Le sue fotografie oggi rappresentano un archivio visivo straordinario della storia contemporanea italiana. Parliamo di Letizia Battaglia (Palermo, 1935-Cefalù, 2022), fotografa che documentò, con coraggio e stile diretto, crudo e spesso doloroso, la realtà di Palermo, la sua città, testimone delle guerre di mafia e delle sue vittime.
Dal 5 dicembre al 18 maggio 2025, l’istituzione parigina del Jeu de Paume le dedica, nella sua sede del Castello di Tours, sulla Loira, un’ampia retrospettiva curata da Walter Guadagnini, direttore artistico di Camera-Centro Italiano per la fotografia, a Torino, e realizzata in collaborazione con gli Archivi Letizia Battaglia di Palermo. In un percorso tematico e cronologico di circa 200 scatti, la mostra ripercorre l’intera carriera della fotografa, sin dagli inizi come freelance, nel 1969, al giornale «L’Ora» di Palermo e la breve parentesi milanese dei primi anni Settanta.
Giovanissima, divorziata e madre di tre bambine, Letizia Battaglia si trasferì a Milano nel 1971 e collaborò con diverse testate occupandosi di cronaca. Poi, nel ’74, tornò definitivamente a Palermo, dove creò l’agenzia Informazione fotografica insieme al fotografo Franco Zecchin. Il suo nome è indissolubilmente legato alle immagini che raccontano gli anni bui della storia più recente della Sicilia, gli anni di piombo e i delitti di mafia. Una delle sue immagini più celebri è quella dell’omicidio di Piersanti Mattarella, presidente della Regione Sicilia, ucciso il 6 gennaio 1980, in cui il fratello, un giovane Sergio Mattarella, cerca di soccorrerlo. Fu la prima fotoreporter a giungere sul posto.
Una delle serie più commoventi è quella dei ritratti delle vedove della mafia e, nel 1992, quella che ritrae in un intenso bianco e nero Rosaria Costa, moglie del poliziotto Vito Schifani, rimasto ucciso nell’attentato di Capaci, in cui persero la vita Giovanni Falcone, la moglie e quattro uomini della scorta. Immortalò anche i volti dei più potenti boss della mafia, tra cui Vito Ciancimino. Ma Letizia Battaglia non fu solo fotografa di Cosa Nostra. Il suo obiettivo era raccontare la vita in tutte le sue sfumature. Lo Jeu de Paume presenta dunque anche gli scatti della gente di Palermo, bambini, donne, anziani, colti in momenti di quotidianità, circondati dalla decadenza e dal degrado urbano: immagini d’amore e dolore per una città complessa, intrappolata tra bellezza e corruzione. Sono allestiti i ritratti di artisti e letterati, tra cui Dario Fo, Pier Paolo Pasolini e Renato Guttuso, le immagini delle feste religiose nella sua Sicilia, le vedute della spiaggia di Mondello e una serie meno nota realizzata nell’ospedale psichiatrico di Palermo.