Poco prima della morte di Hans Belting (1935-2023), scomparso a Berlino il 10 gennaio scorso, Carocci ha mandato in libreria una nuova edizione del suo capolavoro, che ricostruisce un millennio di immagini dall’età tardoantica all’inizio dell’epoca moderna. Uscita nel 1990, l’opera del grande storico venne pubblicata dal suo editore italiano nel 2001, con il titolo Il culto delle immagini. Storia dell’icona dall’età imperiale al tardo Medioevo. Questa nuova edizione (e traduzione), oltre a restituire il titolo originale, è aggiornata e curata impeccabilmente, e corredata da oltre 300 illustrazioni e tavole a colori.

Purtroppo, si è rinunciato all’appendice con le fonti, perché sarebbe stata «una traduzione della traduzione beltinghiana», come scrive il curatore Luca Vargiu nella presentazione. Specialista del Medioevo e dell’arte bizantina, Belting ha studiato con risultati originali anche la prima età moderna e l’epoca contemporanea. Proprio durante la Riforma, quando le immagini religiose vengono distrutte dagli iconoclasti protestanti, «si ha la nascita di immagini di nuovo tipo, destinate al collezionismo: è da quel momento che si può parlare di un’era dell’arte, che dura tutt’oggi».

A precederla è «l’era dell’immagine», che l’autore espone nella sua sintesi, nella convinzione che le immagini «rivelino meglio il loro significato attraverso il loro uso». Nel libro si succedono centinaia di immagini intrecciate ad altrettante storie, dalle tradizioni su quelle acheropite, sino alla «Madonna Sistina» di Raffaello, tra leggende, controversie e fascino.