«La croce che fiorisce e le stimmate di Francesco. Un percorso fra testi e immagini a Santa Croce» è la mostra, a cura di Sonia Chiodo, Giovanni Giura, Anna Pegoretti e Federico Rossi, con cui dal 3 dicembre al 30 marzo 2025 il Complesso monumentale di Santa Croce di Firenze celebra la ricorrenza degli 800 anni del miracolo delle Stimmate di Francesco d’Assisi. Il taglio curatoriale è frutto della collaborazione multidisciplinare tra due storici dell’arte e due storici di letteratura medioevale al fine di collocare l’evoluzione dell’iconografia delle stimmate nel contesto culturale di Santa Croce: ogni opera è infatti posta accanto a manoscritti in vario modo legati alla basilica francescana, che descrivono, tra la metà del Duecento e la prima metà del Trecento, il miracolo. Il tema della «conformitas» di san Francesco a Cristo fu al centro di una lunga polemica all’interno dell’ordine francescano e si lega all’intitolazione stessa della basilica, assumendo quindi una connotazione pregnante.
Apre il percorso la «Croce n. 434» (dagli Uffizi), una grande tavola che rappresenta un unicum nell’ambito della più antica tradizione della raffigurazione delle Stimmate, forse dipinta per il santuario francescano della Verna intorno al 1240-45, e modello cui fa riferimento Coppo di Marcovaldo per la «Croce» della Cappella Bardi. Il visitatore è guidato da didascalie a cogliere nei testi, da Tommaso da Celano a Bonaventura da Bagnoregio, la progressiva identificazione della figura di san Francesco con quella di Cristo, come si vede nelle formelle di Taddeo Gaddi con la «Crocifissione di Cristo» e «San Francesco che riceve le Stigmate»: rimaste fino al 1810 parte dell’arredo della sagrestia di Santa Croce, ora conservate nella Galleria dell’Accademia di Firenze, in occasione della mostra le formelle tornano insieme agli altri 26 elementi della serie, divisi e custoditi dalla Galleria dell’Accademia, dalla Gemäldegalerie di Berlino e dalla Alte Pinakothek di Monaco. Punto di snodo fondamentale per il parallelismo tra Francesco e Cristo è l’illustrazione che accompagna la «Bibbia francescana» di Cesena, miniata dal Maestro di Bagnacavallo, in prestito dalla Biblioteca Malatestiana, che racchiude, in un’unica pagina, le storie della Genesi, la Crocifissione e le Stimmate.
Uno dei pezzi più emblematici della mostra è, sempre di Gaddi, un tabernacolo «portatile» (aperto misura 60x70 centimetri) proveniente da una collezione privata e mai esposto prima, dall’iconografia particolarissima: la Croce diventa una mano che scende agli inferi e si qualifica come una rara variante della croce «che fiorisce», ovvero fonte di salvezza. Una committenza francescana che potrebbe esser riferita a quel pagamento che Taddeo Gaddi, nel 1322, riceve dal frate inquisitore di Santa Croce (per secoli sede dell’Inquisizione); il collegamento a Santa Croce sarebbe indicato dalla citazione degli affreschi Peruzzi nella scena con la «Resurrezione di Drusiana». Elementi che ci guidano a leggere queste opere non solo come oggetti di contemplazione estetica ma di profonda meditazione; d’altronde la biblioteca di Santa Croce fu frequentata anche da Dante. Taddeo Gaddi dipinse ben tre volte il tema delle Stimmate, cimentandosi nella complessa allegoria cristologica ispirata al Lignum vitae bonaventuriano nel grande affresco del cenacolo e raccogliendo l’eredità giottesca nel 1328 con il ciclo mariano della Cappella Baroncelli. Era stato Giotto, negli affreschi della Basilica superiore di Assisi, il primo a porre senza reticenze, nella scena delle Stimmate di san Francesco, Gesù tra le ali del Serafino e a ripetere poi in modo ancor più chiaro, con la presenza del Crocifisso, quel soggetto nella Cappella Bardi all’interno della Basilica fiorentina.