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Uno still dal documentario «The Rape of Europa» (2006)

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Uno still dal documentario «The Rape of Europa» (2006)

L’arte rubata e il conflitto mondiale su La7

Nella Giornata Internazionale della Pace, domenica 21 settembre, la rete ammiraglia del gruppo Cairo sceglie il tema dei capolavori trafugati durante la Seconda guerra mondiale per la prima serata

Letizia Riccio

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«Monuments Men» (2014) è il film diretto e interpretato da George Clooney, insieme a Matt Damon, Bill Murray e Cate Blanchette, che racconta la vicenda degli uomini incaricati di mettere al sicuro le opere d’arte trafugate dei nazisti, nell’ultimo scorcio della Seconda guerra mondiale. La7 manda in onda la pellicola, in prima serata, il 21 settembre, Giornata Internazionale della Pace

L’arte come elemento identitario dei popoli e la bellezza, collante per la loro conciliazione: questo è quanto viene raccontato anche nel documentario che segue il film, alle 23.45. «The Rape of Europa» (2006), per la regia di Richard Berge, riprende il titolo de «Il Ratto di Europa» (1560-62) di Tiziano, ora conservato all’Isabella Steward Gardner Museum di Boston dopo numerosi passaggi di proprietà, dalla Spagna, alla Francia, infine agli Stati Uniti. Ma il tema centrale del documentario è un «ratto d’Europa» parallelo: quello effettuato dai nazisti in fuga dalle città europee, che sottraevano e nascondevano opere d’arte dal valore inestimabile. A frenare il fenomeno, intervenne, fra gli altri, una task force degli eserciti alleati, i Monuments Men, incaricata di preservare il più possibile il patrimonio artistico dai danni della Seconda guerra mondiale; e che finì per impedire soprattutto le razzie dei nazisti nell’ultima fase del conflitto.

Il film di Clooney racconta, in chiave soprattutto di commedia, l’avventura di un piccolo gruppo di curatori di musei, esperti d’arte e architetti al seguito dell’esercito anglo-americano. «Se distruggi la cultura di un’intera generazione di un popolo, è come se non fosse mai esistito», dice l’attore nei panni dello studioso Frank Stokes, che nella realtà fu George Stout, sovrintendente d’arte all’Università di Harvard. Italia, Amsterdam e Parigi sono i luoghi del salvataggio operato dai Monuments Men della pellicola; e si fa cenno anche al fantomatico «Fürermuseum» di Linz, previsto per il 1950 e mai realizzato, un museo concepito da Hitler per contenere le opere acquistate, confiscate o rubate dai nazisti in tutta Europa durante la guerra.

Nel documentario che segue in seconda serata viene intervistato, due anni prima della sua scomparsa, uno dei veri Monuments Men, Kenneth Lindsay. Insieme ad altri testimoni e studiosi, come lo storico britannico Adam Zamoyski, Lindsay racconta la lotta contro le razzie naziste: capolavori di Leonardo, Michelangelo, Donatello, Vermeer, Rembrandt, van Eyck erano nascosti in luoghi impervi, come miniere di sale o castelli inaccessibili sulle Alpi. E furono messi in salvo, restaurati, in alcuni casi di nuovo dispersi.

Un’immagine del film «Monuments Men» (2014): da sinistra, Matt Damon, George Clooney, Bob Balaban e Bill Murray

Letizia Riccio, 19 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

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