nel volume Nuovi Committenti, arte contemporanea, società e spazio pubblico (Silvana Editoriale, 2008), Luisa ha descritto il giardino creato dall’Aiuola Transatlantico di Claudia Losi. Un luogo dove stare e dove ci piace immaginarcela:

«I movimenti di terra di questo “giardino galleggiante” ne disegnano il manto ondulato, dove tra qualche tempo l’erba sarà cresciuta ovunque. Il bordo di cemento verde si alza e si abbassa, seguendo il profilo delle onde, contiene e circonda i suoi volumi diversi e complessi, il tavolo intagliato di foglie, le sedute incassate nella terra, “come i giardini di casa, dove si può stare ma non si è costretti a guardarsi in faccia”, le grandi semisfere che qua e là fioriscono come vasi, scavati da forme vegetali e animali. Uno spazio dove stare».

a.titolo
(Giorgina Bertolino, Francesca Comisso, Nuria Gatti, Nicoletta Leonardi, Lisa Parola)
 

Luisa Perlo a Münster nel 2007. Archivio a.titolo, Torino

Giorgina Bertolino, 08 agosto 2022 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Nell’allestimento del museo torinese 120 opere della produzione figurativa del pittore-scrittore fantastico e surreale. Prossima tappa al Mart di Rovereto

«Lo studio», l’opera più amata dal pittore, andò in cenere nell’incendio del Glaspalast di Monaco nel 1931. Intorno ad essa Giorgina Bertolino ha costruito una mostra-racconto

L’arte era il suo modo speciale di pensare | Giorgina Bertolino

L’arte era il suo modo speciale di pensare | Giorgina Bertolino